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Luppi (MSD): “Bisogna fare l’Europa anche sulla salute”

“L’Europa si fa anche sulla salute. Questo tema non è quasi mai al centro dell’agenda eppure la salute, tra le tante cose, significa anche crescita economica: uno studio condotto in Olanda ha dimostrato che ogni euro speso per vaccinare una persona adulta, ne fa guadagnare quattro all’intero sistema”. A dirlo, come ha fatto anche al workshop Ambrosetti di Cernobbio, è Nicoletta Luppi, amministratore delegato di MSD, la consociata italiana di Merck & Co., la multinazionale farmaceutica che fattura 40 miliardi di dollari, il 18% dei quali investiti in attività di ricerca e sviluppo. E non sono soltanto i casi di cronaca di questi giorni a sollecitare un salto di qualità dell’Europa nella politica sanitaria. Le aziende possono fare molto, ma manca la cornice istituzionale per affrontare le nuove sfide e le nuove frontiere della salute.

“Per dare un parametro di riferimento, in percentuale il nostro gruppo investe il doppio in innovazione rispetto ad Apple, e siamo tra i 5 gruppi mondiali all’avanguardia nell’R&D”. MSD in Italia ha un migliaio di dipendenti (di cui 40% donne) e fa sia ricerca – sostenendo anche quella indipendente con un investimento da 44 milioni e 400 borse di studio – che produzione. “Nei nostri 126 anni di storia a livello globale – prosegue Nicoletta Luppi – abbiamo contribuito al progresso scientifico attraverso la scoperta e lo sviluppo di tanti farmaci innovativi, dalla sintesi del cortisone nei primi anni ’40 dello scorso secolo ai primi vaccini per morbillo, parotite e tumori, dalle cure contro l’ipertensione al primo farmaco che ha interrotto i decessi per HIV”. Oggi nel gruppo lavorano tre Premi Nobel.

Un’attività costante di ricerca, che ora però affronta le nuove sfide, dai vaccini alla nuova generazione di antibiotici di cui meno si parla: “Come detto, vaccinare conviene anche economicamente: ci si guadagna quattro volte la cifra investita tra le spese per le cure, le assenze al lavoro per malattia, etc. Ma l’altra grande frontiera è quella della immuno-oncologia, cioè dei farmaci anti-tumorali. Senza dimenticare l’epatite C e l’Alzheimer”. E poi c’è la questione drammatica e sottovalutata della resistenza agli antibiotici: “Di questo passo nel 2050 i batteri resistenti agli antibiotici faranno più morti del cancro”.

Proprio su questo fronte, tra l’altro, sarebbe necessaria una regia, una politica comune, europea ma non solo. “Nel 1978 l’Oms ha detto stop alla ricerca per gli antibiotici. MSD è andata avanti e ne ha prodotti altri due, ma dal momento che la ricerca si interrompe o rallenta, servono poi almeno dieci anni per farla ripartire. Ora l’industria farmaceutica sta attraversando un ottimo periodo, ma serve un indirizzo comune”. Il ruolo dell’Europa per sostenere la ricerca, ma anche per renderla più democratica e per affrontare un fenomeno, tipico soprattutto del mondo occidentale, come quello dell’invecchiamento della popolazione: “I temi sono proprio questi: non c’è uguale accesso all’innovazione nelle varie Regioni d’Italia, figuriamoci tra Paese e Paese”.

“E poi la popolazione europea sta invecchiando – prosegue l’Ad di MSD -, è un dato di fatto: si vive più a lungo ma questo non significa necessariamente che si viva meglio, anzi. Basti pensare ad esempio che l’Inps spende ogni anno 9 miliardi di euro solo per le pensioni per diabete”. Una battaglia, quella di MSD e di Merck, iniziata già dall’altro lato dell’Atlantico e su fronti ancora più ampi, come quello del razzismo: il Ceo di Merck, Ken Frazier, è afroamericano e dopo i fatti di Charlottesville si è dimesso dal manufacturing advisory council, per contrasti col presidente Trump. “Un bel segnale, di cui siamo orgogliosi”, commenta Luppi.

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