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L’olio campano sarà Igp. Bruxelles firma il primo atto di un prodotto di qualità e della tradizione.

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La produzione di olio d’oliva è tra le più antiche della Campania. Secondo Coldiretti in tutta la Regione ci sono più di 70 mila ettari coltivati in modo ecosostenibile. Il 5% è biologico puro. “Se non ci saranno opposizioni da parte degli altri Stati europei, tra tre mesi l’IGP sarà registrato” dice l’Assessore regionale all’Agricoltura Nicola Caputo. Un traguardo ambito a fronte dell’impegno di soggetti istituzionali e di decine di produttori. Il primo passaggio formale verso il marchio europeo porta la data del 25 novembre scorso. Sulla Gazzetta Ufficiale europea è stata pubblicata la domanda di riconoscimento Igp. L’Ue applica in queste settimane il proprio Regolamento che prevede una serie di verifiche e consultazioni prima del via libera definitivo. Arriverà ? L’attesa tra gli olivicoltori è alta per tutto ciò che ne conseguirà. Ma in cosa consiste il marchio Igp ? Il valore essenziale sta nel riconoscimento di un processo lavorativo e della tipicità di un prodotto in una zona specifica del Paese. La Campania con questa operazione in un certo senso si riscatta dai tanti sconci che hanno danneggiato le sue campagne.

L’olio campano Igp difeso da un Comitato e dalla Regione.

In questo caso la richiesta di certificazione è sostenuta dal 2019 da un Comitato promotore Olio IGP Campania, dalla Regione e dalle principali organizzazioni agricole. Insieme hanno impostato il cammino per la tutela di un prodotto che si aggiungerà alla nocciola di Giffoni, alla castagna di Montella, al carciofo di Paestum, ai limoni di Amalfi e Sorrento, alla pasta di Gragnano. Sono tutte produzioni eco che negli anni hanno beneficiato di aiuti sia da parte dell’Europa che delle istituzioni nazionali. Intorno al marchio per l’olio si organizza una filiera moderna e conciliabile con i territori e la biodiversità. Il riconoscimento europeo diventerà uno straordinario strumento di valorizzazione della produzione, ma anche uno stimolo a migliorare il contesto agroalimentare regionale. Nonostante un’annata difficile, a causa della siccità e di altri effetti ambientali, la Campania è la quarta regione per quantità di olio prodotto e la sesta per superficie occupata. Soltanto l’olio toscano può vantare fino ad oggi l’Igp, in ragione della territorialità e della qualità. Per il 2022 il raccolto campano supererà le 10 mila tonnellate, considerato che dal Sannio, al Cilento, all’Irpinia, alle isole del Golfo di Napoli, ovunque si produce olio.

Il Comune di Palomonte organizza una “due giorni” all’insegna dell’enogastronomia.

La provincia di Salerno è certamente tra le aree più intensive. Coltivatori e organizzazioni locali desiderano vedere riconosciuto l’impegno lavorativo anche per questo comparto dell’agroalimentare. Ecco che all’olio in quanto tale, ai produttori ed ai frantoi è dedicata la Prima Edizione di “ SapOri: Rassegna dell’olio d’oliva e della sostenibilità il 10 e 11 dicembre prossimi a Palomonte, cittadina poco distante da Salerno. Due giorni di convegni, enogastronomia, tradizione, cultura e turismo rurale. “La filiera etica, sostenibile e certificata dell’olio extravergine di oliva e dei prodotti tipici locali ” è il tema del convegno di apertura con esperti da tutta Italia e rappresentanti del settore olivicolo. Palomonte si trova nella Valle del Sele-Tanagro che per lungo tempo ha mostrato le ferite del terremoto del novembre 1980. Dopo quell’evento le nuove generazioni di agricoltori hanno sviluppato nuovi metodi e sistemi, pur rispettando le tradizioni. La due giorni tematica si presenta come “un‘evento per rafforzare l’economia locale e proiettarla nello scenario mondiale e dimostra come l’economia dei paesi del cratere salernitano sia rappresentata per la gran parte da tanti piccoli imprenditori agricoli”- spiega il sindaco Felice Cupo. L’evento va messo in relazione al riconoscimento Igp nella prospettiva di far crescere il prodotto sul mercato globale. Ma, cogliendo la fragilità economica di quest’anno, vuole anche dare una mano a ridurre i costi e migliorare i sistemi di trasformazione e commercializzazione di una antica risorsa del Mezzogiorno.

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