Bernard Arnault allarga il suo impero in Italia. Il manager francese del lusso, patron del gruppo LVMH che già detiene marchi made in Italy del calibro di Bulgari, Fendi, Loro Piana, Acqua di Parma, aggiunge alla sua preziosa scuderia il brand milanese Etro. L’acquisizione in questo caso è avvenuta attraverso il fondo L Catterton, partecipato dalla Financière Agache che fa capo appunto ad Arnault, e riguarda il 60% del capitale: il restante 40% rimarrà in mano alla famiglia Etro, cioè ai quattro figli del fondatore Gerolamo detto Gimmo, che nel 1968 si è inventato a Milano questa casa di moda che produce collezioni di abbigliamento uomo e donna e altre collezioni che comprendono accessori, fragranze e arredo per la casa. Un marchio diventato molto chic ma recentemente entrato in crisi soprattutto a causa della pandemia, ma in realtà già da prima: finora controllata dalla finanziaria Gefin, Etro aveva chiuso il 2019 con ricavi in calo a 283,6 milioni (-0,5% rispetto ai 285 milioni del 2018) e un margine operativo lordo in discesa a 15,7 milioni (- 34% dai 22,47 milioni nel 2018)
La moda è uno dei settori che ha più sofferto e Ippolito, Jacopo, Kean e Veronica Etro si sono trovati costretti a cedere il pacchetto di maggioranza per far crescere l’azienda di famiglia, che ora sarà in grado di fare corposi investimenti nella digitalizzazione per ottimizzare l’e-commerce e che in mano ad un grande gruppo potrà fare il salto in un mercato fondamentale come quello cinese. I figli resteranno azionisti con il 10% ciascuno e continueranno a lavorare sul prodotto, come già fanno: Kean disegna la collezione uomo, Veronica quella donna, Jacopo si è dedicato a quella della casa e Ippolito ha sempre seguito la strategia del brand. La famiglia Etro resterà inoltre proprietaria di tutti gli immobili strumentali all’attività, come i negozi, tra cui quello in via Monte Napoleone, ma anche l’atelier e le varie sedi del gruppo in Via Spartaco a Milano. Arnault l’ha spuntata dopo che Etro è stata a lungo corteggiata da fondi di private equity e fondi sovrani, in particolare gli emiri del Qatar. Alla fine ha prevalso l’affidabilità del manager francese, che avrebbe messo sul piatto mezzo miliardo di euro.
Per il magnate transalpino è l’ennesimo colpo in Italia ma non solo: LVMH ha recentemente messo le mani anche sull’azienda tedesca, anch’essa familiare, che produce gli omonimi sandali Birkenstock. Senza contare che nei mesi passati, seppur dopo una trattativa molto dura, è entrato nella galassia Arnault persino il prestigioso marchio americano Tiffany.