Vola il mercato dei superalcolici nel 2021. Aperitivi, digestivi e liquori in genere, e cioè tutto ciò che, nel mondo, gira intorno al cibo, ai brindisi e agli happy hour è sempre più Made in Italy. Sorprende che nel celebrare i fasti del primato del vino italiano (in quantità, a prezzi bassi, troppo bassi), all’ultimo Vinitaly di Verona, ben pochi giornali abbiano sottolineato che abbiamo superato e di parecchio la Francia come secondo esportatore mondiale di spirits e cordials tallonando molto da vicino il primo, la Germania.
Ma non in numero di bottiglie bensì in valore e con un’immagine, quella dell’italian way of life, sempre più attraente che fa prevedere un probabile sorpasso a breve termine della Germania da parte dell’Italia. L’ascesa degli aperitivi e dei digestivi, degli amari e dei cordiali italiani è testimoniata dai dati di Jan Conway che ha pubblicato su Statista.
Liquori e cordiali: l’Italia si piazza al secondo posto
La Germania rimane il maggior esportatore di liquori e cordiali al mondo nel 2020 ma con un crollo del 30% al 2019. Complessivamente nel 2020, la Germania ha esportato liquori e cordiali per un valore di circa 421,4 milioni di dollari USA. L’Italia si colloca a brevissima distanza al secondo posto, con esportazioni per un valore di circa 415,8 milioni di dollari. La Francia è stata addirittura superata dall’Irlanda mentre gli Stati Uniti sono nelle zone basse del range con appena 118 milioni di dollari. In realtà è stata una “gara” che ha avuto, a causa della pandemia, il suo lato negativo poiché tra il 2019 e il 2020 le esportazioni italiane sono scese del 14%, ma con un andamento meno negativo di quello degli altri paesi e, soprattutto, con una ripresa nel 2021 più rapida e più consistente. Se la Germania ha perso, come abbiamo sottolineato, ben il 30% delle sue vendite all’estero, l’Inghilterra ha perso il 22%, la Francia il 18,6%.
Superalcolici: ripresa del 2021 e minacce per il 2022
Per contro le nostre esportazioni nel 2021 hanno registrato un salto superiore a quello degli altri paesi, con una crescita del 23%, come hanno comunicato Denis Pantini (Responsabile Agroalimentare Nomisma) ed Emanuele Di Faustino (Project Manager Nomisma) in occasione della presentazione dell’Osservatorio Spirits. E per il 2022, quali sono le aspettative degli operatori del settore? Non molto ottimistiche perché, per esempio, ci mancherà e a lungo, il mercato russo che nel 2020, in controtendenza rispetto ad altri mercati, aveva importato spirits e alcolici con un aumento di ben il 76% in più rispetto al 2019.
Secondo Federvini le indicazioni che provengono dagli operatori sono molto preoccupanti. Le ragioni sono quelle comuni, sia pure in diverse proporzioni, a tutti i comparti dell’economia: costi e difficoltà dei trasporti, aumenti continui delle materie prime e delle energie e, in modo sempre più pesante, l’aggravarsi degli effetti negativi del conflitto russo-ucraino che sta drenando ingenti risorse in maniera ormai incontrollabile dall’economia “sana” e attiva a quella distruttiva degli armamenti. Oltre a influire negativamente sulle propensioni ai consumi delle famiglie. Quanto al mercato interno, le vendite dei superalcolici sono cresciute, secondo l’Osservatorio Federvini, in collaborazione con Nomisma e TradeLab, del 6,5% nel 2021 sul 2020, arrivando a 1,2 miliardi euro, registrando progressi in tutte le categorie: i best performer sono gli aperitivi alcolici (+17,3%), seguiti da amari (+7,1%), liquori dolci (+3,3%) e distillati e acquaviti (+3%).
Segno meno invece per il comparto degli aceti che ha registrato vendite per 133 milioni di euro, con l’eccezione positiva del balsamico, le cui vendite sono cresciute del 3,5% in valore.