Non si ferma l’emorragia di Piazza Affari che anche oggi lascia sul campo l’1,5%, scendendo a 21,655 punti. Arginano le perdite del listino principale le utility: Terna +1,37%; Enel +0,85%; Hera +0,72%; Snam +0,56%; Italgas +0,51%. Torna in positivo Nexi, +1,87%, miglior blue chip di giornata. Le vendite sono massicce invece sulle banche, soprattutto quelle che avevano guadagnato molto in scia alle ipotesi aggregative: Banco Bpm -6,28%; Ubi -5,43%; Bper -5,39%. Negli altri settori i cali più pesanti sono per Buzzi -5,77% e Juventus -5,22%. Sul secondario sale ulteriormente lo spread fra decennale italiano e tedesco: 176 punti base (+4,9%); il Btp 10 anni rende l‘1,13%.
La situazione è più rosea per gli alti listini europei, che venerdì scorso hanno archiviato la peggior settimana dal 2008: Francoforte -0,3; Madrid +0,12%; Parigi +0,44%. Più deciso il rimbalzo di Londra +1,17% e Zurigo +0,97%.
Crolla invece Atene, -6,5%, con la crisi umanitaria alle porte e gli scontri al confine tra Grecia e Turchia dove decine di migliaia di rifugiati e immigrati cercano di entrare in Europa.
Si chiude così una seduta particolarmente nervosa e volatile. L’avvio infatti era stato positivo, in scia ai listini asiatici e alla possibilità che le banche centrali sostengano l’economia, ma il clima è cambiato quando l’Ocse ha sottolineato che il coronavirus è il più grande pericolo dalla crisi finanziaria del 2008 e ha avvertito che il pil mondiale quest’anno crescerà solamente del 2,4% e non del 2,9%. La situazione potrebbe rivelarsi anche peggiore (+1,5%) se l’epidemia si diffondesse ulteriormente e dovesse prolungarsi.
Gli acquisti si sono poi risvegliati nuovamente a seguito dell’apertura intonata di Wall Street, che al momento sta accelerando al rialzo. In questo caso si guarda alle mosse della Fed, da cui ci si attende un intervento fin dalla riunione di marzo. Gli investitori si aspettano un taglio dei tassi di 50 punti base già nel meeeting del 17-18 di questo mese e Donald Trump torna in pressing su Jerome Powell perché agisca in questo senso.
Continuano a salire intanto i prezzi dei titoli di Stato americani, mentre i rendimenti calano. Secondo Michele Morganti, Senior Equity Strategist di Generali Investments, è questo uno degli elementi che indica che il livello di panico raggiunto dal mercato è già piuttosto estremo e le azioni potrebbero quindi tornare molto interessanti. “I rendimenti dei titoli USA a 10 anni – scrive – sono tornati ai livelli minimi (120-130 pb) registrati a metà 2012 e nel 2016, momenti storici caratterizzati da forte incertezza. Tassi così bassi rappresenteranno un supporto per l’economia reale e potenzialmente per la performance di asset più rischiosi delle obbligazioni, corretti per la rispettiva volatilità”.
Tornando ai dati di giornata, anche le materie prime cercano di rialzare le testa. Bene il petrolio, con il Brent che sale a 51,98 dollari al barile (+4,67%), in attesa del meeting dei grandi esportatori di greggio, Opec+, in calendario giovedì con il tema della riduzione della produzione sempre sul tavolo.
L’oro punta a riagganciare quota 1600 dollari e si muove in rialzo a 1596,95 dollari l’oncia.
Sul mercato valutario prosegue il recupero dell’euro sul dollaro, con il cambio a 1,1149. Secondo il vicepresidente Bce Luis de Guindos, la moneta unica non vedrà marcate oscillazioni legate alla recente turbolenza dei mercati e Francoforte non ha un obiettivo per il tasso di cambio. “A mio parere non dovrebbe muoversi molto, restando intorno a 1,10 dollari”. Intanto, dice, le principali banche centrali si sono confrontate sulle ricadute del dilagare dell’epidemia di coronavirus, come sempre avviene nei momenti di elevata volatilità.