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L’intervento dell’economista Franco Mosconi su Corsera: “Emilia, mai più da sola”

“La vicenda delle province dimostra una volta di più che in Italia non funzionano le cosiddette grandi riforme. Conviene, forse, in questa nuova e fondamentale occasione, percorrere la strada delle «cooperazioni rafforzate»”. Questa la tesi dell’economista industriale Franco Mosconi, docente all’università di Parma, esposta in un suo intervento sull’edizione bolognese del Corriere della Sera, auspicando l’ispirazione a un modello come quello dei Lander tedeschi. Ecco il testo dell’articolo:

“I quattro maggiori Länder tedeschi hanno due caratteristiche comuni: un’elevata popolazione e una forte base manifatturiera. Il più grande, con 18 milioni di abitanti, è la Renania Settentrionale-Vestfalia con capitale Düsseldorf; segue poi con oltre 12 milioni la Baviera (Monaco); quindi con 10 milioni il Baden-Württemberg (Stoccarda); infine, la Bassa Sassonia con 8 milioni (Hannover ma come non menzionare Wolfsburg?). Il contrasto coi numeri delle nostre regioni appare in tutta la sua ampiezza.

Quelli tedeschi sono luoghi che i nostri imprenditori conoscono assai bene. Ma oggi si è iniziato a discutere anche di quali alleanze/integrazioni sono prefigurabili fra città e regioni italiane proprio per rafforzare la competitività dell’Italia.

Data la sua centralità nella nuova rete dell’Alta velocità, il tema appare particolarmente strategico per Bologna, come ha ben posto in rilievo su queste colonne l’articolo di Dario Di Vico: «Tutti i vantaggi dell’asse Bologna-Milano» (23 ottobre). Sul tavolo – ce lo ricorda lo stesso Di Vico – c’è poi la vecchia questione del «gemellaggio» di Bologna con Firenze, che non pare aver dato sinora grandi frutti. Infine, allargando lo sguardo all’Emilia Romagna, da autorevoli esponenti della Giunta regionale si è di recente fatto cenno alla possibilità di un’unione col Veneto.

Ora, per evitare di giocare a una sorta di «Monopoli» per amministratori pubblici, da dove cominciare? La vicenda delle province dimostra una volta di più che in Italia non funzionano le cosiddette grandi riforme. Conviene, forse, in questa nuova e fondamentale occasione, percorrere la strada delle «cooperazioni rafforzate», quel modus operandi inventato dai padri fondatori dell’Europa unita. Fatte le debite proporzioni, dunque, si tratta di scegliere alcuni ambiti privilegiati sui quali sperimentare – appunto, con altre città e/o regioni – istituzioni e politiche comuni per giungere, cammin facendo, a vere e proprie integrazioni. Entrambe le ipotesi sul tappeto appaiono promettenti. Primo, Milano e Bologna (le loro due regioni valgono oltre 14 milioni di abitanti) come «rete d’impresa» in vista dell’Expo 2015 e oltre, con tutto ciò che questo implica: fiere, grandi eventi, scambi turistici, etc. Secondo, Emilia Romagna e Veneto come «capitale manifatturiera» del Paese: difatti, sono le due regioni con la più alta intensità di medie imprese industriali e con una diffusione capillare di distretti. Queste due regioni – un «Land» tedesco, con circa 10 milioni di abitanti – potrebbero congiuntamente dar vita a quelle strutture collettive nella ricerca applicata e nell’istruzione tecnica superiore che hanno fatto grande l’industria tedesca: i «Fraunhofer Institute» e le «Fachhochschulen» (pubblicizzate come University of Applied Sciences a livello internazionale).

È ragionevole attendersi che dopo qualche anno di «cooperazioni rafforzate» nelle due direzioni qui sopra indicate, la forza delle cose spingerà per un’unione a tuttotondo in un senso o nell’altro. Le elezioni regionali del 2015 potrebbero così offrire l’occasione per dare corpo, sul piano istituzionale, a ciò che nel frattempo sarà venuto a maturazione.”

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