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L’Inter rivincerà lo scudetto, la Juve ha bisogno di tempo: parla il maestro del giornalismo sportivo Beccantini

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Tempo di sosta, tempo di (primi) bilanci. Il campionato si ferma per le Nazionali e noi ne approfittiamo per fare il punto con Roberto Beccantini, firma storica de La Stampa e, più in generale, del giornalismo sportivo italiano. Una lunga carriera passata negli stadi di tutto il Mondo (nove Mondiali, nove Olimpiadi e otto Europei) e nei palazzi che contano (è stato giurato per il Pallone d’Oro) non ha certo scalfito la passione per il calcio, anzi l’occhio del Primario (come lo definiscono i suoi fan sui social) è sempre attento, così come la sua penna, ricca, pungente e mai banale.

Beccantini, tanti gol, molti pareggi e le solite, immancabili, sorprese: che impressione le hanno lasciato le prime tre giornate del campionato?

“Il calcio d’agosto è indizio vago: a maggior ragione con il mercato chiuso sul filo della terza giornata. Tra parentesi: un abominio. Dunque, avanti adagio: molto adagio. La scorsa stagione, guidavano Inter e Milan a punteggio pieno. Oggi, nessun “percorso netto” e quattro in testa: Juventus, Inter, Toro, Udinese. Nel 2022, a quota 7, ce n’erano addirittura sei: Atalanta, Lazio, Milan, Napoli, Roma, Torino. Siamo nella norma”. 

Partiamo dall’Inter campione in carica: crede sia ancora la favorita?

“Sì. Assolutamente. Matura, cresciuta. In pratica, Inzaghi può disporre di due squadre. Ecco qua, nell’ambito di tracce fumose, l’appiglio più solido. A meno che i ruttini da pancia piena non ne zavorrino la marcia”. 

La Juventus ha dato il via a una rivoluzione molto costosa: può vincere subito?

“Non penso. L’Allegri-bis non ci è riuscito in tre anni, diamo tempo a Thiago. Nella mia griglia, la Juventus era e rimane quarta. Al netto dell’adesione popolare al nuovo corso”.

Gli addetti ai lavori nutrono molte speranze nel Napoli, ma le prime partite hanno mostrato diverse crepe: basterà la presenza di Conte per essere competitivi ai massimi livelli?

“Ha perso netto a Verona, liquidato il Bologna e vinto di sedere con il Parma. Ma attenzione: Conte è Conte; il Napoli non fa coppe; Lukaku appena arrivato ha subito bollato. Per tacere del caso Osimhen, finalmente risolto, e dell’avvento di McTominay, un tipo di centrocampista-incursore che mi intriga. Nei miei pronostici, il Napoli resta secondo”.

Veniamo alle note dolenti, dunque al Milan. Fino a poche settimane fa se ne parlava come dell’anti-Inter per eccellenza, poi però sono arrivate le partite…

“Lo avevo inserito al terzo posto, dietro Inter e Napoli. Già sette punti in meno. L’impatto di Fonseca non è stato dei migliori. Mancano leader in rosa (e, temo, pure in Ibra e nella sua Camelot). Manca equilibrio, come documentano i gol: 5 fatti, ordinaria amministrazione; 6 subiti, troppi; e tutti, o quasi, in fotocopia. Positivi gli impatti di Morata (al di là dell’infortunio), Pavlovic e gli spiccioli romani di Abraham. Patti chiari: Theo Hernandez e Leao non sono fuoriclasse, o lo capiscono o bisogna farglielo capire. E non sono leader”.  

Anche Roma, Lazio e Atalanta sono partite male: dove le collochi in un’ipotetica griglia?

“Concordo. Per la Dea, tre trasferte su tre; infortuni; gente che va, gente che viene; tormentoni (Koopmeiners, Lookman). Nel mio ‘schieramento’: Atalanta quinta, Roma sesta, Fiorentina settima, Lazio ottava. Roma con il dietro-front di Dybala, l’innesto di Dovbyk, la partenza di Lukaku e Abraham; Lazio a fine ciclo: via, dopo Milinkovic-Savic (nel 2023), Felipe Anderson, Luis Alberto, Immobile. Soprattutto Immobile. Cantieri aperti, nella capitale (e non solo). De Rossi e Baroni, persone serie, non si illudono e non illudono. E guai a trascurare i granata di Vanoli: gioco, non solo cuore”.

Infine, una riflessione sulla Nazionale. Spalletti si è assunto tutte le responsabilità della figuraccia Europea, promettendo maggior chiarezza tattica e meno pressioni: basterà per ripartire?

“Lo spero, ma ho paura che non basti. In campo vanno i giocatori. E non è che dalla spedizione tedesca avessimo lasciato fuori dei simil-Messi o dei simil-Cristiano. Nessun italiano è stato incluso nel listone dei 30 stilato per il Pallone d’oro. Questi siamo. La media tra il titolo europeo del 2021 e il fiasco del 2024”.

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