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Lukaku verso il Chelsea, Messi al Psg, CR7 resta alla Juve

FC Inter

Ore decisive. La trattativa tra Chelsea e Inter per Lukaku è entrata nel vivo, al punto che potrebbe chiudersi già nel weekend. Questa, almeno, sarebbe l’intenzione dei Blues, decisi a convocare il belga addirittura mercoledì, quando affronteranno il Villarreal nella finale di Supercoppa Europea e anche il giocatore, dopo aver accettato la corte di Abramovich, spinge per trasferirsi il prima possibile. Va detto che pure l’Inter avrebbe tutto l’interesse a concludere l’affare in breve tempo, per potersi poi concentrare sui sostituti: questa è la conditio sine qua non posta da Marotta e Ausilio, arrabbiatissimi per la decisione della proprietà di dare il via libera alla cessione di Lukaku.

Nei piani di inizio estate, infatti, l’unica cessione eccellente doveva essere quella di Hakimi, tanto che i dirigenti nerazzurri si erano esposti pubblicamente, sia con i media che con i tifosi, rassicurando tutti che non ce ne sarebbero state altre. Suning però la pensa diversamente, ragion per cui, una volta arrivata l’offerta del Chelsea, è arrivato il semaforo verde: in questo senso vanno registrate le parole di Federico Pastorello, procuratore del belga, che ha preannunciato a breve una versione dei fatti chiarificatrice. È vero infatti che il giocatore ha accettato il trasferimento, ma solo dopo la spinta della famiglia Zhang, che non lo ha affatto ritenuto incedibile. In questo clima bollente (i tifosi sono sul piede di guerra, anche se per ora la contestazione si limita a qualche striscione sotto la sede) è interesse di tutti chiudere il prima possibile, a patto però che il Chelsea venga incontro alle richieste dell’Inter.

L’ultima offerta di 110 milioni è stata respinta, anche perché l’Inter deve ancora pagare 55 milioni al Manchester United, oltre al 5% della rivendita: il gioco, insomma, vale la candela solo di fronte a un minimo di 120 milioni, cifra che i Blues sono disposti a raggiungere ma solo con l’inserimento di una contropartita tecnica. Marcos Alonso, il primo nome proposto, non entusiasma Inzaghi, diverso è il discorso per Emerson Palmieri e Davide Zappacosta, entrambi graditi al management nerazzurro, ma solo se inseriti a parte.

Restano dunque delle distanze prima della fumata bianca, ma tutto lascia pensare che arriverà a breve, affinché l’Inter possa poi tuffarsi sul mercato in entrata. Il programma è quello di sostituire Lukaku con due attaccanti, uno di sfondamento (Vlahovic il sogno, Zapata e Belotti i più raggiungibili), l’altro più tecnico (Correa sarebbe il preferito di Inzaghi). La sensazione però è che si andrà su soluzioni low-cost, anche perché Suning ha intenzione di mettere a bilancio gran parte del tesoretto.

E così è tornato in auge il nome di Dzeko, che potrebbe addirittura liberarsi gratis dalla Roma, desiderosa anzitutto di risparmiare il suo ingaggio fuori misura, inoltre restano vive le candidature di Scamacca e Raspadori, profili giovani e appetibili anzitutto per abbassare il monte stipendi. Marotta e Ausilio, come detto in precedenza, non sono affatto contenti della situazione, ma non hanno intenzione di dimettersi, perlomeno fino al 31 agosto: a fine mercato, infatti, non vanno esclusi colpi di scena.

La vicenda Lukaku monopolizza il mercato italiano, ma all’estero si parla soprattutto di Messi, la cui rottura col Barcellona è ormai irreversibile. Laporta, nell’attesissima conferenza stampa di venerdì, ha confermato come i problemi economici siano troppo grossi per trattenere Leo, a questo punto prossimo ad accasarsi altrove. Il Psg, come detto nei giorni scorsi, è favoritissimo per accaparrarselo, come ammesso dal tecnico Pochettino in persona. In Francia si parla di un biennale da 35 milioni a stagione e l’annuncio, proprio come per Lukaku, è atteso a breve: l’argentino, molto probabilmente, andrà a sostituire Mbappé, destinato al Real Madrid, con buona pace di Cristiano Ronaldo, destinato a questo punto a restare alla Juve.

Nessuno, né in casa bianconera né tantomeno dall’entourage del portoghese, aveva mai parlato pubblicamente di addio, ma la possibilità c’era ed era legata esclusivamente al Psg, l’unico a potersi permettere un investimento di tale portata. Il colpo di scena Messi però ha chiuso tutte le porte, stabilendo, una volta per tutte, la permanenza di CR7 all’ombra della Mole. A breve potrebbe arrivare anche la conferma di Dybala, il cui rinnovo procede per il meglio (si parla di 8 milioni più bonus con clausola rescissoria), così come l’acquisto di Pjanic: l’amichevole di domenica contro il Barça, infatti, sembra fatta apposta per chiudere il discorso. Resta ancora aperto il fronte Locatelli, ma anche qui ci si sta avvicinando alla tanto agognata fumata bianca, con un’offerta di 35 milioni (5 per il prestito biennale, 20 per il riscatto, 7 di bonus e il 25% dell’eventuale futura rivendita) resa possibile dalla cessione di Demiral, passato all’Atalanta per 30 milioni (anche qui previo riscatto fra 12 mesi).

Giorni meno frenetici invece in casa Milan, dove si pensa anzitutto a far cassa con Hauge, il cui trasferimento all’Eintracht per 12 milioni è ormai cosa fatta. Il tesoretto, unito a ciò che il club punta a ricavare da Conti e Caldara, verrà poi investito sul mercato, anche se non è ancora chiaro dove. La casella del trequartista potrebbe essere riempita da Ilicic, con cui Maldini e Massara hanno già un accordo di massima: la novità è che l’Atalanta sembra essere disposta a trattare sulla base di un prestito, il che permetterebbe ai rossoneri di acquistare un altro numero 10, oppure di indirizzare i fondi su un centrocampista (ma prima Pioli vuole valutare Pobega) e su un terzino destro.

Giungono infine segnali di distensione tra il Napoli e Insigne, almeno questo è ciò che filtra dal club azzurro. De Laurentiis starebbe facendo leva sui casi Lukaku-Messi per convincere il suo fantasista, mostrandogli come nel mercato, in particolare in questo, non esistano incedibili, nemmeno le cosiddette bandiere. Impossibile dargli torto, ora però vedremo se basterà a smuovere Lorenzo, tutt’altro che entusiasta di abbassarsi lo stipendio proprio nell’estate che lo ha visto salire sul tetto d’Europa con la Nazionale.

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