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Lunedì amaro per le Borse, a Piazza Affari crolla Mps: -14%

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Prive dell’apporto di Wall Street, chiusa per la festività del 4 luglio, le Borse europee, dopo quattro giorni di rialzo, hanno vissuto una seduta di assestamento. Ha fatto eccezione Piazza Affari, in forte flessione per le vendite sul settore bancario a partire da Monte Paschi.   

I listini del Vecchio Continente sono tutti in ribasso: L’indice globale Stoxx 600 perde lo 0,3%, Parigi lo 0,9%, Francoforte lo 0,69%, Madrid -0,16%. Anche Londra -0,84% chiude in rosso. Poco mossa la sterlina a 1,326 su dollaro, un livello prossimo ai minimi degli ultimi 30 anni. La Gran Bretagna continua a riservare sorprese politiche: Nigel Farage, leader del movimento euroscettico, ha annunciato le dimissioni dalla carica di segretario dell’UKIP, il partito che ha guidato la campagna per l’uscita dall’Unione Europea. Intanto gli azionisti del London Stock Exchange hanno approvato oggi la fusione da 30 miliardi di dollari con Deutsche Boerse, l’operatore della borsa di Francoforte. A votare a favore del merger si è espresso il 99,89% degli azionisti. 

Il petrolio Brent è sulla parità a 50,4 dollari. A Milano prende il volo Tra  Saipem +3,38% dopo un’intervista del  presidente Paolo Andrea Colombo. Partita in rialzo, Eni chiude in rosso (-2,02%), Tenaris +0,5%. 

L’oro è al quarto giorno consecutivo di rialzo, sale dello 0,7% a 1.351 dollari l’oncia, sui massimi dal marzo del 2014. 

Chiusura in lieve calo e sopra i minimi per i Btp, dopo il rialzo di venerdì scorso. Lo spread Btp/Bund ha oscillato nel corso della seduta in prossimità di quota 130 punti base, dopo essere sceso venerdì scorso fino a quota 119 (minimo da fine maggio)

Il vero focolaio di crisi, non solo finanziario, resta però Milano sotto la pressione crescente del nodo dei non performing loans. A subire l’attacco più pesante è stato il Monte Paschi -13,99%, al nuovo minimo storico di 0,329 euro. La capitalizzazione del titolo, più volte sospeso per eccesso di ribasso, è scesa sotto il miliardo di euro.

A scatenare la tempesta è stata la notizia di una lettera inviata all’istituto dalla Bce in cui si chiede di smaltire 10 miliardi di euro di NPL (non performing loans) sui 27,7 miliardi di euro totali lordi entro 3 anni. Si tratta di una richiesta pari al doppio del target indicato nel piano industriale di Montepaschi (5,5 miliardi entro il 2018). Per giunta, la vendita di un ammontare così elevato di NPL è quanto mai complicata in un mercato che valorizza le sofferenze al massimo il 20% del loro valore nominale.

Ad arroventare il clima ci ha pensato stamane un articolo del Financial Times in cui si legge che, Matteo Renzi, sarebbe pronto a “sfidare” Bruxelles per ricapitalizzare comunque gli istituti di credito nazionali derogando agli impegni del bail in. L’indiscrezione è stata smentita sia da Bruxelles che da Palazzo Chigi, ma la temperatura è rimasta comunque calda.

Ancora sotto tiro Unicredit – 3,63% assieme a Mediobanca -4,1%. Giù anche Banco Popolare -4,5%, ma la peggiore del comparto è Banca Popolare dell’Emilia Romagna che cede il 6,73%, Ubi Banca -3,05%.

Le vendite sui financials italiani non hanno risparmiato il risparmio gestito: Azimut -4%, FinecoBank -3,5%, Banca Generali -3,4%, Banca Mediolanum -3%. Male anche le assicurazioni. Generali -3%, UnipolSai -2%.

Giornata no anche per Fiat Chrysler -4%, nonostante i buoni dati di vendita a giugno. Tonfo di Mediaset -4%.

Tra i pochi rialzi spicca il balzo di Italmobiliare +13%, dopo la cessione di Italcementi. Sale anche Mondadori +9%. Fincantieri+4%.

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