Il Lockdown spinge i ristoratori a aguzzare l’ingegno per mettere a punto nuove proposte invitanti alla propria clientela con il proposito, nel caso, attirarne di nuova.
Originale l’iniziativa avviata a Roma dall’Osteria dell’Arco, un ristorante gourmet diretto da due donne, Nicoletta e Cristina, dotate di spirito di iniziativa “amanti della cucina di una volta, della cucina dalle lunghe cotture, della semplicità, ma che mai si muta in ovvietà” in Via Giacomo Pagliari a due passi dalla storica Porta Pia.
L’Osteria dell’Arco propone infatti “Le passeggiate curiose”, interessanti itinerari “alla scoperta di quei particolari, a cui a volte non facciamo caso. Aneddoti storici e divagazioni curiose di una Roma che ci appartiene”. L’iniziativa è proposta in collaborazione con una guida turistica autorizzata. Un percorso che ogni sabato e domenica partendo da Porta Pia si dipana nel quartiere Sallustiano, svelando straordinari e insoliti itinerari.
E c’è da dire che il quartiere Sallustiano si presta bene ad una lettura stratificata della storia di Roma.
Il nome riporta agli Horti Sallustiani, perché qui sorgeva la lussuosa villa dello storico, politico e influente senatore romano del periodo repubblicano Sallustio Crispo, qui sorgeva anche il tempio di Venere Erycina,dove fu rinvenuto Il famoso Trono Ludovisi oggi conservato al museo nazionale Romano.
Da quest’area partiva come è testimoniato da una pèietra di marmop bianca infissa nel terreno a ricordo dell’antica Porta Salaria, anche la Via Salaria Nova, una delle più antiche strade consolari romane, utilizzata – di qui il nome – per il trasporto del sale dai luoghi di produzione sul mare verso l’interno
Sempre qui passano le mura Aureliane la cinta muraria costruita tra il 270 e il 275 dall’imperatore Aureliano per difendere Roma, capitale dell’impero, da eventuali attacchi dei barbari. Anche se duecento anni dopo non poterono impedire l’irruzione dei Visigoti di Alarico che misero a ferro e fuoco la città. Una curiosità: le truppe di Alaruico non dovettero abbattere le mura, entrarono senza problemi dalla porta Salaria, demolita 1400 anni dopo, che trovarono aperta. Secondo la leggenda una facoltosa matrona Anicia Faltonia Proba. Impietosita dalle condizioni terribili dei suoi concittadini, convinta che non ci fossero più speranze per la città,avrebbe ordinato ai suoi servi di aprire le porte ai barbari.
Le mura, imponenti, celano una curiosità: nei pressi di piazza Fiume in alto si può ancora oggi osservare una sorta di rigonfiamento delle mura, con una fenditura. E’ l’unico esempio di latrina dei soldati romani di guardia, che versava sull’esterno, sopravvissuto fino a noi.
Poco più in là una colonna di marmo ricorda la Breccia che i soldati piemontesi aprirono il 20 settembre 1870 nelle mura di cinta di Roma sancendo l’annessione della città al Regno d’Italia e la fine dello Stato Pontificio quale entità storico-politica.
Ci si sposta di duecento metri ed ecco la monumentale Porta Pia realizzata da Michelangelo Buonarroti per l’ingresso nella città dei Papi dalla Via Nomentana. A chiamare l’ormai ottuagenario artista della Cappella Sistina fu Papa Pio IV. Michelangelo, data l’importanza della porta, presentò tre progetti. Ma il Papa risparmioso scelse quello più economico. L’artista non gradì e seppe prendersi la sua vendetta.
Di lato alla porta si può osservare un tondo che rappresenta la Patena papale , il piatto usato per coprire il calice dell’eucaristia. Ma dentro vi sono strani simboli. Per capirlo occorre fare una premessa. Il Papa, vantava un’ascendenza medicea mentre per la verità avrebbe avuto fra i suoi antenati un più umile barbiere.
E così Michelangelo, col suo caratteraccio, si prese gioco del pontefice mettendo dentro un disco di pietra che in realtà avrebbe rappresentato il bacile dei barbieri anche un blocco che rappresenta un pezzo di sapone, il tutto circondato come è uso dalle stole papali, trasformate in asciugamani.
La cosa ovviamente suscitò l’ironia del popolino, che fu sintetizzata da una poesia del poeta dialettale Luigi Zanazzo:
“Siccome dice ch’er papa che l’ha fatta fa’ ne vieniva de discendenza de la famija d’un barbiere, l’archirtetto pe ffallo sapé a tttutto er monno, cià fatto scurpì quella gran cunculina, co’ ddrento in mezzo un pezzo de sapone e ‘ntorno a la cunculina er si sciuttamano co la su ‘bbrava frangia de qua e dde llà”.
Il quartiere Sallustiano riserva dunque molte sorprese che a volte sfuggono anche ai più attenti.
Encomiabile pertanto l’iniziativa dell’Osteria dell’Arco che si propone, in tempi di Lockdown, di rinsaldare i suoi legami non solo gastronomici ma anche culturali con il quartiere.
“Nel 2008, quando aprimmo – ricordano Nicoletta e Cristina – il quartiere pullulava di pizzerie e ristoranti dai menu “pletorici” e dalla qualità non in linea con quanto si stava allora muovendo nell’Urbe.
Fummo le prime in zona a scegliere menu corti, selezioni di vini curate e non scontate, cucina al contempo semplice e gourmet: con grande soddisfazione rileviamo che negli ultimi anni la nostra zona – il quartiere intorno a piazza Alessandria – si stia sempre più distinguendo per offerta e new entry di qualità”.
La visita guidata si conclude “con una gustosa sosta ristoratrice presso l’Osteria dell’arco”.
Si può scegliere fra due possibilità: “la passeggiata dalle 10:30 alle 13:00 prevede il pranzo (un primo del giorno, calice di vino in abbinamento acqua).
La passeggiata dalle 14:00 alle 16:30 prevede la merenda (focaccia fatta in casa con 12 ore di lievitazione con Lonzino di maiale arrosto, insalata e chimichurri, calice di vino e acqua).
Costo del programma guida comprese 24 euro. Ovviamente per tutti è obbligatorio indossare la mascherina e rispettare distanza mento interpersonale oltre che sottoporsi al controllo della temperatura.