L’unione fa la forza. Partendo certamente da questo motto un gruppo di utenti ha vinto una class action contro LinkedIn negli Stati Uniti e ora il social network dei professionisti sarà costretto a pagare 13 milioni di dollari per risolvere la causa.
La motivazione che ha portato gli utenti a ricorrere contro LinkedIn è tutta in quelle mail di sollecito, che molti di noi ricevono, in cui l’utente registrato al social dice di voler rimanere in contatto attraverso la piattaforma. Nel caso di una mancata risposta, ecco che LinkedIn invia quindi altre due mail promemoria, spiegando che l’utente è in attesa di una risposta.
Per gli utenti americani, le mail di LinkedIn che invitano ripetutamente un iscritto a rispondere alla richiesta di contatto di un’altra persona sono considerate spam cioè mail indesiderate.
E i giudici americani, che hanno esaminato la causa contro LinkedIn, hanno dato ragione agli utenti sottolineando che la piattaforma non è autorizzata a inviare i messaggi di sollecito. Da parte loro, i vertici di LinkedIn hanno respinto le accuse ma hanno deciso di risolvere il caso pagando la sanzione. A ogni utente americano che ha vinto la class action andrà una cifra di circa 1500 dollari.