Il Napoli rallenta la corsa dell’Inter. Il pareggio di San Siro interrompe la striscia di 10 vittorie consecutive (in campionato, s’intende) cominciata il 6 gennaio scorso e conclusa, appunto, ieri sera. Un piccolo moto d’orgoglio da parte dei detentori dello scudetto, che però, a differenza della squadra di Inzaghi, hanno poco da ridere: ora i punti di ritardo sul Bologna quarto sono addirittura 9 e anche il quinto posto, attualmente occupato dalla Roma (vittoriosa sul Sassuolo), dista ben 6 lunghezze.
L’Inter invece, nonostante il pari-beffa a pochi minuti dalla fine, comanda a +14 sul Milan, ieri vincente a Verona (1-3) e sempre più secondo: la Juve di Allegri, fermata anche dal Genoa (0-0), ha perso altri due punti dai rossoneri. Non si è giocata Atalanta-Fiorentina, rinviata dopo il malore che ha colpito Joe Barone attorno alle 15.30: il dg Viola è ricoverato nella terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele di Milano e le sue condizioni sono gravi (ma stabili).
Inter – Napoli 1-1: Darmian illude Inzaghi, Juan Jesus rovina la festa
È finita in parità la super sfida di San Siro tra i campioni d’Italia del presente e quelli del futuro. L’1-1 finale infastidisce i nerazzurri, ma solo perché la voglia di tornare a vincere dopo la delusione di Madrid era tanta: classifica alla mano, infatti, il punto non sposta nulla nella corsa verso lo scudetto, che al massimo subirà una o due settimane di ritardo. Paradossalmente è il Napoli a uscire peggio, anche se il pareggio in casa dell’Inter è senza dubbio un buon risultato, tanto più perché arrivato a pochi minuti dalla fine. Il campionato, però, è una gara a tappe e la rincorsa Champions azzurra passa da un filotto di vittorie, ammesso che gli altri rallentino.
Inzaghi ha scelto di confermare i titolarissimi nonostante le fatiche di Madrid, mentre Calzona, nonostante la convocazione, ha dovuto rinunciare a Osimhen, in panchina per tutta la partita. L’inizio nerazzurro è stato arrembante, tanto che Meret si è dovuto superare due volte per evitare i gol di Darmian e Lautaro, mentre gli azzurri non sono mai riusciti davvero a rendersi pericolosi. E così, quando al minuto 43 Darmian ha trovato l’1-0 su assist di Bastoni, in molti hanno pensato che la pratica fosse già in archivio. Nella ripresa però, dopo un’altra occasione fallita da Lautaro, il Napoli ha alzato il baricentro e tentato di scalfire la retroguardia nerazzurra: missione compiuta al 81’ grazie a Juan Jesus, lesto a tramutare in gol una deviazione di Bastoni sugli sviluppi di un corner. A quel punto gli equilibri sono saltati e entrambe le squadre hanno provato a vincerla, senza però riuscirci. L’1-1, infatti, è rimasto tale, mandando in archivio un’altra tappa delle corse scudetto e Champions.
Inzaghi: “C’è un po’ di delusione, volevamo vincere per i tifosi”
“C’è un po’ di delusione vista la partita fatta, siamo stati molto bravi contro i campioni d’Italia, ma abbiamo commesso una leggerezza che ci è costata la vittoria – l’analisi di Inzaghi -. L’ultima mezz’ora abbiamo un po’ perso le distanze, ma Sommer era stato praticamente inoperoso fino al gol. Il corner da cui nasce? È da rivedere, ma l’arbitro ha fatto un’ottima gara in una partita non semplicissima. Venivamo da una settimana tosta, c’era un cerchio rosso su questa settimana. Come ho detto abbiamo fatto un’ottima gara, ci è dispiaciuto anche per i nostri tifosi che ci hanno riservato un’accoglienza da brividi. Ogni partita c’è qualcosa da imparare, sul gol potevamo marcare meglio, sarà un insegnamento per il futuro. I giorni post-Atletico sono stati ricchi di analisi, la delusione era forte, ma da queste situazioni si può imparare tanto. La cosa che mi è piaciuta di più è stata la concentrazione, nonostante l’amarezza e lo sforzo della Champions”.
Calzona: “La squadra si è ritrovata, ora proveremo a ridurre il gap”
“Non abbiamo messo solo orgoglio, ma anche qualità – ha sottolineato Calzona -. Abbiamo concesso davvero poco all’Inter e sono contento perché la squadra ha fatto un’ottima gara. Ci abbiamo provato fino all’ultimo perché loro ti mettono alle corde in tanti modi, forse ci è mancata un po’ di lucidità, ma il gruppo però si è ritrovato. Cambiare tre allenatori non ha aiutato i nuovi acquisti, ma sono ragazzi che stanno crescendo: da quando ci sono io vedo miglioramenti giornalieri e penso che torneranno utili da qui a fine campionato. Abbiamo fatto solo sette allenamenti di squadra visto che abbiamo giocato moltissimo, avremmo bisogno di lavorare di più per limare il gap che ancora c’è, ma purtroppo non abbiamo tempo: durante la sosta proveremo a mettere qualcosa in più”.
Verona – Milan 1-3, Pioli blinda il secondo posto: ora la Juve è a meno 3
Sorride il Milan di Pioli, capace di espugnare Verona con una prova bella e convincente. Se qualcuno pensava di trovare una squadra stanca dopo Praga è rimasto deluso, perché i rossoneri hanno offerta una delle migliori prestazioni stagionali, specialmente in trasferta. Sin dalle prime battute si è capito che il Diavolo sarebbe stato sul pezzo, tanto che l’unica nota negativa del primo tempo, se si può definire tale, è averlo chiuso con un solo gol di vantaggio, segnato da Theo Hernandez proprio a ridosso dell’intervallo (44’). Le tante occasioni create, su tutte da Okafor e Pulisic (entrambi sulla traversa), gridano vendetta, ma va detto che il raddoppio è arrivato a inizio ripresa con il solito americano, lesto a ribadire in rete un tiro di Okafor parato da Montipò (50’). Lì, come spesso accaduto in stagione, è emersa l’incapacità del Milan di gestire le partite: il Verona ne ha approfittato trovando il gol (bellissimo) di Noslin (64’), che ha fatto venire più di un patema a Pioli. Al 79’ però ecco il 3-1 firmato da Chukwueze (altra rete di altissima fattura) e il Diavolo ha archiviato la pratica, portandosi a casa un successo pesantissimo che segna un piccolo solco nella corsa al secondo posto.
“Abbiamo interpretato bene la partita, potevamo essere un po’ più attenti sul loro gol, anche se è stata una grande giocata – il commento di Pioli -. Siamo stati squadra, abbiamo corso molto e creato tantissimo, calcolando anche che venivamo dalla partita di giovedì direi che è stata un’ottima prestazione. Loro avevano tanta gamba, tanti inserimenti e tanta velocità, abbiamo provato a batterli con queste caratteristiche, aggiungendo un po’ di qualità perché credo che ne abbiamo”.
Juventus – Genoa 0-0, i bianconeri deludono ancora e Allegri litiga con Sky
Musi lunghi invece in casa Juve, in linea con gli ultimi due mesi. Lo 0-0 contro il Genoa conferma il periodo nero degli uomini di Allegri, capaci di vincere solo una partita nelle ultime otto di campionato, segnando nove gol e subendone undici. Numeri brutti, a cui bisogna aggiungere il nervosismo di tecnico e giocatori: il primo si è reso protagonista di un brutto battibecco con Sky, il secondo ha rimediato una sciocca espulsione che gli farà saltare la gara con la Lazio del post-sosta, per giunta in un sabato in cui mancherà anche Milik. Ancora una volta la Juve non è riuscita a innescare la marcia giusta per vincere la partita, limitandosi a un compitino sempre meno efficace. I due pali colpiti da Iling Jr e Kean farebbero gridare alla sfortuna, se non fosse che il resto del pomeriggio è trascorso senza altre scosse: il Genoa di Gilardino ha ringraziato e portato a casa un punto importantissimo per classifica e morale.
La Juve resta salda in zona Champions, ma solo grazie al percorso del girone d’andata, quando testa e gambe viaggiavano a velocità completamente diverse: Allegri non può essere soddisfatto e il nervosismo post-partita lo conferma. “Perché non gioco con tre attaccanti? Tutto è possibile, ma bisogna fare i risultati – ha polemizzato il tecnico con l’opinionista di Sky Gianfranco Teotino -. Il termometro della squadra ce l’ho io durante la settimana e abbiamo un obiettivo da raggiungere. Faccio l’allenatore, non il politico: se non sbaglio siamo terzi in classifica, non vado dietro al pubblico, ma faccio il meglio per la squadra, anche se poi magari sbaglio. Io faccio l’allenatore e non giudico il lavoro dei giornalisti e così dovreste fare voi: non dovete capire, ma solo fare domande”.
Roma – Sassuolo 1-0, De Rossi esulta grazie a Pellegrini: “Ho sempre creduto nella Champions”
Avanza la Roma di De Rossi, che grazie alla vittoria sul Sassuolo si riporta a meno 3 dal Bologna quarto. L’1-0 dell’Olimpico è stato decisamente meno semplice di quanto si ipotizzasse alla vigilia, ma l’assenza di Dybala, unita alle condizioni tutt’altro che brillanti di alcuni presenti (Lukaku, Spinazzola ecc.), lo rendono ancora più prezioso. Giocare ogni tre giorni, del resto, non è semplice e in questa fase contano soprattutto i risultati, quelli che DDR sta portando in serie. Se si esclude la sconfitta di giovedì col Brighton, del tutto indolore vista la qualificazione ai quarti, il tecnico giallorosso ha perso solo contro l’Inter, raccogliendo la bellezza di sette vittorie e un pareggio in nove partite di campionato. Numeri pazzeschi, che rendono possibile un obiettivo Champions considerato quasi fantascientifico un paio di mesi fa e divenuto invece piuttosto concreto. Certo, se il Ranking Uefa ci desse anche il quinto posto sarebbe tutto più semplice, ma anche così la Roma ha ottimi motivi per sperare: uno di questi si chiama Pellegrini, decisivo pure ieri con il bel destro a giro che ha scardinato il muro del Sassuolo dopo un primo tempo complicato (50’).
“È fondamentale vincere tutte le partite, abbiamo questa rincorsa e all’inizio non so quanti ci credessero come noi – ha spiegato De Rossi -. Davanti stanno andando forte e l’unico modo per avvicinarci è vincerle tutte. Il Sassuolo è stato bravo, noi un po’ meno brillanti ma a volte le gare vanno vinte con un guizzo dei campioni. In molti pensavano che i miei fossero slogan, ma ho sempre creduto che questa Roma avesse una rosa per lottare per quel traguardo. Ce la dobbiamo giocare con tutti, il calcio non è solo numeri, monte ingaggi e costi del cartellino: i primi a credere in noi stessi dobbiamo essere noi, altrimenti è dura”.