Condividi

Luiss, terremoto e conti pubblici: mettere l’Italia in sicurezza, ma non a debito

LUISS, policy brief della School of European Political Economy con documento di analisi e proposte di Bastasin, L. Bini Smaghi, Messori, Micossi, e Toniolo – Si possono applicare le regole della flessibilità alla ricostruzione dopo il terremoto, ma non al piano di investimenti di lungo periodo per la messa in sicurezza del paese. Meglio seguire altre soluzioni, coinvolgendo sia i privati, sia l’Europa.

Luiss, terremoto e conti pubblici: mettere l’Italia in sicurezza, ma non a debito

Il finanziamento delle opere di ricostruzione e di messa in sicurezza dopo il terremoto nella Valle del Tronto rischia di aprire una nuova controversia tra il governo italiano e l’Unione europea, in particolare sulle modalità di contabilizzazione di tali spese nel calcolo del disavanzo e del debito pubblico.

L’esigenza di dare una risposta finanziaria al dramma umano e alla perdita di capitale sociale provocata dal terremoto si scontra con la fragilità del bilancio pubblico italiano e richiede una valutazione di coerenza con le procedure europee di disavanzo eccessivo e con il ‘Fiscal compact’.

Oltre a mettere a nudo gli errori del passato nella cura del territorio, il terremoto dimostra come un debito pubblico elevato renda più difficile una gestione efficiente ed equa di eventi negativi e, in questo modo, ostacoli una crescita economica e sociale equilibrata e duratura.

Questo Policy Brief mostra che, ferma restando l’esigenza di un’equilibrata gestione dei saldi di bilancio pubblico per l’evoluzione del nostro paese, le attuali regole europee permettono di fronteggiare i problemi economici posti dalla ricostruzione nella Valle del Tronto e che, diversamente da quanto sembrano suggerire alcune reazioni a caldo, non vi sono motivi specifici di tensione con le istituzioni europee.

La stessa Commissione europea ha indicato, attraverso un suo portavoce, che le attuali regole Ue permettono di “escludere i costi a breve termine in risposta alle catastrofi maggiori”. Tali costi “vengono considerati misure one-off e sono esclusi dagli aggiustamenti di bilancio quando si valuta il rispetto del Patto di stabilità”.

Del resto, questi principi sono stati già applicati nel recente passato “per i terremoti in Abruzzo ed Emilia-Romagna”. Un possibile motivo di tensione risiede nel fatto che il governo italiano sembra voler richiedere anche l’esclusione degli investimenti relativi a un piano di lungo termine per il rafforzamento della protezione anti-sismica del paese.

Al riguardo, la Commissione ha però raggelato le aspettative: “non facciamo commenti su un Piano che non ci è arrivato”, aggiungendo che la sua Comunicazione sulla flessibilità del gennaio 2015 “è molto specifica” riguardo ai tipi di investimento che possono essere esclusi dai saldi di bilancio. La posizione della Commissione ha destato reazioni stizzite da parte di esponenti politici e commentatori italiani.

Scarica il documento completo in Pdf

Commenta