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Liste d’attesa: via libera del Cdm a decreto e disegno di legge, ma rimangono i dubbi sulle risorse a disposizione

Il consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge e un disegno di legge per abbattere le liste d’attesa, ma rimangono i dubbi delle regioni sulle coperture. Ecco le principali misure

Liste d’attesa: via libera del Cdm a decreto e disegno di legge, ma rimangono i dubbi sulle risorse a disposizione

Un decreto legge e un disegno di legge per abbattere le liste d’attesa. Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto legge contenente le misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste d’attesa e a un disegno di legge con misure di garanzia sulle prestazioni sanitarie. Rimangono però i dubbi da parte delle regioni su risorse e finanziamenti.

Liste d’attesa: le misure principali approvate dal Cdm

Tra le misure principali contenute nel decreto legge ci sono l’istituzione di un Cup unico regionale o infraregionale, il monitoraggio sulle liste d’attesa affidato all’Agenas, un ispettorato generale di controllo sull’assistenza sanitaria fino all’introduzione di visite ed esami il sabato e la domenica. 

Per quanto riguarda Agenas, ​​la sua introduzione è prevista dall’articolo 1 del decreto legge. In base a quanto previsto, presso Agenas sarà istituita una piattaforma nazionale per le liste d’attesa con l’obiettivo di disporre per la prima volta di “un monitoraggio puntuale e reale dei tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie”. La piattaforma dialogherà con le piattaforme regionali delle liste di attesa (interoperabilità). Nel caso in cui Agenas riscontri “inefficienze o anomalie nell’ambito del controllo delle agende di prenotazione, può procedere con audit nei confronti delle aziende sanitarie”. Lo scopo della misura è quello di superare insieme eventuali difficoltà riscontrate. 

L’articolo 3 definisce invece “l’obbligo di un Cup unico regionale o infraregionale con tutte le prestazioni disponibili del pubblico e del privato convenzionato e si prevede la nullità del contratto con il privato accreditato che non provveda a inserire le prestazioni nei Cup pubblici (deve essere collegato e interoperabile); per chi è autorizzato ma non ancora accreditato, il collegamento con i Cup pubblici diventa requisito per il rilascio dell’accreditamento istituzionale (premialità)”. Si prevede inoltre che, se se le prestazioni non vengono erogate nei tempi previsti, le aziende dovranno garantire ai cittadini la prestazione in intramoenia o attraverso il privato accreditato. I dettagli su questa misura arriveranno attraverso un decreto  del ministro delle Salute che dovrà essere adottato entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto. 

Le aziende sanitarie e ospedaliere non potranno più sospendere o chiudere le attività di prenotazione (agende) e spetterà al Cup l’onere di attivare un sistema di recall per evitare il fenomeno delle prestazioni prenotate e non effettuate. I cittadini che non si presenteranno alla visita prenotata dovranno pagare ugualmente il ticket.

L’articolo 4 del decreto legge stabilisce infine che visite ed esami diagnostici debbano essere effettuati anche il sabato e la domenica, prolungando la fascia oraria. Per evitare abusi dell’attività in intramoenia, a scapito dell’attività istituzionale finalizzata alla riduzione delle liste d’attesa, si prevede in ogni azienda ospedaliera le ore di attività libero professionale non deve eccedere quella ordinaria.

Dall’aumento delle tariffe per il personale alle sanzioni per i direttori delle Asl 

Il disegno di legge, composto di 14 articoli a completamento del decreto legge, prevede invece l’introduzione di un registro nazionale delle segnalazioni dei cittadini sui disservizi; un aumento delle tariffe orarie del 20% per il personale che dovrà prestare servizi aggiuntivi contro le liste d’attesa con una tassazione ridotta al 15% e 100 milioni di euro per avvalersi di specialisti ambulatoriali interni per recuperare le liste d’attesa. 

Non dovrebbe esserci inoltre nessun taglio alle prestazioni ma classi di priorità verranno indicate dal medico nella richiesta di visita o esami. Previste anche nel ddl sanzioni per i direttori generali delle Asl. Il mancato raggiungimento degli obiettivi annuali potrà determinare la sospensione dall’elenco nazionale dei direttori per un periodo di 12 mesi. Anche gli specializzandi verranno chiamati per abbattere le liste d’attesa con incarichi fino a 10 ore settimanali. Confermate le misure di contrasto contro il fenomeno dei gettonisti: possibili assunzioni con contratti di lavoro autonomo.

Schillaci: “Dal primo gennaio stop al tetto di spesa per il personale sanitario”

 “Dal primo gennaio 2025 sarà abolito il tetto di spesa per il personale sanitario“,  ha annunciato il ministro della Salute Orazio Schillaci, presentando in conferenza stampa a Palazzo Chigi il Dl anti-liste d’attesa approvato dal Cdm. Prevista anche l’estensione degli orari per le visite diagnostiche e specialistiche di sabato e domenica. 

“Non è più accettabile – ha aggiunto il ministro – che in tante realtà ci siano liste chiuse, devono rimanere sempre aperte, il singolo professionista non deve fare più prestazioni in intramoenia che prestazioni pubbliche: da monitoraggi a campione risulta drammaticamente che si fanno anche 9 prestazioni nel pubblico rispetto a 90 in intramoenia”. 

I dubbi delle regioni

Le misure pensate dal governo per abbattere le liste d’attesa stanno suscitando non pochi dubbi da parte delle Regioni, preoccupate per le risorse a disposizione. Sulle liste di attesa, nel pomeriggio di lunedì i tecnici del ministero della Salute hanno incontrato proprio le Regioni. Il nodo fondamentale è la definizione delle risorse. “Un incontro garbato nei toni – ha definito quello di lunedì Raffaele Donini, assessore alla salute dell’Emilia-Romagna e coordinatore della commissione Salute della Conferenza delle Regioni – ma con qualche motivo di imbarazzo per le Regioni” perché “noi non sappiamo ancora a oggi quali siano i testi di un eventuale decreto e di un disegno di legge né di eventuali coperture”, “ci piacerebbe contribuire alla genesi della norme, non fare solo osservazioni quando approvate”.

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