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Lo stop al vaccino J&J non frena le Borse e il Bitcoin fa il record

Imagoeconomica

Le borse proseguono la settimana poco mosse (in attesa dell’avvio domani della stagione delle trimestrali), divise fra le speranze di ripresa, le spinte inflazionistiche negli Stati Uniti e lo stop and go ad alcuni vaccini. In particolare il siero Johnson&Johonson è stato sospeso dalle autorità sanitarie a stelle e strisce per rari casi di trombosi. Un copione simile a quello visto per AstraZeneca in Europa. Intanto però J&J ha deciso di “di ritardare in modo proattivo” il lancio del suo vaccino anti Covid anche nel Vecchio Continente.

Piazza Affari chiude la seduta in rialzo dello 0,59% a 24.600 punti, sorretta da Amplifon +6,89%, Interpump +2,8%, Campari +3,08%. Bene la galassia Agnelli. Exor si apprezza del 2,16%, con Stellantis +1,39% e Cnh +0,85%, su cui sono ripartite le voci per la cessione di Iveco ai cinesi.

Fuori dal paniere principale torna effervescente il settore dell’editoria con Class +15,99 e Gambero Rosso, +22,45. Prosegue l’effetto Ferragni su Tod’s, che oggi compie un ulteriore balzo del 5,89%. Nella moda bene anche Salvatore Ferragamo (+2,76%) sulle attese dei risultati trimestrali di Lvmh (+0,86%) a Parigi quest’oggi.

In rosso è invece il secondario, dove risale il tasso del Btp decennale a +0,76% e lo spread con il Bund di pari durata si allarga a 105 punti base (+2,2%). Paga pegno anche il Tesoro nelle aste della mattinata con rendimenti in rialzo dei Btp a 3, 10 e 15 anni. Il triennale (scadenza aprile 2024) sale a -0,17% da -0,22% del collocamento di marzo; il decennale (giugno 2026, con scadenza residua di cinque anni) passa a 0,12% da 0,05% di marzo. Il tasso del Btp a 15 anni (marzo 2037) è in rialzo a 1,26% da 1,05% dell’asta di novembre. La domanda complessiva è arrivata a 11,177 miliardi e sono stati collocati tutti i 7,75 miliardi di euro previsti.

Nel resto d’Europa Francoforte si apprezza dello 0,2%, Parigi +0,36%, Amsterdam +0,18%, Madrid -0,08%, Londra +0,03%. Wall Street ha aperto contrastata e sta proseguendo la seduta allo stesso modo: il DJ è in leggero calo, il Nasdaq sale, mentre lo S&P500 galleggia sul filo della parità.

Ricca l’agenda macroeconomica, a partire dagli Stati Uniti, dove l’inflazione sembra riscaldarsi. I prezzi al consumo a marzo sono cresciuti dello 0,6%, il massimo da 9 anni. Il dato “core”, depurato dalla componente dei prezzi dei beni alimentari ed energetici, segna +0,3%. Su base annuale il dato generale è +2,6%, in rialzo dall’1,7% del mese precedente e il più alto dall’agosto 2018, con quello “core” cresciuto dall’1,3% all’1,6%.

A seguito di questi numeri l’euro si è riportato sopra 1,19 contro il dollaro (al momento 1,1936). Il bitcoin ha aggiornato il suo record oltre i 63.000 dollari (al momento è in area 63.341), in attesa della quotazione al Nasdaq, domani, di Coinbase Global, gruppo che controlla l’omonima piattaforma di scambio di criptovalute.

Fra le materie prime si apprezzano i future di oro e petrolio. Il contratto giugno 2021 del prezioso metallo sale dello 0,6% a 1743,10 dollari l’oncia.

Il Brent, sempre giugno 2021, cresce dello 0,77% a 63,77 dollari al barile. A sostenere l’umore del mercato del greggio sono i dai giunti stamani dalla Cina. Le esportazioni cinesi sono cresciute a un ritmo sostenuto a marzo in un ulteriore impulso alla ripresa economica della nazione, poiché la domanda globale è aumentata grazie ai progressi nelle vaccinazioni anti Covdi. La crescita delle importazioni nel celeste impero inoltre è salita ai massimi in quattro anni. 

In chiaro scuso sono i dati macro europei. L’indice Zew che misura le aspettative delle imprese tedesche ha deluso le previsioni: ad aprile si è attestato a 70,7 contro i 76,6 di marzo, deludendo le attese del mercato pari a 79 punti. In Gran Bretagna si è registrata la crescita dello 0,4% del pil di febbraio, sul quale pesava ancora il lockdown, con segnali però positivi dal +1% della produzione industriale, sopra le attese.

In Italia, l’Istat ha diffuso l’aggiornamento sulla produzione industriale a febbraio (+0,2% la crescita mensile) e la nota mensile sull’andamento dell’economia. 

In Piazza Affari le blue chip che hanno sofferto di più in seduta sono Diasorin, -1,31%, reduce da un balzo vicino al 10% di ieri, dopo l’annuncio di un accordo per l’acquisizione dell’azienda americana di diagnostica molecolare Luminex Corporation per un prezzo in contanti di 37 dollari per azione.

Le prese di beneficio penalizzano anche il risparmio gestito: Azimut -0,99%; Banca Mediolanum -0,86%. Debolezza per Leonardo -0,54% e Telecom -0,48%.

Reuters scrive che il governo intende alzare a circa 6,7 miliardi i fondi destinati, nell’ambito del Recovery Plan, a promuovere lo sviluppo di reti a banda larga, 5G e satellitari rispetto ai 4,2 miliardi previsti nella bozza approvata a gennaio. L’esecutivo starebbe inoltre predisponendo scenari alternativi al piano ‘rete unica’ promosso da governo Conte, che punta ad integrare le reti fisse di accesso di Telecom e Open Fiber, controllata da Enel (+0,48%) e Cassa Depositi e Prestiti.

Poco mosse le banche. La migliore è Intesa +0,6%. Leggero calo per Unicredit -0,2%.

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