Mario Draghi è stato chiaro: “Il mandato della Bce arriva solo fino a un certo punto. Ci sono chiari limiti a quanto la politica monetaria può e deve fare”. In particolare: “Non possiamo mettere a posto conti pubblici instabili. Non possiamo ristrutturare banche in difficoltà”. Non possiamo risolvere i profondi problemi strutturali delle economie europee. La condivisione di una valuta comune e’ sostenibile soltanto se ogni Paese si assume le proprie responsabilità” Insomma, l’Italia non pensi che il paracadute della Bce possa valere all’infinito.
Le parole di Draghi all’Accademia Cattolica della Baviera fanno eco alle preoccupazioni di Wolfgang Schaueble che non esita ad evocare il precedente della Grecia a proposito dei possibili effetti della crisi italiana sull’euro . Almeno per ora, però, i mercati danno fiducia al Bel Paese perché, come titola un report del Crédit Suisse pubblicato in mattinata, “la situazione non è brutta come può sembrare”. E così il Tesoro ha collocato stamattina 6,5 miliardi di Btp senza problemi, spuntando rendimenti leggermente inferiori a quelli del mercato secondario, anche se più alti delle aste precedenti.
I LISTINI
Piazza Affari ha recuperato poco meno della metà della rovinosa perdita del giorno prima con rialzi diffusi su tutto il listino. L’indice milanese FtseMib è salito dell’1,7%, più delle altre Borse europee. Londra +0,8% e Francoforte +1%. Parigi è salita dell’1,9%. Il dato principale della giornata è l’asta dei Btp. Stamattina il Tesoro ha collocato tutti i 4 miliardi di titoli a 10 anni previsti a un rendimento del 4,83%, inferiore al 4,88% che si registrava stamattina sul mercato secondario. La precedente asta di fine gennaio aveva registrato un rendimento del 4,17%. Il miglioramento del Btp è proseguito nel corso della seduta e il mercato ha chiuso con il rendimento al 4,78% e lo spread a quota 333, in calo di 9 punti base rispetto a ieri.
Anche l’asta dei 2,5 miliardi di Btp a 5 anni è andata relativamente bene, con una buona domanda che ha limitato l’ascesa del rendimento al 3,59%. Sul fronte dei cambi l’euro si e’ portato a 1,3103 dollari (1,305 ieri) e a 120,04 yen, mentre il dollaro-yen e’ pari a 91,6. Il petrolio e’ scambiato a 92,79 dollari al barile, in progresso dello 0,17% .
ECONOMIA IN RIPRESA, RALLY A WALL STREET
Buon rialzo della Borsa americana a fine seduta, con l’indice Dow Jones che sale dell’1,26%%, S&P500 +1,27%. Il Nasdaq avanza dell’1,04%. L’economia Usa manda segnali di ripresa: gli economisti hanno apprezzato l’accelerazione del mercato immobiliare che a gennaio ha visto una crescita del 4,5% (sul mese precedente) delle compravendite di case in corso, contro attese di +1,9%. Positivo anche il dato sugli ordini di beni durevoli saliti (senza tenere conto del settore trasporti) dell’1,9%, contro previsioni di +0,2%.
Assai più robusta la spinta di Tokyo +2,30%. A sostenere gli acquisto è la conferma che il nuovo governatore della Bank of Japan sarà Haruhiko Kuroda, già presidente della banca asiatica, favorevole ad una politica di stimoli monetari all’economia. In forte rialzo anche Hong Kong+ 1.50%. Nota curiosa: Bloomberg, nel commentare la ripresa delle quotazioni dei bond australiani, una delle poche triple A tra i governativi dopo la retrocessione del Regno Unito, titola così: “L’effetto Berlusconi trascina i Bond”.
INSIDE PIAZZA AFFARI
Hanno rialzato la testa le azioni delle banche, fatta eccezione di Mediobanca (-1,98%), all’indomani dei conti del primo semestre annunciati la vigilia. Sono andate giù anche le Mps (-1,8%), mentre il mercato si interroga se l’esito elettorale avrà impatti sull’istituto senese che ancora deve ricevere i cosiddetti Monti bond. Su alcuni titoli (Intesa, Mediolanum e Banco Popolare) la Consob ha imposto il divieto di short. A fine seduta Unicredit segna +1,8% al pari di Intesa. Banco Popolare +0,6%. Generali è salita del 2,5%, Mediolanum +1,7%. Unipol- 0,8%. Eni ha guadagnato il 2,1%.
Eric Knight, grande azionista activist del cane a sei zampe, torna alla carica. Dopo la battaglia, vinta, sulla Snam, Vinke chiede ora il divorzio dell’Eni da Saipem. La strada maestra non è la vendita o un aumento di capitale ma la cessione pro quota agli attuali azionisti Eni, cosa che lascerebbe alla Cdp una quota attorno al 13% della società, magari da accasare in seguito con uno dei big del settore, Schlumberger o Halliburton. Terna è salita dell’1,8% dopo la promozione a buy di Ubs.
Fra i titoli industriali, Fiat è salita del 2,2%, Finmeccanica +1%. Positive StM +4,1%, Prysmian +4% e Tenaris +2,8%. L’elenco dei rialzi prosegue con: Autogrill +2,4%, Diasorin +1,6%, Tod’s +1,6%. In evidenza anche Rcs +5,1%. Telecom Italia + 0,9%. Le decisioni sulla sorte de La 7 sono state rinviate al cda di Telecom Italia Media del 4 marzo “in quanto – recita un comunicato – la definizione di alcuni aspetti contrattuali e’ tuttora in corso di perfezionamento”.