Un’altra importante conquista del made in Italy agroalimentare: l’Olio extravergine di Puglia è stato ufficialmente iscritto dalla Commissione Europea nel registro delle IGP. Salgono così a 300 le denominazioni italiane registrate in ambito comunitario. Da oggi pertanto il marchio Indicazione geograficamente protetta potrà essere attribuito in base al regolamento pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea unicamente all’olio extravergine d’oliva prodotto in Puglia. Le olivedovranno provenire dai cultivar di: Cellina di Nardò, Cima di Bitonto (o Ogliarola Barese o Garganica), Cima di Melfi, Frantoio, Ogliarola salentina (o Cima di Mola), Coratina, Favolosa (o FS-17), Leccino, Peranzana.
Tutte le varietà elencate potranno essere presenti da sole o congiuntamente negli oliveti, in misura non inferiore al 70%; sono ammesse inoltre altre varietà, fino ad un massimo del 30 %.
All’olfatto l’olio Extravergine di Puglia IGP si caratterizza per un netto fruttato di oliva di intensità variabile con evidenti note vegetali di erba appena sfalciata e/o foglia, mandorla fresca e/o carciofo.
Al gusto si esprime con sentori vegetali, note di amaro e piccante di intensità variabile a cui possono associarsi note di mandorla verde e/o cardo, con un retrogusto di erba, carciofo, altri ortaggi e leggeri sentori di mandorla fresca.
I parametri chimici elencati nel disciplinare riguardano l’acidità (< 0,4%), il numero perossidi (≤ 10 mEq O2/kg), gli esteri etilici (≤ 20) ed infine i biofenoli totali che dovranno essere presenti in concentrazioni maggiori o uguali a 300 mg/kg (di cui fenoli bioattivi ≥ 250 mg/kg). Sulle caratteristiche organolettiche, gli oli Igp dovranno ottenere al Panel test un punteggio compreso tra 2 e 8 per il “fruttato di oliva”, tra 2 e 7 per i descrittori “amaro” e “piccante”.
La denominazione potrà essere utilizzata solo dagli oli le cui fasi di produzione e raccolta delle olive, e di trasformazione, siano effettuate all’interno del territorio amministrativo della Regione Puglia. Ma gli oli dovranno anche essere imbottigliati in regione; tale misura viene affermata nel disciplinare come uno strumento necessario «sia per salvaguardare i requisiti qualitativi e in particolare la caratteristica tipizzante l’Igp “Olio di Puglia”, identificabile nella concentrazione di biofenoli, sia e soprattutto per garantire il vero autentico olio extra vergine di Puglia e la tracciabilità del prodotto ed assicurare il controllo».
Le olive destinate alla produzione dell’olio extravergine di oliva ad Indicazione Geografica Protetta “Olio di Puglia” devono essere conservate in frantoio fino alla fase di molitura in recipienti rigidi, areati e riempiti non oltre i 4/5 della loro capienza e devono essere molite entro e non oltre le 36 ore successive alla raccolta, pertanto lo stazionamento in frantoio non può protrarsi oltre tale termine. Prima della molitura le olive devono essere sottoposte a defogliazione.
In etichetta è obbligatorio indicare la campagna di raccolta, sotto forma del mese e anno della raccolta con mese corrispondente a quello dell’estrazione dell’olio dalle olive, il lotto e la data di confezionamento. Inoltre è obbligatorio indicare il termine massimo di conservazione che non potrà essere superiore ai 20 mesi dalla data di confezionamento. È consentito il riferimento all’olio ottenuto col metodo della produzione biologica
Le imprese che hanno aderito al sistema di controllo dell’Igp nell’anno 2019 sono, al momento, 348 produttori, 54 frantoi e 44 tra confezionatori e intermediari. Per la ministra delle Politiche Agricole, alimentari e forestali Teresa Bellanova si tratta di “Un risultato importantissimo” che testimonia l’impegno dei produttori pugliesi nella ricerca della qualità e nella attenzione particolare alla cura degli oliveti, nonostante le numerose criticità che hanno dovuto affrontare nel corso dell’ultima annata.
La situazione, infatti, continua ad essere critica sia per il continuo calo del prezzo dell’olio, dovuto, tra l’altro, alla concorrenza del prodotto estero, che per il forte calo della produzione, dovuto al venir meno di moltissime piante causa la presenza della xylella.
Proprio per questo, l’iscrizione da parte di Bruxelles della Igp “Olio di Puglia” rappresenta un grande passo in avanti verso la valorizzazione di un territorio ricco di risorse ed un viatico, oltre che un rilevante riconoscimento, per l’agricoltura dell’intera regione”.
Soddisfazione viene espressa anche da David Granieri, presidente di Unaprol, Consorzio olivicolo italiano che parla di «un passo importante nel processo di valorizzazione del comparto olivicolo italiano». Per Granieri tuttavia «La produzione di olio extravergine Dop/Igp è ancora bassa in Italia, circa il 3% del totale in quantità che raggiunge il 6% in termini di valore (dati Ismea 2019). Percentuali che non corrispondono alle potenzialità di un settore che per vincere la sfida sul mercato deve puntare su qualità e distintività. Il riconoscimento della denominazione Igp è uno strumento che va a vantaggio delle aziende aggiungendo valore e aumentandone la competitività.
L’Italia con 46 oli extravergine certificati elementi qualificanti della dieta mediterranea, è leader in Europa, seguita da Grecia e Spagna che vantano 29 riconoscimenti a testa.
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Una notizia importante che chi opera nel settore aspettava da anni. Speriamo sia sufficiente a smuovere il mercato moribondo dell'olio extravergine di oliva pugliese che sembra vittima di forti speculazioni al ribasso e vittima delle forti importazioni di olio estero.