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Lufthansa, effetto Covid: 30mila posti a rischio

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Lufthansa ha annunciato che la pandemia di Covid-19 potrebbe innescare un’ondata di esuberi senza precedenti. Sono 30mila i posti di lavoro messi a rischio nel principale vettore d’Europa dal crollo del trasporto aereo seguito alla diffusione dei contagi.

“Siamo determinati a mantenere almeno 100mila delle 130mila posizioni nel gruppo”, ha scritto Carsten Spohr, Ceo di Lufthansa, in una lettera inviata domenica ai dipendenti. Il testo è stato diffuso dall’agenzia di stampa francese Afp.

A settembre il colosso tedesco dei cieli aveva già annunciato di voler tagliare un numero di posti di lavoro superiore ai 22mila già previsti nel piano diffuso la scorsa primavera. Ora è arrivato anche il numero preciso: 30mila.

“Dopo un’estate che ci ha dato speranza, ora sentiamo sulla nostra attività effetti equivalenti a quelli del lockdown”, ha spiegato ancora Carsten Spohr nella lettera ai lavoratori.

Tra giugno e agosto, nel periodo delle ferie estive e del rallentamento dell’epidemia in Europa, il traffico aereo aveva registrato una leggera ripresa. Ora però che i contagi si sono impennati nuovamente in tutto il continente, la mobilità è crollata nuovamente e gli effetti sui bilanci delle compagnie aeree tornano a farsi sentire in modo pesante.  

L’inverno 2020/2021 sarà una grande sfida – prosegue il Ceo di Lufthansa, che è anche a capo di Austrian Airlines, Swiss e Brussels Airlines – Dobbiamo intensificare i nostri sforzi per continuare a ridurre i costi”. Non sarà semplice e di sicuro la riduzione del personale non basterà: Lufthansa perde un milione di euro ogni due ore, mentre all’inizio della pandemia era arrivata a perdere un milione l’ora. Ma le prospettive sono di un nuovo peggioramento.

In particolare, il gruppo prevede che questo inverno il volume delle attività non andrà oltre il 20% di quello registrato nel 2019-2020. Con ogni probabilità, quindi, Lufthansa dovrà quindi tenere a terra altri 125 aerei, su una flotta di 763, volando soltanto al 25% delle proprie capacità.

Non solo: “Dobbiamo presumere – conclude Spohr – che le conseguenze della pandemia sulla nostra attività si faranno sentire negli anni a venire”.

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