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Louis Vuitton una mostra dedicata a Sheila Hicks nello spazio della fondazione a Seoul. Sculture di stoffa che ricordano Pistoletto

Nata in una famiglia di commercianti con radici diverse: scozzesi, olandesi, gallesi, cherokee, Sheila Hicks si iscrisse alla Yale University nel 1954, dove prese lezioni con artisti del calibro di una figura storica del Bauhaus e famoso teorico del colore Josef Albers, così come con George Kubler, uno storico specializzato in arte precolombiana. Questa formazione la incoraggerà in modo duraturo a perseverare nel percorso artistico scelto, quello di creare opere tessili che abbattessero le barriere tra belle arti e arti applicate. Nella sua pratica, mentre creava piccoli dipinti espressionistici astratti, nel 1956 produsse i suoi primi Minimi, minuscoli intrecci che servirono come banco di prova per le sue future creazioni. Nel 1957-58 viaggiò attraverso l’America Latina per approfondire le tecniche di tessitura e ricamo, poi trascorse un anno in Francia, dove conobbe Raoul d’Harcourt, uno specialista di tessuti preincaici i cui scritti avrebbero avuto su di lei un’influenza decisiva. tesi finale.

Il lavoro della Hicks è in dialogo con l’architettura che lo circonda

Questa propensione è nata durante i suoi anni da studente nelle lezioni dell’architetto modernista Louis Kahn a Yale, poi si è intensificata durante la sua residenza in Messico, dove ha stretto amicizia con gli architetti Félix Candela, Mathias Goeritz e Luis Barragán. Nel corso del tempo ha influenzato profondamente la sua pratica e ha portato a progetti con Eero Saarinen, Warren Platner, Gyo Obata, SOM, Kajima, Junzo Sakakura, Nikken Sekkei, Theo Crosby e Kevin Roche, tra gli altri. A metà degli anni Sessanta, dopo quattro anni in Messico, si trasferisce a Parigi e da allora vive lì, continuando la sua ricerca al crocevia tra arte, design e decorazione. Nella sua perfetta fusione di modernismo, astrazione, tradizioni e savoir-faire extra-occidentali, le sue sculture e gli ambienti composti da lana, nylon, seta, lino o cotone a volte si fondono con oggetti utilitaristici, come i vestiti, e possono anche diventare essi stessi funzionali, creando spazi in cui i visitatori sono invitati a passeggiare, sdraiarsi e rilassarsi. Che si tratti di pile di grandi balle di fibre, cascate di piante rampicanti colorate, colonne di fili pigmentati o addirittura tubi flessibili avvolti nella lana, le sue opere danno il posto d’onore ai materiali che ne dettano le forme. Le sue opere sono soggette alle leggi della gravità e determinate dall’architettura degli spazi che le espongono, sospese verticalmente e piegate orizzontalmente quando toccano terra, opere che si erigono e si stabilizzano in virtù del proprio peso, in uno spettro di colori che modificare la propria percezione dello spazio che abitano. Hicks rifiuta di dare alle sue opere qualsiasi forma fissa e definita, creandole in uno spirito di libera sperimentazione che evolve con il processo di tessitura, senza altro scopo se non la propria esistenza. Le sue sculture duttili e labili prefigurano i movimenti Anti-Form e Post-Minimalisti che facevano ampio uso del tessuto.

ANOTHER BREAK IN THE WALL 2016© Sheila Hicks / Adagp, 2024Photo credits: © Kwa Yong Lee / Louis Vuitton
ATTERRISSAGE 2014 © Sheila Hicks / Adagp, 2024 Photo credits: © Raphael Fanelli

Atterrissage [Landing] (2014) e Another Break in The Wall (2016) sono emblematici dell’opera di Sheila Hicks. Questi due pezzi iconici, che fanno parte della Collezione, vengono presentati per la prima volta in Corea.

Opera in copertina ANOTHER BREAK IN THE WALL 2016
© Sheila Hicks / Adagp, 2024
Photo credits: © Kwa Yong Lee / Louis Vuitton

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Categories: Arte