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Logistica: ecco opportunità e sfide per l’export italiano

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Il dpcm n. 40 del 4 marzo 2024, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 77 del 2 febbraio 2024, prevede che le agevolazioni fiscali, finanziarie e amministrative per le Zone logistiche semplificate (Zls) del Centro Nord dureranno sette anni e saranno rinnovabili per altri sette. Saranno, inoltre, finanziate dal Pnrr. 

Cosa sono le Zone logistiche semplificate (Zls)

Le Zls sono composte da aree portuali e aeroportuali, piattaforme logistiche e interporti, ma non possono farne parte le zone residenziali. All’interno delle Zls, però, potranno essere istituite Zone franche doganali intercluse, ovvero aree delimitate e facenti parte del territorio doganale Ue. Il nuovo regolamento mira a creare le condizioni favorevoli in termini economici, finanziari e amministrativi per consentire lo sviluppo delle imprese già operanti e l’insediamento di nuovi attori economici. A questo scopo vengono previste agevolazioni fiscali e semplificazioni burocratiche e l’insediamento di iniziative di tipo industriale, produttivo e logistico non assoggettate a segnalazione certificata di inizio attività.

La Zls potrà essere istituita nelle regioni del Centro Nord e nel numero massimo di una per ogni regione, qualora in tali territori sia presente almeno un’area portuale. Sono prese in considerazione anche aree non contigue, comunque collegate da infrastrutture, interporti e aree logistiche annesse. E ne saranno compresi anche gli aeroporti. Una regione in cui non sia presente alcuna area portuale potrà chiedere di essere associata ad una Zls già istituita ed usufruire delle agevolazioni.

La fotografia dei sistemi logistisci

A questo proposito, è stato presentato il survey realizzato da Contship Italia in collaborazione con Srm sulla percezione dell’efficienza dei corridoi logistici da parte delle imprese manifatturiere lombarde, emiliane e venete. Il report offre una fotografia dei sistemi logistici utilizzati dalle imprese per l’export, con l’ambizione di fornire dati e spunti di riflessione utili ad indirizzare le scelte, gli investimenti e le strategie di sviluppo.

L’indagine ha interessato 400 imprese manifatturiere che esportano e/o importano via mare con i container. Le tre regioni interessate rappresentano circa il 41% del Pil e il 51% del commercio estero italiano e un’importante fetta del loro commercio avviene via mare (il 28% per la Lombardia, il 33% per il Veneto e il 37% per l’Emilia Romagna).

Nel 2023 il 75% delle imprese ha optato per la consegna ex works o franco fabbrica, dato più elevato rispetto al 55% del 2022 e al 64% medio del periodo 2019-2023. a clausola afferma che le merci ordinate sono fornite all’acquirente dal venditore in un luogo definito, mentre i costi e i rischi vengono trasferiti all’acquirente quando la merce viene presa in consegna. La cultura radicata del franco fabbrica nelle imprese è confermata dal fatto che il 61% non intende valutare modalità contrattuali alternative nelle vendite all’estero.  Il 23% lo farebbe se ci fosse un risparmio chiaro nelle spese di spedizione.

Allo stesso tempo, le imprese chiedono più investimenti in infrastrutture. Il 20% del campione utilizza un mix strada-ferro per trasportare la merce nella tratta porto-azienda e viceversa, dato superiore al 13% registrato mediamente nelle precedenti quattro edizioni dello studio. 

Tra i fattori che spingerebbero le imprese verso un maggiore uso dell’intermodale ci sono “costi competitivi rispetto alla strada” (valido per il 31%) e “la certezza nei tempi di consegna” (28%). L’intermodalità è per le imprese un fattore competitivo. Non a caso, il 55% sostiene che ulteriori investimenti in intermodalità potrebbero aumentare in modo significativo la competitività dell’industria italiana (con picchi del 70% in Lombardia e dell’87% in Emilia Romagna).

Il numero di imprese che preferisce far gestire la logistica in outsourcing nelle operazioni di export è aumentato, passando dal 77% al 95%. Lo stesso vale nelle operazioni di importazione, con il 94% delle imprese che dà in outsourcing la logistica (82% nel 2022). Il 61% delle imprese utilizza prevalentemente gli spedizionieri (dal 58%), il 15% le compagnie marittime (dal 20%), il 12% gli autotrasportatori (dal 10%), il 10% si rivolge al trasporto multimodale (dall’8%).

Export via mare: Usa e Asia le mete degli scambi, Genova il porto più usato

Genova è il porto più utilizzato per gli scambi (tra le prime due preferenze per il 61% delle imprese in export e 71 in import). Per quanto riguarda la destinazione dell’export via mare, il 37% delle imprese esporta in Europa, in particolare in Regno Unito (13%), Spagna (9%) e Grecia (8%); il 34% nell’America del Nord (principalmente negli Usa); il 34% in Asia: Turchia (9%), India (7%), Cina (5%). L’11% sceglie l’Africa: Marocco (6%), Egitto (4%), Tunisia (2%).

L’Asia è tra i principali mercati di approvvigionamento via mare per il 61% delle imprese (66% nel 2022), con Cina (26%) e India (25%) a primeggiare. Al secondo posto l’Africa (24%), con Egitto (7%), Marocco (7%) e Tunisia (6%) tra i principali fornitori. I mercati europei vengono indicati dal 14% delle imprese, con Spagna (6%) e Regno Unito (4%) in testa. Il Nordamerica è fonte di approvvigionamento per l’11% degli intervistati.

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Categories: Economia e Imprese