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L’Italia di oggi: vecchi ricchi e giovani più poveri

Il nuovo rapporto Censis-Tender Capital “La silver economy e le sue conseguenze” ha scattato la fotografia di una penisola in cui gli anziani sono molto longevi e ricchi, mentre i giovani faticano a trovare stabilità. Che cosa si può fare?

L’Italia di oggi: vecchi ricchi e giovani più poveri

È stato presentato il 29 ottobre al Senato il rapporto prodotto dal Censis con Tender Capital, su La Silver economy e sue conseguenze. Si tratta di un’interessante analisi che getta luce su un’ulteriore sfida con cui deve necessariamente confrontarsi la società italiana contemporanea. L’Italia, infatti, è prima in Europa per incidenza di anziani (gli over 65 sono pari al 22.7% della popolazione) e seconda al mondo dopo il Giappone (28,1%). Si tratta di un’area sociale marginale e povera, come si pensa normalmente? Assolutamente no! Hanno sostenuto gli autori del Rapporto tra cui, soprattutto, Giuseppe De Rita, presidente del Censis. Dimostrando sulla base di dati che si tratta, invece, di una realtà sociale ricca e forte. Una sostanziosa concentrazione di ricchezza e una consistente fonte di domanda per il sistema economico. 

I dati riportati mostrano con grande chiarezza il trend, le dimensioni e le caratteristiche del fenomeno. Nel 1951 i giovani fino a 34 anni erano 27,4 milioni (57% della popolazione) e sono scesi a 20,4 milioni (33,8%) nel 2019. Negli stessi anni gli over 65 passano da 4 (8,2%) a 13.7 milioni (22,8%). Le previsioni al 2051 danno 2,9 milioni in meno per i giovani e 5,8 milioni in più per gli oltre 65. Un’ondata inarrestabile che ha portato aun’eclisse di giovani e a una massiccia presenza di anziani: un’inversione della piramide per età che tende ad accentuarsi nel tempo.   

I longevi, secondo il Rapporto, sono divenuti la “nuova potenza economica del Paese”. Hanno una ricchezza media più alta del 13.5% rispetto a quella nazionale mentre quella dei millennials è inferiore del 54,6%. Negli ultimi venti anni si è raddoppiata (dal 20% al 40%) la loro quota di ricchezza nazionale, è aumentata del 23.3% la relativa spesa per consumi familiari (-34% i millennials), sono di molto cresciuti come proprietari di abitazione. Questa fetta di società, inoltre, sostiene una crescente spesa per consumi culturali e di qualità ed è un importante generatore di welfare familiare e sociale. 

Il maggiore elemento critico, invece, è costituito dalla presenza, anch’essa crescente, di anziani non autosufficienti (2.8 milioni di persone su 13.7 di over 65) che rappresenta una tara specifica (e da correggere) del modello di welfare italiano. 

In estrema sintesi quello descritto finora è il quadro fornito dal Rapporto in questione, nel quale, a conclusione, si mette in evidenza che esiste un ampio portafoglio di destinazioni possibili dei risparmi e altrettanti sbocchi di investimento legati alla silver economy per cui sarà decisiva la capacità di attivare strumenti che facciano convergere risorse pubbliche e private, capaci di mobilitare capitali verso progetti di infrastrutturazione materiale e di servizi pensati per gli anziani. La longevità va concepita non più come un costo, ma come una risorsa. Ben venga, quindi, che siano superati stereotipi ancora troppo diffusi. 

In conclusione, quanto affermato nel Rapporto è assolutamente condivisibile e dare più attenzione alla componente anziana della società può favorire lo sviluppo, immetterlo anche per questo aspetto sul percorso della “sostenibilità” nell’accezione più ampia e far aumentare, con la qualità della vita, la capacità di resilienza del sistema economico e sociale. Ma non può certamente costituire la molla portante dello sviluppo di cui ha necessità il paese. Se, come sostiene l’Istat, proseguendo il trend attuale nel 2065 la popolazione dovesse scendere da 60 a 53 milioni di unità, i longevi costituiranno il 33% della popolazione (rispetto al 22% attuale). Chi produrrà per loro? L’invecchiamento demografico significa che viene a mancare quello che, assieme al capitale, è il fattore fondamentale dello sviluppo: il lavoro. Un mondo prevalentemente di giovani. 

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