X

Luciano Spalletti è il nuovo Ct dell’Italia dopo le dimissioni shock di Mancini: debutterà contro la Macedonia

FIRSTonline

Habemus Ct. Luciano Spalletti è il nuovo allenatore dell’Italia, con buona pace della clausola rescissoria concordata con De Laurentiis non più tardi di un mese fa: di quella si occuperanno gli avvocati (di Luciano e della Figc), con la speranza di trovare un accordo entro l’1 settembre, giorno in cui la nomina entrerà ufficialmente in vigore.

Spalletti è il nuovo Ct: una lunga carriera, dalle liti con Totti e Icardi fino allo Scudetto di Napoli

La sostanza però è un’altra e riguarda principalmente il discorso campo. L’Italia, sotto shock dal 13 agosto per le dimissioni-lampo di Mancini, ha risposto accaparrandosi uno dei migliori allenatori a disposizione, ovvero il campione in carica Spalletti. Lo Scudetto appena conquistato con il Napoli, ovviamente, ha patinato in modo decisivo il suo curriculum, ma la carriera del neo Ct è lunga e ricca di alti e bassi, sia a livello di risultati che di rapporti personali. La Serie A l’ha conosciuto nel 1997 ai tempi di Empoli, da lui promosso dopo una grande cavalcata dalla vecchia C1, ma è a Udine, dopo due parentesi tutt’altro che felici a Genova sponda Samp (retrocesso) e Venezia (esonerato da Zamparini), che la sua carriera ha spiccato il volo. Alla guida dei friulani ha ottenuto una storica qualificazione in Champions (2004/05) che gli è valsa la chiamata della Roma, con cui ha incantato l’Italia con un calcio spettacolare, conquistato due Coppe Italia è una SupercoppaItaliana e sfiorato uno Scudetto (2007/08). Luciano si è rifatto vincendone due in Russia con lo Zenit, prima di un esonero (marzo 2014) che sembrava l’inizio della fase discendente della carriera. Nulla di più sbagliato, perché il ritorno alla Roma (gennaio 2016) lo ha prepotentemente rimesso sulla scena, a prescindere dalla rottura con Totti: la “guerra” con il Capitano ha ispirato un libro, un film e una serie tv, ma alla lunga ha finito per valorizzarne il carattere di ferro, unito a un pizzico di sana follia che non guasta mai. Anche perché Spalletti si è ripetuto nella successiva esperienza all’Inter, mettendo fuori rosa Icardi dopo le intemperanze della moglie-procuratrice Wanda Nara, questa volta raccogliendo consensi (quasi) unanimi, anche per via di alcune uscite (“uomini forti destini forti, uomini deboli destini deboli”) entrate ormai nel vocabolario collettivo. Il resto è storia recente, vale a dire i due anni di Napoli: difficile il primo (De Laurentiis meditò l’esonero dopo la sconfitta di Empoli), letteralmente trionfale il secondo, con uno Scudetto che mancava da 33 anni e che lui si è addirittura tatuato sul braccio, prima di dire addio per “troppo amore” (versione ufficiale, quella ufficiosa racconta sempre di rapporti difficili con il presidente). 

Gravina esulta: “Avevamo bisogno di un grande allenatore” – Debutto in Macedonia

“Diamo il benvenuto a Spalletti, la Nazionale aveva bisogno di un grande allenatore e sono molto felice che abbia accettato la guida tecnica degli Azzurri – ha esclamato il presidente federale Gravina -. Il suo entusiasmo e la sua competenza saranno fondamentali per le sfide che attendono l’Italia nei prossimi mesi”. 

Il numero uno di via Allegri può esultare e ne ha ben donde: l’addio di Mancini lo aveva messo in una posizione decisamente scomoda, tanto più che Spalletti era (è) legato da clausola rescissoria che poteva impedire l’affare. Evidentemente però la volontà del tecnico è stata decisiva, anche perché rassicurato dallo stesso Gravina, che gli ha garantito appoggio legale in caso di mancato accordo con De Laurentiis. A questo, comunque, penseranno gli avvocati, perché la testa di Luciano è già focalizzata su Macedonia e Ucraina, prossime avversarie nella corsa a Euro 24. La situazione non è compromessa, ma neanche così rosea: la sconfitta con l’Inghilterra, infatti, ha già chiarito le gerarchie del girone, dunque non saranno più ammessi passi falsi. 

Spalletti, la cui presentazione avverrà a ridosso delle sfide sopraccitate, è pronto a confermare il canonico 4-3-3 di Mancini, puntando però in modo più deciso sui blocchi di Inter e Napoli, attualmente i migliori della Serie A. Il contratto triennale, del resto, è focalizzato sul Mondiale 2026, dunque ci sarà tempo per dare la sua impronta alla squadra: a settembre, invece, conteranno solo i punti e il tecnico non vede l’ora di conquistarli.

Related Post
Categories: Sport