Una vittoria che scaccia i fantasmi, un pareggio che li moltiplica. Domeniche molto diverse per Inter e Napoli, caratterizzate da risultati che lasciano un segno forte e chiaro sui rispettivi campionati. Il successo dei nerazzurri sulla Sampdoria rimette a posto le cose, o almeno una parte di esse, dopo una settimana a dir poco turbolenta, lo 0-0 degli azzurri in casa col Torino, invece, oltre a rendere imbarazzante la distanza dalla Juve (13 punti sono davvero troppi), certifica una crisi di gol e motivazioni, come si evince dal terzo pari nelle ultime 4 partite (a cui bisogna aggiungere l’eliminazione dalla Coppa Italia).
Va detto che una vittoria non avrebbe cambiato di una virgola gli scenari in chiave scudetto e il problema maggiore, forse, è proprio questo. Il Napoli non sembra più avere fame di vittorie in campionato, “prigioniero” com’è di un secondo posto troppo distante dal primo ma anche dal terzo: la mancanza di stimoli è evidente (basti guardare il San Paolo vuoto) e tocca ad Ancelotti trovare una soluzione, pena rischiare una seconda parte di stagione molto complicata.
“Non è possibile che in due partite, con tutte queste occasioni, finisca con zero gol – ha sospirato amaro il tecnico azzurro. – Sfido chiunque a dire che giochiamo male. La squadra gioca bene, ha identità e crea occasioni. Ci manca il gol, ed è una nostra colpa, e in questo dobbiamo migliorare. Perché non possiamo permetterci di tirare così tanto senza segnare”.
L’arringa di Carletto ha delle basi, su questo non c’è dubbio: basti pensare alle occasioni avute da Insigne (su tutte il palo clamoroso colpito nel secondo tempo) e da Milik ma non convince fino in fondo. Il suo Napoli, pur creando più degli avversari, non ha quel mordente necessario per vincere le partite “sporche”, tutto il contrario del girone d’andata quando, in un modo o nell’altro, portava a casa punti su punti. Evidentemente la classifica comincia a pesare, così come la rassegnazione di un ambiente lontanissimo dalle sue storiche abitudini di tifo assordante e presenze ai limiti del commovente.
Non si poteva certo parlare di mancanza di stimoli invece per l’Inter, presentatasi al match contro la Sampdoria con un carico di tensioni persino superiore alla logica. Il grande dubbio che attanagliava la vigilia riguardava il modo in cui i nerazzurri sarebbero riusciti a gestirlo: reazione rabbiosa o crollo psicologico? Ha vinto la prima risposta, guarda caso con uno degli uomini più discussi (dopo Icardi s’intende) della stagione, quel Nainggolan arrivato in estate per infastidire la Juve e rivelatosi invece un mezzo flop.
Almeno fino a ieri, perché il gol contro la Samp potrebbe fare da spartiacque alla sua esperienza in nerazzurro. Il suo destro da fuori area al 78’ ha spazzato via i fantasmi di un pareggio che avrebbe avvicinato pericolosamente il Milan e, forse, anche la Roma, rimettendo in discussione addirittura la zona Champions. Gol pesantissimo insomma, tanto più che la Samp aveva appena trovato il pareggio con Gabbiadini (75’) annullando il momentaneo vantaggio di D’Ambrosio (73’): l’aria di San Siro cominciava a farsi pesante e il caso Icardi, presente in tribuna con l’immancabile Wanda, rischiava di assumere proporzioni ancora maggiori.
“Sono contento che fosse allo stadio ma avrei gradito di più se fosse venuto negli spogliatoi a festeggiare a fine partita – il commento-frecciata di Spalletti – Siamo tutti sullo stesso carro, ci sono da fare ulteriori passaggi per farlo tornare nello spogliatoio e vivere le emozioni con il gruppo. Anche per la squadra non è facile essere sempre avvolta da questi discorsi…”.
Intanto però la classifica è di nuovo in sicurezza e questo, dato il momento, è già un bel risultato. Il Milan, infatti, è tornato a meno 4 e la Roma, in caso di vittoria nel posticipo odierno contro il Bologna (ore 20.30), arriverà a 5. La pressione, complice il calendario-spezzatino, passa dunque sulle spalle dei giallorossi, costretti a prendersi i 3 punti in quel dell’Olimpico per non perdere di vista il treno Champions. Partita più insidiosa di quanto non possa sembrare, un po’ perché i rossoblu sono in netta ripresa (una vittoria e un pareggio da quando è arrivato Mihajlovic), un po’ per via delle stanchezze post Europa, già fatali ieri alla Lazio, sconfitta nel finale a Marassi contro il Genoa. Ma la Roma deve dimostrare di essere più forte di tutto ciò, pena rischiare davvero di compromettere parte della stagione.
“Col Porto abbiamo speso tanto dal punto di vista fisico e mentale, ma la squadra ha dimostrato di avere un equilibrio maggiore – le parole di Di Francesco. – Questo deve essere un punto di partenza, un atteggiamento che ci dobbiamo portare dietro anche col Bologna. Per centrare l’obiettivo servirà fare più risultati dei nostri avversari, in questo momento il Milan sta dando grande continuità”.
Vietato sbagliare insomma, ecco perché, al netto di alcuni infortuni (Schick e Under non ci saranno e anche El Shaarawy è in dubbio), il tecnico giallorosso schiererà la miglior formazione possibile, dunque un 4-2-3-1 con Olsen in porta, Santon, Manolas, Fazio e Kolarov in difesa, Cristante e Nzonzi a centrocampo, Florenzi, Zaniolo ed El Shaarawy (l’alternativa è Kluivert) sulla trequarti, Dzeko in attacco. Mihajlovic, di nuovo con l’acqua alla gola dopo le vittorie di Udinese ed Empoli, tenterà di portar via punti dall’Olimpico affidandosi a un 4-2-3-1 che vedrà Skorupski tra i pali, Mbaye, Danilo, Helander e Dijks nel reparto arretrato, Poli e Pulgar in mediana, Sansone, Soriano ed Edera alle spalle dell’unica punta Santander.