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LOMBARD ODIER – India, le quattro ragioni della svolta

Il chiaro trionfo elettorale del partito indiano Bharatiya Janata pone un po’ di dubbi agli investitori che lo scorso anno avevano scommesso, seppur moderatamente, sull’avvio delle riforme in Giappone e in Cina. I mercati sono evidentemente euforici al momento. Il Sensex, il becnhmark del mercato azionario indiano, è in crescita da inizio anno (in dollari Usa), così come le obbligazioni in valuta forte e la valuta, che vanno di pari passo. Gli investitori di lungo periodo dovrebbero quindi approfittare di questo trend? La nostra risposta è sì, e basiamo tale convinzione sulle seguenti quattro ragioni.  

1) Il dominio del partito BJP potrebbe durare più a lungo di quanto si possa credere. I giovani elettori che danno il loro primo voto a un partito in una tornata elettorale “anti-establishment”, solitamente tendono a restare fedeli a quel partito per il resto della loro vita (si guardi ad esempio a chi votò Reagan nei primi anni ’80), e la stessa dinamica è chiaramente in atto in India, dove la stragrande maggioranza dei giovani sostiene il BJP di Narendra Modi. In aggiunta, la pesante sconfitta dell’Indian Congress Party pone più o meno fine al percorso politico della dinastia Nehru-Gandhi e la conseguente lotta interna per il controllo (e il possibile rinascere delle inchieste sulla corruzione) renderà il partito virtualmente inattivo per un po’ di tempo. Il risultato finale è simile al “sistema uno e mezzo” che ha aiutato le tigri asiatiche (Corea, Taiwan e Singapore) a mantenere una linea di politica economica durante gli anni di più intensa crescita. Per questa ragione, siamo più ottimisti rispetto al consenso generale sulle possibilità che il partito BJP possa portare avanti un piano di riforme contro l’opposizione governativa o la Rajya Sabha (la camera alta del Parlamento).  

2) Modi ha in mente obiettivi ben chiari e i mercati faranno pressione affinché lui li metta in pratica. L’elemento di maggior debolezza dell’economia indiana è stato il collo di bottiglia dal lato dell’offerta, in aggiunta alle problematiche macroeconomiche del paese, che ha impedito la crescita della produttività. Fortunatamente c’è un forte consensus sulle possibili soluzioni e la persistente vulnerabilità economica potrebbe spingere Modi a rimanere focalizzato sulle riforme piuttosto che farsi distrarre dalle dinamiche nazionaliste. Dopo tutto, con il rating del credito sovrano indiano poco sopra il livello junk, i margini per un compiacimento politico sono piuttosto ridotti. Per questo, ci aspettiamo un deciso avanzamento del processo riformatore, come ad esempio l’imposta sui beni e servizi (GST), la riforma delle garanzie sull’occupazione rurale, l’approvazione di progetti infrastrutturali e il consolidamento fiscale, e in un periodo più rapido di quanto si aspettino i mercati. Aiuta anche il fatto che alcune misure chiave siano già state definite dal governo uscente (l’identificazione unica, il multi-brand FDI) e attendano solo una loro effettiva implementazione.  

3) La combinazione Modi-Rajan è ben posizionata per guadagnarsi il favore dei mercati finanziari. Raghuram Rajan, il Governatore della Reserve Bank of India (RBI), gode già del rispetto dei mercati internazionali grazie alla sua guida efficiente della politica monetaria durante la fase delicata del tapering dello scorso anno. Rajan è impegnato a mantenere la RBI verso un chiaro target di inflazione e crediamo che il nuovo governo, con il suo impegno a combattere l’inflazione strutturale (a favore dei propri sostenitori appartenenti alla classe media urbana), darà il suo contributo a tali sforzi. E il mercato è pronto a registrare un trend al rialzo pluriennale, sia sul lato azionario sia obbligazionario, che ricorderebbe il periodo Reagan-Volcker negli Stati Uniti durante gli anni ’80.  

4) Per il futuro, la bilancia dei pagamenti dell’India beneficerà dalla convergenza di diversi fattori favorevoli di medio termine. L’India è certamente uno degli ultimi bastioni rimasti in Asia dei giovani lavoratori e una reale riforma dell’offerta migliorerà il bilancio esterno del paese rendendo i flussi di capitale (specialmente FDI e azioni) più stabili. Inoltre, la transizione della RBI darà impulso all’apertura del mercato del debito verso investitori esteri nel momento in cui cinesi e giapponesi siano incoraggiati a investire oltreoceano. Un recente studio dell’FMI rivela che la diversificazione dei portafogli obbligazionari della Cina, nel caso di un’apertura dei capitali del paese, si trasformerebbe in un flusso tra il 7-23% del debito all’interno dei mercati emergenti. Se anche l’India si muovesse in questo senso, potrebbe beneficiarne in maniera sproporzionata, considerati i tassi di interesse attuali.  Alla luce di tutto ciò, crediamo che l’India sia una scommessa convincente per gli investitori di lungo periodo. Il chiaro esito delle elezioni, che ha ridotto sostanzialmente l’incertezza politica, incentiverà probabilmente la crescita e gli investimenti. La strada per la ripresa economica sarà certamente accidentata a causa delle innumerevoli sfide che ancora rimangono all’interno del tessuto economico. Siamo comunque fiduciosi che l’India sarà capace di capitalizzare sul suo enorme potenziale e dare un ulteriore sostegno alla trasformazione economica dell’Asia meridionale.

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