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L’Inter ritrova la vittoria, il Milan piange a Sassuolo

Tre gol e tre punti per ritrovare il sorriso. L’Inter torna alla vittoria in campionato con un bel 3-1 sul Palermo e rimette nel mirino quel terzo posto attualmente occupato dalla Roma. I giallorossi restano a + 5 ma tra due settimane ci sarà lo scontro diretto: chissà che la banda Mancini non ci arrivi con un pizzico di fiducia in più rispetto alle previsioni. Successo convincente quello di ieri per quanto aiutato da un avversario tutt’altro che irresistibile, ormai trascinato, suo malgrado, nella lotta per non retrocedere dall’indomito Frosinone.

Ma l’Inter degli ultimi tempi ci aveva regalato ben poche certezze, ecco perché non è il caso di fare gli schizzinosi bensì di sottolineare le cose positive. “Abbiamo fatto una buonissima partita, già nel primo tempo avremmo meritato di vincere 3-0 – ha confermato Mancini. – La squadra sta crescendo, dovremo essere bravi a confermare ciò che si è visto nelle ultime partite. Ora però non pensiamo alla Roma, prima avremo il Bologna e comunque mancano ancora tante giornate”.

Che sarebbe stata un’Inter aggressiva lo si era capito già leggendo le formazioni ufficiali. Il tecnico di Jesi sceglieva un 4-2-3-1 molto offensivo, con Perisic, Ljajic e Palacio alle spalle di Icardi. Sorprendenti le esclusioni di Brozovic ed Eder, migliori in campo contro la Juventus nell’incredibile (e sfortunata) notte di Coppa Italia, a beneficio di Kondogbia e Palacio ma quest’anno, si sa, i titolarissimi sono ben pochi. Le scelte comunque pagavano sin dall’inizio e al 11’ Ljajic portava in vantaggio i suoi con un bel destro dalla distanza.

Poco dopo toccava a Icardi timbrare il cartellino (23’, in spaccata su assist di Palacio) e la partita si metteva decisamente in discesa. Almeno fino al 45’, quando Vazquez girava al volo il cross di Rispoli portando i suoi sul 2-1. Ma il risultato restava in bilico solo a livello numerico: la superiorità nerazzurra, infatti, si confermava schiacciante e al Palermo non restava che contare i danni. Che, nella fattispecie, si materializzavano con il gol di Perisic, bravissimo a insaccare di testa l’assist di Icardi (toh) per il definitivo 3-1. Una vittoria rotonda, fondamentale per mantenere vivo l’obiettivo terzo posto.

Decisamente più scura la domenica del Milan, sconfitto dal Sassuolo e costretto a riporre nel dimenticatoio il sogno Champions. Il Mapei Stadium si è confermato luogo inviolabile per i rossoneri, al terzo ko in altrettante visite nella tana neroverde. “Sono molto arrabbiato – ha spiegato Mihajlovic. – Per mezzora abbiamo dominato ma come spesso succede non siamo riusciti a segnare. Poi è arrivato il loro gol e da lì in poi non c’è più stato il Milan che voglio io. Il Sassuolo ha vinto con merito e questa è una sconfitta che brucia”.

Tanta rabbia da parte del tecnico serbo per una squadra a due volti, incapace di vincere una partita che l’avrebbe lanciata a soli 3 punti dalla Fiorentina. I punti dai viola invece restano 6, quelli dalla Roma addirittura 9 e visto che di mezzo c’è anche l’Inter (+ 4) parlare di terzo posto non ha più senso. Meglio anzi guardarsi le spalle, visto che a meno 3 c’è proprio il Sassuolo di Di Francesco, tutt’altro che rassegnato a lasciare l’Europa alle milanesi.

E dire che i rossoneri avevano cominciato bene la partita: nei primi 25 minuti le occasioni da gol erano state ben 4, tutte salvate alla grande dall’ottimo Consigli. Poi però è arrivata la fiammata neroverde (27’, gran destro di Duncan da fuori area) e da lì in poi il match è cambiato completamente. Il Milan ha accusato il colpo e nemmeno i cambi di Mihajlovic (fuori Balotelli e Honda, dentro Menez e Boateng) sono riusciti a risvegliarlo. Il Sassuolo ha così legittimato il vantaggio, prima raddoppiando (72’, zampata vincente di Sansone viziata però da un fallo di Biondini su Bertolacci: Sinisa espulso per proteste) e poi sfiorando più volte il terzo gol. Sarebbe stato un ko ancor più pesante ma la sostanza, alla fine, non cambia. Il Milan doveva vincere per inseguire il sogno terzo posto, ora invece sarà costretto a guardarsi le spalle per difendere il sesto.

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