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Luce e gas, quante bufale sui risparmi in bolletta. Per ridurre la spesa, ecco come usare bene gli elettrodomestici

Molti dei consigli che circolano per risparmiare sulle bollette luce e gas sono una bufala. Gli elettrodomestici consentono risparmi ma vanno usati bene. Ecco come fare

Luce e gas, quante bufale sui risparmi in bolletta. Per ridurre la spesa, ecco come usare bene gli elettrodomestici

Proprio mentre lo tsunami energetico di bollette stratosferiche sconvolge lo scenario politico nazionale, arrivano, da un lato, le drammatiche dichiarazioni di resa dell’industria e delle famiglie, e da un altro, valanghe di articoli zeppi di consigli per risparmiare sulle bollette luce e gas, soprattutto sui quotidiani, spesso inutili, copiati, vecchi, banali. Un quotidiano ha addirittura scritto che gli aumenti dei prezzi di gas e elettricità porterebbero la bolletta annuale di una famiglia ad aumentare dal 300 per cento al 2000 per mille a causa degli elettrodomestici. Una gigantesca cretinata. Una famiglia media di 4 persone con una dotazione di base di frigorifero, lavatrice, lavastoviglie, forno elettrico, ferro da stiro, tv, pc, più qualche altro piccolo elettrodomestico, spende attualmente intorno ai 250-300 euro l’anno se si tratta di apparecchi di tecnologia efficiente (la nuova classificazione vede la classe A come massimo livello).

La balla delle bollette luce e gas milionarie per le famiglie

E poiché quel quotidiano, peraltro poco credibile quando affronta temi economici, avrebbe prospettato un conseguente, gigantesco default del nostro Paese, vale la pena notare che anche questa è una colossale balla, poiché, da quando esiste l’etichetta energetica obbligatoria, cioè dal 1998, milioni e milioni di vecchi apparecchi divoratori di elettricità sono già stati sostituiti da nuovi che hanno portato ad una considerevole riduzione dei consumi, riduzione che prosegue.

Come ha di recente comunicato Applia, l’associazione che riunisce le aziende del settore elettrodomestici – “una lavatrice nuova di classe A consuma in media oltre il 60% in meno di un prodotto con più di 10 anni di vita. Analogo discorso vale per frigorifero e lavastoviglie portando, con i costi attuali dell’energia, a possibili risparmi in bolletta per circa 300€ all’anno. Inoltre, contrariamente ad un pensiero abbastanza diffuso, l’utilizzo della lavastoviglie in alternativa al lavaggio a mano, consente di risparmiare oltre il 60% dell’energia e l’80% di acqua (Report Applia Dishwashers4all)”.

Enormi risparmi con elettrodomestici di Classe A se usati bene

Se c’è un settore che ha contribuito come nessun altro a risparmiare nei decenni passati enormi quantità di energia e ha ridurre le bollette luce e gas, questo è il settore degli elettrodomestici. Grazie all’efficientamento delle apparecchiature, negli ultimi 10 anni i risparmi – prosegue Applia Italia – hanno già superato i 190 GWh/anno a livello nazionale e Applia Italia stima a livello paese possibili ulteriori risparmi energetici superiori a 280 GWh/anno, indicativamente il consumo energetico di una città di circa 90mila abitanti. Aggiungiamo che da quando è stata introdotta in Europa l’etichettatura energetica nel 1998, solo nei primi 10-15 anni, la sostituzione di milioni di vecchi apparecchi ha consentito di risparmiare l’energia di 3 altamente inquinanti centrali termoelettriche di media capacità.

Ma quello che più sorprende delle tante sciocchezze travestite da consigli per risparmiare, è che nessuno ha scritto che i consumi dipendono soprattutto da come si usa e si tiene in forma il “parco-macchine” domestico. Un frigorifero di classe A – la più efficiente – se riempito male, aperto spesso e a lungo, incassato tra i mobili senza spazio per smaltire il calore, può consumare molto ma molto di più di quanto è dichiarato sull’etichetta.

Una lavatrice usata spesso a temperature molto basse e con programmi cosiddetti economici per carichi ridotti, spreca un sacco di elettricità semplicemente perché lavora con tempi molto molto lunghi cioè comunque energivori. E con risultati tra l’altro non eccellenti. Non solo. Lavare a 40 gradi come viene raccomandato è spesso controindicato: batteri e microrganismi pericolosi si eliminano solo con temperature oltre i 60 gradi. Peggio ancora per la lavastoviglie….I guasti più frequenti negli apparecchi del lavaggio provengono da incrostazioni calcaree degli elementi riscaldanti, che lavorano consumando il doppio di energia elettrica. Cioè zero manutenzione.

Carichi ridotti per risparmiare? Il boomerang delle maxi-lavatrici

Carichi ridotti per risparmiare sulle bollette luce e gas? Male, qualsiasi elettrodomestico funziona con la massima efficienza solo se è carico, alla giusta temperatura e in tempi contenuti. È per questo che appare irrazionale la tendenza imposta dalle multinazionali coreane di imporre al mercato la scelta quasi esclusiva di lavabiancheria da 7-10 kg quando le famiglie, in tutto il mondo, sono sempre più “mini” e spesso formate da single. Perché allora i negozi hanno ormai solo queste mega divoratrici di detersivo, acqua e elettricità? A qualche esperto bene informato è venuto un sospetto nemmeno tanto peregrino: i chaebol coreani (multinazionali controllate da clan familiari) sin dagli anni 70 lavoravano come terzisti del bianco per i brand americani e come è noto negli Stati uniti i grandi elettrodomestici (o Majaps) sono davvero “grandi”, con capacità molto superiori a quelle degli apparecchi europei. Con le innovazioni successivamente introdotte nel lavaggio e nella conservazione agevolate da enormi finanziamenti statali, le aziende coreane avrebbero – afferma qualche esperto – semplicemente usato le stesse piattaforme produttive vendendo anche in Europa, a prezzi estremamente bassi, i mega frigo e le enormi lavabiancheria destinate in un primo periodo solo al mercato Usa. E spesso fabbricati in fabbriche delocalizzate. Imponendo taglie davvero eccessive che anche in classe A consumano.

Elettronica di consumo e elettrodomestici: i rivenditori si lamentano ma…

Da circa due anni i negozi di elettronica di consumo e elettrodomestici, rimasti sempre aperti, hanno registrato aumenti di vendite a due cifre. Un biennio di incassi, profitti, margini e dimensioni eccezionali. La pacchia è finita? Ma va. Si è semplicemente ridimensionata nel senso che i consuntivi recenti dei primi 5 mesi 2022 dell’autorevole GFK, sono superiori a quelli, peraltro positivi, del 2019 di quasi il 19 per cento e del 0,7 per cento sul 2021, anno di record assoluti non ripetibili. E’ chiaro che quel record di vendite non poteva continuare. E che, anche a causa delle consuete e dissennate guerre dei prezzi con promozioni e svendite continue, praticate dalle catene e dai gruppi del retail, i margini si sono un pochino ristretti. Così Andrea Scozzoli, presidente della Aires – l’Associazione Italiana che riunisce le principali aziende e gruppi distributivi specializzati di elettrodomestici ed elettronica di consumo – ha auspicato “che il governo voglia tenere in considerazione il fatto che indipendentemente dalla quantità di energia che viene utilizzata nello svolgimento dell’attività di impresa, è importante anche considerare l’incidenza di  nuovi costi sul conto economico di tutte le imprese. È fondamentale ricordare che le imprese della distribuzione specializzata di beni essenziali come i prodotti elettrici ed elettronici sono in particolare difficoltà: tradizionalmente e per vari fattori il nostro settore ha, infatti, una marginalità estremamente bassa che per alcuni operatori si attesta addirittura sotto il 2% del volume di affari. Questo porta inevitabilmente ad una particolare sofferenza nella misura in cui l’aumento di costi incomprimibili, come quelli energetici, aumentano in modo incontrollato. Portando l’incidenza degli stessi non lontana dal 3-4% dei costi aziendali totali. Inoltre, avendo la responsabilità di vendere beni essenziali, le nostre imprese sono particolarmente attente al tema dell’incremento dei prezzi: numeri alla mano siamo infatti tra i settori che meno hanno contribuito alle forti spinte inflazionistiche registrate in questi mesi”.

La bassa marginalità alla quale Scozzari fa riferimento è in realtà una costante pluridecennale del settore, derivante da fattori non esogeni ma prevalentemente edogeni (guerra dei prezzi tra catene e gruppi, import di entry level di bassa qualità eccetera). E con una distruzione delle catene del valore del prodotto europeo e italiano di qualità che ha creato chiusure di molte fabbriche e delocalizzazioni selvagge.

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