L’Inter risponde alla Juve, Milan e Roma perdono un’altra occasione per dare un senso alla classifica. La domenica di campionato sorride solo ai nerazzurri, che grazie al rocambolesco 4-3 sul Sassuolo tornano a un punto dalla capolista, ribadendo che, se esiste una lotta scudetto, lo si deve solamente a loro. Tanto rammarico invece per giallorossi e, soprattutto, rossoneri: i pareggi con Sampdoria e Lecce non servono praticamente a nulla, se non a rendere lo scontro diretto di domenica prossima un vero e proprio spareggio per restare in vita. Partiamo in ordine di classifica e dunque dalla vittoria dell’Inter, che cancella così il tabù Sassuolo e si riporta in scia della Juventus.
Messa così si tratta di una domenica trionfale, il miglior viatico possibile per affrontare lo “spareggio” Champions di mercoledì col Borussia Dortmund, ma in realtà i nerazzurri hanno sofferto troppo, riaprendo una partita che sembrava già chiusa e rischiando di farsi clamorosamente raggiungere. Conseguenza di un quarto d’ora finale scellerato, che stava per costare 3 punti già messi in saccoccia nel primo tempo, o almeno così sembrava.
L’approccio, come spesso in questa stagione, era stato ottimo, tanto che l’Inter trovava il vantaggio dopo appena 2’ con Lautaro Martinez, bravissimo a trovare l’angolino giusto e a battere Consigli. Poco dopo lo stesso argentino aveva la palla del raddoppio ma la falliva malamente, permettendo così al Sassuolo di riproporre, per l’ennesima volta, il detto più famoso della storia del calcio. Il “gol sbagliato-gol subito” diventava realtà al 16’ quando Berardi, dopo aver saltato Biraghi, beffava Handanovic con un destro rasoterra. Incassato il colpo era però l’Inter a riprendere le fila del match, tanto che al 38’ Lukaku, sin lì uno dei peggiori in campo, trovava il 2-1 con una giocata delle sue, prima di ripetersi in chiusura di tempo su rigore (45’).
Il 3-1 tranquillizzava Conte e quando Martinez, appena prima di lasciare il posto a Politano, realizzava il quarto gol ancora dal dischetto (71’), il successo assumeva proporzioni addirittura trionfali. Peccato però che i nerazzurri, ormai sicuri di vincere, decidessero di spegnere la luce, anche perché i cambi (dentro Politano e Lazaro, fuori Lautaro e Candreva), più che dare una mano, si rivelavano vere e proprie zavorre. Il Sassuolo ne approfittava prima con Djuricic (74’) e poi con Boga (81’), riaprendo clamorosamente il match e costringendo Conte a un quarto d’ora (recupero compreso) di passione.
Alla fine la spuntava l’Inter ma mercoledì, nella sfida che può decidere il cammino europeo, servirà una prestazione molto diversa.
Quella che, per lunghi tratti, ha offerto il Milan di Pioli, senza dubbio il migliore visto in stagione. Peccato però che il risultato, arrivati a questo punto, sia l’unica cosa che conta davvero e quello, evidentemente, non può soddisfare proprio nessuno, eccezion fatta, s’intende, per il Lecce di Liverani, uscito da San Siro con un pareggio che dà speranze in chiave salvezza. Per i rossoneri invece è notte fonda: la classifica piange e il punto di ieri non serve praticamente a nulla.
Il paradosso, come detto in precedenza, è che la squadra di Pioli ha offerto una buona prestazione, a tratti addirittura ottima, senza però avere la capacità di chiudere il discorso quando aveva il totale controllo dei giochi. E siccome il Milan non è la Juve, ecco che in pieno recupero è arrivato il gol-beffa del Lecce, a ribadire, se ancora ce ne fosse bisogno, come questa sia una stagione davvero storta.
“È un peccato, volevamo la vittoria, non l’abbiamo ottenuta per demeriti nostri – l’analisi del tecnico rossonero. – Lo spirito e la generosità sono stati di buon livello, però bisognava chiudere la partita perché poi possono succedere cose come quella del finale. Aspettavo con curiosità questa partita, c’è tanto di positivo ma una squadra come il Milan certe partite le deve portare a casa”.
In effetti, dopo un primo tempo giocato a livelli molto alti, i rossoneri avrebbero dovuto chiudere con almeno due gol di vantaggio, invece il destro di Calhanoglu (20’) è rimasto solo-soletto nel tabellino. Un peccato mortale alla luce delle numerose occasioni create e di una superiorità schiacciante, pagato poi a caro prezzo. Perché nel secondo tempo il Lecce ha tirato fuori la testa e al 63’ ha trovato il pari con Babacar, sciagurato nel farsi parare il rigore (braccio di Conti) da Donnarumma, fortunato nel ritrovarsi la respinta sul piede per l’inevitabile tap-in.
Il Milan s’è poi rimesso ad attaccare e quando Piatek, sfruttando una grande giocata di Calhanoglu, ha segnato il 2-1 (81’), ha creduto davvero di avercela fatta. Ma il sapore della vittoria è durato solo pochi minuti, per la precisione fino al 92’: il missile spedito sotto all’incrocio da Calderoni, infatti, ha sigillato il punteggio sul 2-2.
Anche la Roma di Fonseca avrebbe voluto ripartire con una vittoria, invece non è andata oltre un pareggio scialbo. Lo 0-0 di Marassi, evidentemente, va bene solo alla Sampdoria di Ranieri, al primo passo verso una salvezza comunque alla portata, mentre i giallorossi, in virtù delle loro ambizioni Champions, avrebbero voluto un risultato molto diverso. Va anche detto però che la situazione infortuni è pesantissima, anche perché non accenna a fermarsi: ieri, tanto per cambiare, si sono fermati Cristante e Kalinic, con Fonseca costretto a schierare il convalescente Dzeko, con tanto di mascherina protettiva per lo zigomo appena operato.
Partita tignosa quella di Marassi, con poco spettacolo e tanto tatticismo, anche se più per merito di Ranieri che del suo collega portoghese. Ne è uscito un pomeriggio con poche occasioni e tanti sbadigli, con i blucerchiati più vicini alla vittoria grazie alle occasioni di Depaoli (70’) e Bonazzoli (89’). Troppo poco per insidiare davvero la zona Champions, abbastanza per chiedersi quali siano le reali potenzialità di questa Roma. Il match contro il Milan di domenica prossima, a questo punto, potrebbe dare risposte quasi definitive.