Il mercato cambia pelle frequentemente e di conseguenza anche le abitudini di investimento. La pandemia, la crisi climatica e soprattutto la rivoluzione digitale hanno favorito la nascita di nuove “ragnatele finanziarie”, introducendo nel mondo degli investimenti opportunità di partecipazione attiva alla generazione di valore da parte di tutti i risparmiatori, che hanno iniziato ad assaporare un nuovo modo di giocare il proprio ruolo: più attivo e meno da spettatore. E’ qui che si inserisce la figura dell’investitore consapevole, che all’obiettivo di massimizzare il rendimento del proprio capitale decide di affiancare una maggiore consapevolezza sugli effetti che questo produce sull’economia reale e sul pianeta. È un investitore disponibile a dedicare tempo e attenzione ai suoi investimenti illiquidi o non quotati, perché si rende conto che esiste una forte interattività tra il suo agire finanziario e gli effetti sociali, economici e ambientali che ne derivano, una consapevolezza che è spesso il frutto di esperienze imprenditoriali in proprio.
Il concetto di investitore consapevole è una riflessione che nasce dalla collaborazione tra Paolo Bosani, managing partner di Expand Capital Partners, e Rinaldo Sassi, ceo di Scouting Tra Partners Group spa, confluito nel libro “L’investitore consapevole. Tra redditività, responsabilità e impegno attivo”, pubblicato dal Il Sole 24 Ore.
L’investitore consapevole attore del cambiamento
Bosani e Sassi hanno provato a fare ordine fra tutti i pezzi del puzzle. Forniscono un quadro completo della situazione ma dando anche speranza. “Abbiamo continuato a comportarci da investitori inconsapevoli credendo nell’equilibrio di un asset allocation (60 azionario e 40 obbligazionario o qualcosa di simile) … accettando che a decidere fossero prevalentemente gestori esperti regolamentati che operano soluzioni basate su profili standard di rischio finanziario…Ma qualcosa, forse, sta cambiando”. Cosa? Secondo i due autori ha fatto finalmente capolino il desiderio di assumere una posizione più “consapevole” di come il comportamento finanziario può influenzare il pianeta e il nostro modo di vivere, garantendo un’allocazione del patrimonio più conscia e generando continuamente “ragnatele finanziarie”, ossia opportunità di investimento in cui gli attori non solo partecipano attivamente al valore che creano ma si con-fondono con il progetto che hanno deciso di finanziarie. Ed è grazie alla tecnologia se stiamo assistendo a un cambiamento di “massa” anche delle nostre abitudini finanziarie.
Gli strumenti che attivano la consapevolezza
Mentre blockchain, crowdfunding, club deals e altre forme di investimento collettivo prenderanno sempre più campo, si renderanno necessari cambiamenti normativi in grado di recepire le nuove forme di partecipazione collettive alla gestione degli investimenti, che tenderanno a non coincidere più con il sistema di intermediari finanziari finora conosciuto. La loro diffusione però mostra che nel mercato si sente la necessità di strumenti di partecipazione attiva ai progetti di investimento, non completamente risolti tramite le strutture finanziarie tradizionali. Certo è, che si tratta di una architettura monetaria che necessita di attenzione in quanto si presta – in assenza di controlli – a manipolazioni, ma siamo pur sempre davanti a una nuova frontiera accessibile a tutti. Per gli investitori consapevoli, spiegano gli autori, diventerà inevitabile affrontare la gestione del proprio risparmio attraverso molta più diversificazione, raggiungibile grazie all’inserimento di nuove asset class e di nuovi strumenti partecipativi, in una visione di lungo periodo dei propri investimenti fortemente connessa al proprio lavoro e ai propri interessi individuali.
A proposito di persone e carriere
Non solo i mercati, tutto il contesto economico è l’epicentro di una forte trasformazione sociale. Il lavoro ha completamente cambiato volto e si sta proiettando a un concetto molto più fluido della interazione tra le persone. Il fenomeno del “Big Quit” (Grandi dimissioni) dimostra quanto sia cambiata la nostra cultura lavorativa e che ne stiamo cercando un’altra più adatta a noi anche attraverso il ruolo più attivo che possiamo giocare nell’allocazione del nostro capitale. E l’unico modo per farlo, evidenziano Bosani e Sassi, “è tornare al centro delle nostre decisioni. La consapevolezza sul ciò che vogliamo essere nel lavoro come negli investimenti personali può restituirci quel senso di appartenenza a questo mondo molto complesso che per lungo tempo ci ha fatto sentire spettatori un po’ sfruttati in cambio di agio e facilità”.