Le promesse elettorali del partito attualmente all’opposizione in Thailandia rischiano di far perdere al paese il primo posto nella graduatoria dei grandi esportatori di riso. In caso di una (probabile, dicono i sondaggi) vittoria dello schieramento che si oppone all’attuale governo nelle elezioni del prossimo 3 luglio, i coltivatori locali chiederanno il rispetto di una promessa impegnativa: che lo stato acquisti il loro riso a non meno di 15mila bath alla tonnellata, circa 496 dollari. Si tratta di un livello che supera dell’80% quello attuale di mercato. Oggi il riso per l’esportazione è offerto a 465 dollari in Vietnam e a 500 dollari in Thailandia, ma se la promessa venisse mantenuta, si arriverebbe intorno a 870 dollari. Una cifra che non consentirebbe più a Bangkok di vendere all’estero oltre nove milioni di tonnellate di riso, come invece si prevede farà nell’anno in corso. Il primo posto tra i paesi esportatori potrebbe andare al Vietnam, con i suoi 6 milioni di tonnellate disponibili per i mercati internazionali. La cifra di 15mila bath supera anche quella ottenuta dai coltivatori nella primavera 2008, quando il blocco delle vendite indiane causò acquisti dettati dal panico e il prezzo thai per l’export schizzò a 1.080 dollari per tonnellata. In quell’occasione ai coltivatori locali toccarono in media 14mila bath/tonn.