Condividi

Londra 2012, calcio: Brasile-Messico per la medaglia d’oro, che nessuna delle due ha mai vinto

La finale è in programma sabato sera nella prestigiosa cornice di Wembley: i brasiliani, cinque volte campioni del mondo ma mai sul gradino più alto del podio ai Giochi, sono strafavoriti e posso contare sulle stelle Neymar, Damiao, Pato e Lucas – Problemi invece per i messicani, che non potranno avere in campo il loro miglior giocarore: Giovani Dos Santos.

Londra 2012, calcio: Brasile-Messico per la medaglia d’oro, che nessuna delle due ha mai vinto

Il conto alla rovescia è quasi terminato. Brasile e Messico sono pronte a sfidarsi per la medaglia d’oro olimpica, un traguardo che sarebbe storico per entrambe. Mai infatti le due nazionali sono riuscite a conquistarla, il che ha del clamoroso, soprattutto per quanto riguarda la Seleçao. La squadra più mediatica e spettacolare, capace di vincere ben 5 mondiali (primato assoluto) e di sfornare ogni giorno nuovi talenti, non è ancora riuscita a portarsi a casa la medaglia più preziosa.

Una macchia che Mano Menezes vuole assolutamente cancellare, anche perché il suo Brasile ha senza dubbio dimostrato di essere il più forte della manifestazione. Nel ritiro di St. Alban si respira l’atmosfera delle grandi occasioni, ecco perché in conferenza stampa si è presentato Neymar, il golden boy per eccellenza di questa Seleçao. Con la sfrontatezza che lo contraddistingue anche in campo, l’attaccante del Santos ha lanciato la sfida al Messico: “Voglio vincere l’oro olimpico per il Brasile, per Pelé, per Ronaldo, e perché sabato rappresenteremo tutte le generazioni che hanno fatto grande il calcio brasiliano. Per noi sarà una partita storica, non siamo certo venuti qui per prendere la medaglia d’argento”.

Effettivamente già alla vigilia i verdeoro erano dati per favoriti, ed è bastato guardarli giocare pochi minuti per capire che sarebbero arrivati fino in fondo. Se alla quantità industriale di talento e personalità si aggiungono fame di vittoria e spirito di sacrificio, allora c’è poco da fare per gli avversari. Se ne sono accorti in serie Egitto, Bielorussia, Nuova Zelanda, Honduras e Corea del Sud, tutte schiacciate dalla legge del 3. Il Brasile infatti si è dimostrato piuttosto democratico, rifilando agli avversari lo stesso numero di gol (3 appunto). Il più “avido” finora è Leandro Damiao, capocannoniere del torneo con 6 gol, molto onesto nell’ammettere che “probabilmente se avesse giocato Pato avrebbe segnato altrettanto”, ma anche Neymar, Oscar e lo stesso attaccante del Milan hanno fatto piuttosto bene.

Se poi si pensa che Lucas, appena acquistato dal Psg per 45 milioni, è solito guardare le partite dalla panchina, allora si capiscono tante cose. Di sicuro però il Messico non partirà battuto. I Tricolores sono arrivati a Wembley con merito: dopo il passo falso nell’esordio contro la Corea del Sud, sono arrivate le vittorie su Gabon, Svizzera, Senegal e Giappone. Le individualità sono tante, a cominciare da Giovani dos Santos, funambolico attaccante del Tottenham, che però non ci sarà, causa infortunio muscolare rimediato in semifinale. Una brutta tegola per il ct Fernando Tena, che cercherà di rimediare grazie alla consueta duttilità tattica. Il Messico infatti ama non dare punti di riferimento e partecipa alla fase offensiva con terzini e difensori. Insomma, non certo lo sparring partner ideale per il super Brasile. Che però non può avere paura di nessuno, se non della propria presunzione, causa principale di tutte le sue sconfitte (indimenticabile quella contro l’Uruguay del 1950, passata alla storia come il “Maracanazo”). Gli dei del calcio avranno imparato la lezione?

Commenta