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L’Ocse taglia le stime sul Pil di Italia ed Eurozona

FIRSTonline

L’Ocse taglia le stime sul Pil dell’Italia, ma anche della Germania e delle altre principali economie europee, oltre che dell’Eurozona nel suo complesso, degli Stati Uniti e del mondo intero. Inoltre, nel rapporto intermedio fra i due Outlook semestrali pubblicato giovedì 18 febbraio, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico parla di “rischi rilevanti” legati alla fase d’instabilità finanziaria e raccomanda alla Banca centrale europea di mantenere una politica monetaria “altamente accomodante”.

LE NUOVE PREVISIONI SUI PIL

Rispetto all’Outlook economico pubblicato lo scorso novembre, l’Ocse ha rivisto al ribasso le previsioni sull’andamento dell’economia globale in questo modo:

– Pil Italia da +1,4 a +1% nel 2016 (mentre resta stabile al +1,4% la previsione per il 2017);
– Pil Germania da +1,8 a +1,3% nel 2016 e da +2 a +1,7% nel 2017;
– Pil Francia da +1,3 a +1,2% nel 2016 e da +1,6 a +1,5% nel 2017;
– Pil Gran Bretagna da +2,4 a +2,1% nel 2016 e da +2,3 a +2% nel 2017;
– Pil Eurozona da +1,8 a +1,4% nel 2016 e da +1,9 a +1,7% nel 2017;
– Pil Usa da +2,5 a +2% nel 2016 e da +2,4 a +2,2% nel 2017
– Pil mondiale da +3,3 a +3% nel 2016 e da +3,6 a +3,3% nel 2017.

Per il Giappone, le prospettive di crescita calano ancora nel 2016 a +0,8% (-0,2 punti), mentre salgono di 0,1 punti, a +0,6%, nel 2017. Stime invariate invece per la Cina (6,5% nel 2016 e 6,2% nel 2017). Prima della classe l’India con +7,4% (+0,1 punti) e +7,3% (-0,1) rispettivamente.

EUROZONA: LA RIPRESA LENTA FRENA LA CRESCITA GLOBALE

“La lentezza della ripresa della zona euro è un forte freno alla crescita globale – scrive l’Ocse – e lascia l’Europa vulnerabile agli shock globali. L’Europa deve accelerare sulle azioni comuni”, ritrovare se stessa e “parlare con una voce sola”, sottolinea il rapporto, evidenziando la lentezza delle riforme soprattutto sul fronte del mercato unico.

Quanto all’economia, l’effetto positivo del calo del petrolio sull’attività economica è stato inferiore alle attese e i bassissimi tassi d’interesse e la flessione dell’euro non hanno ancora portato a un rafforzamento degli investimenti. In molti Paesi europei, l’alto debito privato e la massa dei crediti deteriorati ostacolano il canale del credito della trasmissione della politica monetaria. Il rischio è che la zona euro resti intrappolata in una bassa crescita e una bassa inflazione, con una fiducia sul medio termine troppo debole per generare i forti investimenti e le innovazioni che rafforzerebbero la produttività e la crescita dell’occupazione. Un tale scenario va a incidere sul settore bancario, come dimostrano i forti cali accusati dai prezzi delle azioni e dei bond delle banche europee.

RISCHI RILEVANTI LEGATI ALL’INSTABILITA’ FINANZIARIA

La crescita globale nel 2016 “non sarà più alta rispetto al 2015 – prosegue il rapporto –, che già segnava il tasso più lento degli ultimi cinque anni”. La crescita sta rallentando in molte economie emergenti, mentre le economie avanzate registrano “una ripresa molto modesta” e i bassi prezzi delle materie prime deprimono i paesi esportatori. Commercio e investimenti restano deboli. La domanda debole porta a una bassa inflazione e una crescita inadeguata di salari e occupazione. Oltre a questo, “i rischi di instabilità finanziaria sono rilevanti. I mercati finanziari stanno rivalutando le prospettive di crescita, il che porta al calo dei prezzi azionari e a un’elevata volatilità”. In questo contesto, l’Ocse sottolinea la necessità di “una risposta politica più forte a sostegno della domanda. La politica monetaria non può funzionare da sola. Bisogna utilizzare maggiormente la leva fiscale e quella strutturale”.

LA POLITICA MONETARIA DI BCE E BOJ RESTI ALTAMENTE ACCOMODANTE

D’altra parte, “le politiche monetarie dovrebbero restare altamente accomodanti finché l’inflazione non avrà’ mostrato chiari segnali di ritorno verso il target ufficiale”, scrive ancora l’Ocse facendo riferimento in particolare alla Bce e alla Banca del Giappone. Nel caso degli Usa, dopo il primo aumento dei tassi dal 2008 avvenuto a fine 2015, “in linea con la revisione al ribasso delle prospettive di crescita del Pil, l’attesa è di un irrigidimento molto graduale della politica monetaria”.

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Categories: Finanza e Mercati
Tags: OcsePil