La vendetta del “vecchio” giornalismo è stata implacabile. Un’inchiesta del Guardian e del New York Times sull’uso politico dei dati su 50 milioni di utenti di Facebook raccolti in maniera illecita da Cambridge Analytica, una società legata alla destra Usa, ha aperto una grave breccia sulla credibilità della società di Mark Zuckerberg, che ora deve far fronte al rischio di un calo della raccolta pubblicitaria e di severe restrizioni nell’uso dei dati raccolti tra gli utenti. “Dopo quest’episodio – scrive il Financial Times – i politici devono agire per salvare il web”. Un appello che cade nello stesso giorno in cui la Commissione Europea ha chiesto al G20 di affrontare il nodo delle tasse per i grandi della Rete.
INCIDENTE MORTALE PER L’AUTO A GUIDA AUTONOMA
A render ancora più disastrosa la giornata della tecnologia è arrivata la notizia del primo incidente mortale provocato da un’auto a guida autonoma. È accaduto a Tempe, Arizona, dove una donna che attraversava la strada è stata falciata da una macchina di Uber. Venerdì scorso Waymo (controllata da Google) e la stessa Uber avevano sollecitato il Congresso a modificare la legge per consentire la libera circolazione delle auto senza guidatore.
ZUCKERBERG PERDE 37 MILIARDI, 118 MILIARDI BRUCIATI DAL TECH
La reazione dei mercati non si è fatta attendere. Facebook (-6,8%) ha bruciato 37 miliardi di capitalizzazione, ma la frana si è estesa agli altri titoli del settore: Amazon, Apple e Netflix accusano perdite superiori all’1,5%, Microsoft -1,8%. Alphabet, la casa madre di Google, perde il 3,2%. Il settore lascia sul terreno 118 miliardi.
Pesanti le conseguenze sugli indici. Il Nasdaq ha perso l’1,84%, S&P 500 -1,42%, Dow Jones -1,35%. Una sola blue chips, Boeing (+0,3%), ha chiuso la seduta con un segno positivo.
CROLLA ORACLE (-7%) TRADITO DAL CLOUD
Nel dopoborsa, Oracle ha diffuso dati del trimestre non del tutto convincenti, soprattutto per quanto riguarda l’area cloud, il titolo ha perso il 7%.
Ad amplificare il ribasso hanno contribuito le alte quotazioni dei tioli (venerdì ai massimi storici) e la cautela degli operatori alla vigilia del vertice della Fed. Il rendimento del T bond a due anni è salito al 2,32% ai massimi da 9 anni e mezzo.
DEBOLE L’ASIA, CROLLA LA POPOLARITÀ DI ABE
Pioggia di vendite sul tech stamane anche sui listini asiatici. Tokyo arretra dell’1%, ma lo yen non ne approfitta: la popolarità del premier Shinzo Abe continua a crollare sotto i colpi dello scandalo sui finanziamenti alla scuola. Dopo le rivelazioni sulla modifica dei documenti da parte del Ministero delle Finanze, gli ultimi 2 sondaggi attribuiscono al Premier un consenso ai minimi da quando si è insediato, nel 2012.
Perdite attorno allo 0,5% ad Hong Kong e in Corea. Giù anche i listini cinesi -0,4%. In lieve rialzo Mumbai +0,2%.
Deboli alcuni i prezzi del petrolio alla vigilia dell’incontro di oggi tra Donald Trump e il principe saudita Bin Salman: si profilano nuove mosse militari in funzione anti-Iran.
Brent a quota 66,19, Wti a 62,16. La flessione dei prezzi del greggio ha zavorrato i petroliferi: giù Saipem -2,42%, Eni-1,15% e Tenaris -1,24%.
INTESA SULLA BREXIT, IL QE VERSO LA FINE A SETTEMBRE
Seduta difficile per i mercati europei nonostante le schiarite sul fronte della Brexit. Sale la sterlina ma anche l’euro, trattato stamane a 1,2345 sull’onda dei rumors su indicazioni in arrivo da Francoforte.
Ha avuto infatti larga eco la notizia lanciata da Reuters (fonte quasi ufficiali degli umori della Bce) secondo cui anche i consiglieri più “morbidi” della Banca centrale europea sono ormai d’accordo sul fatto che il Qe debba terminare quest’anno. Il primo aumento dei tassi di interesse europei, secondo il quadro condiviso dagli operatori, potrebbe essere di 10 punti base nel secondo trimestre del prossimo anno più almeno un altro nel 2019, mentre il tasso sui depositi è visto passare da -0,40% a zero nel giro di due anni.
MILANO (-1%) È LA MENO PEGGIO
Milano, negativa fin dalle prime battute, ha accusato un ribasso inferiore agli altri listini: 0,98% a quota 22.633 punti.
Il ribasso più pesante è stato quello di Londra -1,69%, dopo l’accordo raggiunto con Bruxelles sulla fase transitoria fino al 2020. Il ribasso si spiega in parte con la rivalutazione della moneta: la sterlina è salita dell’1% sul biglietto verde a 1,4088 dollari, massimo dal 16 febbraio. Contro la moneta unica, la divisa britannica ha segnato un rialzo dello 0,8% a 87,46 pence per euro.
In profondo rosso hanno chiuso anche Francoforte (-1,39%), Parigi (-1,13%) e Madrid (-1%).
RALLENTA LA PRODUZIONE INDUSTRIALE
Il 2018 dell’industria italiana è iniziato con un brusco calo della produzione: -1,9% contro una previsione di -0,7%. Il calo va attribuito, come nel resto della zona euro, alla marcata contrazione dell’energia, per effetto di temperature più miti della media a gennaio. Il trend di fondo resta positivo.
Migliora la bilancia commerciale. L’Istat ha comunicato che a gennaio il saldo della bilancia commerciale italiana ha registrato un disavanzo di 87 milioni di euro, a fronte di un deficit di 575 milioni nello stesso mese del 2017. Le esportazioni complessive a gennaio sono aumentate del 9,5% a 34,695 miliardi, e le importazioni sono state pari a 34,783 miliardi in aumento del 7,8% in termini tendenziali.
Altro che abolire la Fornero. Secondo un paper del Fondo Monetario Internazionale la spesa pensionistica italiana è e sarà anche nei prossimi anni troppo elevata nonostante l’entrata in vigore della riforma Fornero. Per questo occorrono misure per ridurre le pensioni calcolate con il metodo retributivo e quello misto, diminuire i criteri di concessione delle pensioni di reversibilità e alzare il basso livello di contributi versati dai lavoratori autonomi.
Recupero nel pomeriggio dei titoli italiani sui mercati obbligazionari. Alla fine lo spread nei confronti del Bund si colloca attorno ai 140 punti dopo aver toccato un massimo di 141,3. Il decennale tratta all’1,88%.
Sotto tensione la forbice tra i titoli italiani ed i Bonos spagnoli: lo spread di rendimento tra decennali italiani e di Madrid si è allargata in mattinata da 56 a 62 punti base, ai massimi dallo scorso agosto.
STM PAGA LA CRISI DEI CHIP USA
La bufera sul settore tech ha avuto un’eco anche a Piazza Affari. Ne ha fatto le spese Stm (-1,8%) sulla scia dei ribassi dell’indice Soxx di Philadelphia -3% che raggruppa i titoli del settore semiconduttori. Giù anche la tedesca Infineon (-2,16%).
ITALGAS E LE POPOLARI PROTEGGONO L’INDICE FTSE MIB
Il titolo migliore è Italgas (+1,89%). Ritrovano il segno più alcuni dei titoli più penalizzati recentemente: Atlantia +0,43%, Mediaset+0,36%.
Si difende Telecom Italia (+0,35%).
Piazza Affari ha limitato i danni grazie alla tenuta del settore finanza. Le banche, barometro del listino, hanno retto nonostante i rumor sul mancato allungamento del Qe: il paniere ha terminato le contrattazioni in calo dello 0,76%.
Debole Intesa (-1,2%); meglio Unicredit (-0,35%). Non si arresta la caduta di Banca Monte dei Paschi -2,72%. Bene Ubi (+0,36%). In linea di galleggiamento Bper (+0,13%). Fineco Bank -2,08%.
Fuori dal paniere principale, Credito Valtellinese al galoppo (+5,34%) dopo l’ingresso nell’indice FTSE Italia Mid Cap; il mercato guarda positivamente al futuro dell’istituto, visto come una possibile preda in caso di fusioni, dopo il successo dell’aumento di capitale da 700 milioni. In direzione opposta Carige: -6,32%.
FITCH PROMUOVE LE POLIZZE. BENETTON CRESCE IN GENERALI
Limitano i danni le assicurazioni dopo il report di Fitch sul settore: la concentrazione degli asset presenti nei portafogli delle compagnie italiane, si legge, vincola i rating, ma il rischio è in parte controbilanciato dal solido profilo di business e dalla patrimonializzazione che rappresentano punti di forza nel merito di credito.
Avanza Cattolica assicurazioni (+0,4%), in ribasso UnipolSai (-0,4%) e Poste Italiane (-0,57%). Generali -0,2%. Edizione Holding, la finanziaria della famiglia Benetton, sta valutando la possibilità di salire al 5%.
FRENA L’AUTO, VOLA CAIRO
Debole l’automotive europeo (indice stoxx -1,2%). A Milano pesanti Exor (-2,33%), Fiat Chrysler (-1,95%) e Cnh Industrial (-1,65%). L’amministratore delegato Richard Tobin ha lasciato ieri la guida della società. Ferrari -1,19% e Brembo -1,09%.
Spunti positivi per il lusso: Salvatore Ferragamo +1,18%, Moncler +0,78%. Ieri è cominciata l’Opa su Yoox Pret a Porter (+0,13%). Arretra Luxottica (-1,68%).
Fuori dal paniere principale, riscoperta selettiva per gli editoriali: Cairo Communication +7,2% e Mondadori +4,99%. Viceversa, soffrono Monrif (-3,92%) e Gedi (-2,45%). Class Editori (-9,09%) affondata dall’annuncio dell’integrazione con Gambero Rosso (+14,65%).
Da oggi Giglio Group (+7%) è promossa dall’Aim al Mercato Telematico Azionario (MTA), segmento STAR.