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L’inverno demografico fa tremare Pil e spesa pubblica. Il focus di Intesa Sanpaolo

In Italia, la popolazione scenderà di 6 milioni entro il 2070, con un aumento della spesa pubblica per pensioni, sanità e assistenza. La riduzione della forza lavoro rallenterà la crescita del pil. Intesa Sanpaolo avverte: le previsioni potrebbero essere troppo ottimistiche

L’inverno demografico fa tremare Pil e spesa pubblica. Il focus di Intesa Sanpaolo

L’invecchiamento della popolazione in Italia e in tutta l’Ue cambierà il volto dell’economia e della spesa pubblica. Entro il 2070, l’Italia perderà circa 6 milioni di abitanti e avrà un forte calo della forza lavoro, con conseguenze significative sull’economia e sui bilanci pubblici. Non solo il pil potenziale ne risentirà, riducendo le prospettive di crescita, ma anche la spesa pubblica per previdenza, sanità e assistenza a lungo termine salirà, con un rischio crescente per le tasche dei privati. Lo studio di Intesa Sanpaolo – Research Department, attraverso una rielaborazione dei dati dell’Ageing Report 2024 della Commissione Europea, mette in discussione le previsioni ottimistiche della Commissione e suggerisce un’analisi più cauta e interventi politici mirati per affrontare le sfide future, come la riforma delle politiche previdenziali e la promozione della produttività.

Il declino demografico e il futuro del lavoro

Secondo l’Ageing Report 2024, la popolazione italiana è destinata a scendere drasticamente da 59 milioni a poco più di 53 milioni entro il 2070. Questo calo di circa 6 milioni di abitanti è attribuito al basso tasso di fertilità, uno dei più bassi dell’Ue, fissato a 1,24 nel 2023. Solo Malta e Spagna hanno tassi inferiori. La Commissione Europea prevede, tuttavia, un’inversione di tendenza, con un aumento del tasso di fertilità fino a 1,45 entro il 2070, basato su un’ipotesi di “convergenza” verso i Paesi Ue con tassi di fertilità più elevati, ma potrebbe risultare eccessivamente ottimistica.

Il calo demografico influenzerà profondamente il mercato del lavoro. La popolazione in età lavorativa diminuirà di 7,2 milioni di unità, portando l’indice di dipendenza degli anziani a oltre il 65%, rispetto al 41% del 2022. La riduzione della forza lavoro e dell’occupazione sarà meno drammatica (-3,5 e -2,9 milioni rispettivamente), grazie a un aumento della partecipazione e dell’occupazione, in particolare tra le fasce di età più avanzate e tra la popolazione femminile.

Impatto dell’invecchiamento sul pil potenziale

L’invecchiamento della popolazione avrà un impatto negativo sulla crescita del pil potenziale. Nel breve termine, entro i prossimi dieci anni, il calo del contributo lavorativo ridurrà la crescita del pil potenziale dall’attuale valore vicino all’1% fino a un minimo di 0,5% tra il 2031 e il 2033. Tuttavia, nel lungo termine, la crescita della produttività e l’aumento del capitale potrebbero far risalire il pil potenziale a una media dell’1,4% tra il 2040 e il 2060, per poi rallentare nuovamente all’1,1% entro il 2070. Anche queste previsioni si basano su ipotesi tecniche di convergenza, ma che potrebbero non tenere conto della debolezza strutturale della produttività in Italia.

Proiezioni di spesa: quando l’età fa lievitare i costi

Secondo le stime della Commissione, la spesa pubblica legata all’età aumenterà di un punto percentuale del pil nei prossimi 15 anni, raggiungendo un picco del 28,3% del pil tra il 2036 e il 2040. Dopo questo picco, è prevista una diminuzione della spesa pensionistica grazie alla riduzione del tasso di copertura e del benefit ratio. Tuttavia, la spesa sanitaria è destinata ad aumentare dal 6,3% del pil nel 2022 al 6,5% nel 2048-2061, e la spesa per l’assistenza a lungo termine crescerà dall’1,6% del pil a un picco del 2,2% nel 2052-2068. Esiste il rischio che tali spese gravino sempre più sui privati piuttosto che sul welfare pubblico.

Una prospettiva più cauta

L’analisi di Intesa Sanpaolo mette in luce che le proiezioni della Commissione potrebbero sottostimare l’impatto dell’invecchiamento sulla spesa pubblica e sull’economia. Gli scenari di rischio più realistici indicano che la spesa pubblica legata all’età potrebbe superare di oltre due punti percentuali rispetto allo scenario di base della Commissione. Per affrontare queste sfide, è cruciale adottare un approccio più prudente, che includa:

  • Riforma delle politiche previdenziali: rivedere e potenziare le politiche previdenziali per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico di fronte a una maggiore spesa pubblica.
  • Stimolo alla produttività: promuovere politiche che incentivino l’innovazione e la crescita della produttività, per contrastare l’effetto negativo dell’invecchiamento della forza lavoro sul PIL potenziale.
  • Pianificazione della spesa pubblica: adeguare le previsioni di spesa pubblica alle reali dinamiche demografiche e alle potenziali pressioni sui bilanci pubblici, per evitare sorprese future e garantire una gestione sostenibile delle risorse.

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