A settant’anni dalla sua prima edizione, la rassegna ripercorre la vicenda del più innovativo e rivoluzionario dei premi italiani di pittura, che ha accompagnato l’evoluzione del linguaggio artistico del secondo Novecento.
In occasione di EXPO 2015, Lissone celebra l’evento culturale che, all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, ha posto il centro brianzolo nel cuore del dibattito culturale europeo ed è stato testimone della nascita e dello sviluppo delle tendenze più innovative del ventennio postbellico.
A settant’anni dalla sua prima edizione, il Museo d’Arte Contemporanea di Lissone ripercorre la storia del Premio Lissone, la cui natura attiva e propositiva doveva rimanere, secondo le parole di Guido Le Noci, “polemica e di estrema avanguardia”, e che ha seguito l’evoluzione del linguaggio creativo del secondo Novecento, grazie alla partecipazione di autori quali Emilio Vedova, Antoni Tàpies, Mattia Moreni, Ennio Morlotti, Karel Appel, Luis Feito, Mario Schifano e altri.
La mostra, in programma dal 24 maggio al 1° novembre 2015, curata da Alberto Zanchetta, direttore del Museo d’Arte Contemporanea di Lissone, presenta 48 opere, tutte appartenenti alla collezione del Premio Lissone, che coprono un arco temporale compreso tra il 1946 e il 1967, date che segnano l’inizio e il termine della prima esperienza del premio.
“Abbiamo pensato – dichiara Elio Talarico, Assessore alla cultura del comune di Lissone – che fosse nostro dovere presentare al pubblico di EXPO 2015, una delle eccellenze più riconosciute a livello mondiale di Lissone. Infatti, tra il 1946 e il 1967, il Premio Lissone ha posto la città al centro del dibattito culturale internazionale, fornendo un valido spazio dialettico dove si sono confrontate le varie correnti artistiche di quegli anni e si sono succeduti i protagonisti dell’arte italiana ed europea e le anime critiche della seconda metà del Novecento”.
Come afferma Alberto Zanchetta, “La storia del Premio Lissone è stata uno snodo fondamentale per tutta la pittura del secondo dopoguerra. La manifestazione ha infatti ricoperto un ruolo di primo piano, grazie soprattutto ai premi assegnati da giurie d’eccellenza così come alla capacità degli organizzatori di sapersi aggiornare in tempo reale sulla pittura del secolo scorso”.
“Nell’intento di valorizzare e divulgare le sperimentazioni della pittura a livello internazionale – prosegue Alberto Zanchetta -, il premio ha permesso di acquisire molte opere che ancor oggi fanno parte delle collezioni permanenti del MAC di Lissone. La mostra si pone quindi l’obiettivo di gettare uno sguardo ampio e variegato sulle vicende del Premio Lissone, occasione che permetterà agli spettatori di conoscere e apprezzare un concorso che ha contribuito a scrivere un importante capitolo della storia dell’arte italiana, e non solo”.
Il percorso espositivo, suddiviso per gruppi e correnti artistiche, è arricchito da un ricco apparato di documenti, carteggi, manifesti, telegrammi, fotografie e disegni inediti, materiale di propaganda, tra cui inviti, bandi, locandine e altro, che testimoniano l’importanza di un premio che ha visto alternarsi giurie composte dai più celebrati critici e storici dell’arte, quali Giulio Carlo Argan, Marco Valsecchi, Umbro Apollonio, Giuseppe Marchiori, Guido Ballo, Francesco Arcangeli, Pierre Restany, Will Grohmann, Jean Leymarie, Pierre Janlet e altri.
Il Premio Lissone, la cui fama raggiunse la notorietà della Biennale di Venezia, ha rispecchiato la dinamicità dell’arte italiana ed europea di quegli anni, accogliendo correnti che andavano dal Neorealismo al postcubismo, dall’astrazione geometricaall’Abstraction Lyrique, dal gruppo Forma 1 al gruppo MAC, dal gruppo degli Otto a Corrente, da Origine a Cobra, dallo Spazialismo ai Nucleari, dall’Informale all’Espressionismo astratto, dal Nouveau Réalisme al Neodadaismo, dalla Pop Art alla Nuova Figurazione, fino all’Arte cinetica e programmata.
Nato col proposito di presentare un “vivo panorama della pittura italiana”, il Premio Lissone nelle sue prime edizioni ha visto la partecipazione di artisti nazionali, aprendosi nel 1953 alle esperienze provenienti dall’estero. La collezione del Premio iniziò a formarsi con due opere di Ennio Morlotti e di Mauro Reggiani, vincitori ex-aequo della VII edizione, che rappresentavano le due opposte tendenze della pittura contemporanea, quella astrattista e quella neorealista.
Negli anni cinquanta, il premio assume una connotazione vicina all’astratto informale; ne è prova la vittoria dell’artista tedesco Theodor Werner, fautore di una rinascita in terra germanica di questa corrente. Le varie sfaccettature dell’astrattismo si palesano anche nelle successive edizioni; ad esempio, Renato Birolli, vincitore nel 1955, esponente attivo di ‘Corrente’, si faceva portavoce di un astrattismo di stampo naturalistico.
Sempre in questo decennio, spiccano le cadenze informali esercitate in Spagna da Antoni Tàpies e Luis Feito, in cui si nota un impiego di una materia pittorica stratificata e raggrumata, organizzata entro una struttura morfologica solo apparentemente casuale.
L’Informale assume una fisionomia ben riconoscibile nelle tele di Emilio Scanavino, Achille Perilli, Emilio Vedova e Piero Dorazio, ai quali si affianca la ricerca del gruppo Cobra, qui rappresentato da una “Composizione” di Karel Appel.
Gli anni sessanta del Premio Lissone si caratterizzano per una produzione stilisticamente più varia, che registra bene gli umori e le sensibilità degli artisti europei, di nuovo interessati alla figurazione, alle tematiche surrealiste dell’inconscio ma anche alle nuove tecnologie e ai mass media.
La loro autonomia nei confronti dei colleghi americani, allora all’apice dell’attenzione critica e del mercato, si esprime in movimenti come il Neo-Dada o il Nouveau Réalisme, come nel caso dei décollage di François Dufrene, nei quali l’artista francese recupera degli oggetti – in questo caso manifesti lacerati – reinvestendoli di una funzione e di un’identità completamente nuove rispetto a quelle iniziali, o in quello in chiave Pop di Mario Schifano e Valerio Adami, vincitore dell’edizione del 1967, anno in cui termina l’avventura del Premio Lissone, punto di riferimento per le ricerche e le sperimentazioni pittoriche del dopoguerra, capace di monitorare gli umori e le tendenze artistiche, nutrendo l’ambizione di trasformarsi, come aveva annunciato Guido Le Noci in “qualcosa di molto diverso e di molto serio rispetto ai soliti premi che si fanno in Italia”.
Artisti in mostra: Valerio Adami, Karel Appel, Claude Bellegarde, Renato Birolli, Mark Boyle, Aldo Brizzi, Peter Brüning, Samuel Buri, Cheval-Bertrand, William Crozier, Horia Damian, Giuseppe De Gregorio, Piero Dorazio, François Dufrêne, Ernst Faesi, Luis Feito, Gianfranco Ferroni, Franco Francese, Josep Guinovart, Patrick Huges, Nikos Kessanlis, Peter Klasen, André Marfaing, Mattia Moreni, Ennio Morlotti, Edo Murtic, Achille Perilli, Gianni Pisani, Mauro Reggiani, Sergio Romiti, Piero Ruggeri, Emilio Scanavino, Mario Schifano, Gerard Schneider, Giacomo Soffiantino, Antoni Tàpies, Fred Thieler, Eugenio Tomiolo, Guido Trentini, Emilio Vedova, Aat Verhoog, Vittorio Viviani, Theodor Werner.