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Lingotto, Renzi: “Basta con la sinistra che vive di paure, ridare speranza al Paese”

“Siamo eredi del Lingotto di Veltroni, non reduci nostalgici. Non siamo qui per ripartire ma per discutere, dialogare, dividerci se serve”: così l’ex premier Matteo Renzi ha aperto, al Lingotto di Torino, la convention per la sua candidatura alla segreteria del Pd – Renzi ha anche annunciato la piattaforma web Bob: “In onore di Bob Kennedy” – Niente attacchi personali a Orlando e Emiliano – Sostegno al governo Gentiloni

Lingotto, Renzi: “Basta con la sinistra che vive di paure, ridare speranza al Paese”

“Il Lingotto è il luogo delle tradizione operaia, ma anche il luogo del Partito democratico. Qui Walter Veltroni volle il primo atto del nuovo Pd, ma noi non siamo in un luogo della nostalgia: siamo qui per rivendicare il domani. Dobbiamo ripartire dopo il brusco stop del referendum ma anche rispetto al post referendum. Sembra che qualcuno sogni di riportare indietro le lancette della storia. Ma noi abbiamo la responsabilità di fare tesoro degli errori, rilanciare sugli ideali e i contenuti e restituire una speranza al Paese”. Con queste parole Matteo Renzi ha aperto il suo intervento al Lingotto di Torino, dando il via alla convention programmatica di tre giorni per sostenere la sua candidatura alla segreteria del Pd, in vista delle primarie di aprile.

“Abbiamo fatto un superpieno, sono felice di essere qui con voi, siamo felici di essere insieme qui a Torino per ripartire insieme per un’avventura straordinaria”, ha detto l’ex premier. “Questo è un popolo che non parla mai male degli altri ed il primo messaggio è per Orlando e Emiliano, a loro auguro buon lavoro e l’assicurazione che da parte nostra mai una polemica ad personam come quelle che abbiamo subito noi per settimane. Dobbiamo ripartire dopo il brusco stop del referendum ma anche rispetto al post referendum. Sembra che qualcuno sogni di riportare indietro le lancette della storia. Ma noi abbiamo la responsabilità di fare tesoro degli errori, rilanciare sugli ideali e i contenuti e restituire una speranza al Paese. Ripartiamo dai luoghi che hanno segnato la nostra storia e tradizione. Il futuro – sottolinea Renzi – non va più di moda ma è la nostra sfida, la paura è l’arma elettorale degli altri. Qui Veltroni – ricorda l’ex premier – volle il primo atto del nuovo Pd ma noi non siamo in un luogo della nostalgia, non pensiamo che il collante possa essere la nostalgia. Siamo qui per rivendicare il domani riconoscendo che il diritto alla verità si conquista lottando, c’è una differenza tra essere eredi e essere reduci. Vogliamo ricostruire un orizzonte di speranza concreto sennò il futuro appartiene solo a chi dice solo di no. Se non lo facciamo noi non lo faranno altri”. 

Matteo Renzi ha rivendicato all’azione del governo di questi anni il tentativo di restituire il primato alla politica. “La politica – spiega – deve essere capace di indicare una direzione, non dividersi tra correnti. La sfida non è il quotidiano nauseante ping pong di queste settimane e mesi che ha stancato anche gli addetti ai lavori e non ha senso. La crisi del 2008 ha portato un cambio totale dello schema di gioco e questa nuova diseguaglianza chiama la politica ad un sentimento muovo noi siamo quelli che rifiutano l’antipolitica ma non ci possiamo lamentare del grillino di turno perchè anti politica è il populista ma anche il tecnocrate che fa come gli pare. O il Pd dà una visione – scandisce – o diventa un soggetto che non esiste più”. 

Nel corso del suo discorso, Renzi rivendica anche l’approvazione del reddito di inclusione e che la Camera abbia detto sì alla prima forma di organizzazione di lavoro autonomo. “Ieri – racconta – mi ha telefonato il sindaco di Amatrice annunciandomi di che si farà il centro sportivo con 20 alunni necessari di cui sei fuori regione. Ho ancora la pelle d’oca. Per tutte queste cose siamo convintamente al fianco di Gentiloni”.

“Siamo qui – ha ancora detto l’ex premier – per discutere, dialogare, dividerci se serve. Dibattere restituendo un senso alla parola compagno, che viene da ‘cum’ e ‘panis’, colui che divide l’essenziale, la cosa più importante che ha. Se il mondo ci propone Trump e Le Pen e noi discutiamo tra noi, ci stiamo perdendo il senso alto della politica. Credo che l’Italia deve impegnarsi per l’elezione diretta del presidente della Commissione Europea ci vuole più democrazia e non burocrazia, non può esistere un rapporto politico slegato dal consenso. Iniziamo noi del Pse a dire che chi sarà il candidato lo sceglieremo con primarie transnazionali dando ai cittadini il potere e non lasciandolo solo agli addetti ai lavori. Non siamo qui per ripartire, perché non ci siamo mai fermati, non per motivarci perché siete più motivati di me, non siamo qui per cercare un titolo di giornale ma per discutere, dialogare, dividerci se serve”.

“Chi spara contro questa comunità – precisa Renzi – non fa male solo ai militanti ma indebolisce l’argine del sistema democratico del paese. Il Pd in Italia è l’unica alternativa al doppio modello partito azienda o partito algoritmo, noi saremo felici quando il Pd non sarà l’unico partito che pratica una democrazia interna quando i dati del Pd non saranno un’eccezione. Deve essere chiaro che essere il segretario del partito e il candidato alla guida del governo non è solo da statuto o un ambizione personale, ma una consuetudine europea fondamentale. Se non fossi stato capo del partito non avrei ottenuto nessuno dei risultati, l’ho ottenuto avendo il 41%, il consenso della gente. Il mio biglietto da visita con la Merkel erano 11.2 milioni di voti presi dal Pd perché è il consenso la base di ogni rivendicazione.  Non abbiamo sciolto il nodo del modello di partito. La necessità di un metodo diverso e di maggiore collegialità è una priorità, sono il primo a riconoscerlo. E non a caso ho presentato il ticket con Martina”.

Durante il suo discorso, Renzi ha infine annunciato la piattaforma web Bob: “Da domenica partirà la nostra piattaforma internet rinnovata si chiamerà non Rousseau con tutto il rispetto, ma un nome più a contatto con la storia del partito si chiamerà Bob, come Bob Kennedy, chi vorrà avrà una sua password e suo pin. I circoli devono essere più aperti ma non dobbiamo lasciare il web a chi fa business e soldi con gli ideali degli altri. Abbiamo bisogno di fare di più sulla formazione politica, evitare alcune improvvisazioni al potere. Domani Massimo Recalcati racconterà una straordinaria esperienza del Pd milanese che partirà dal 20 maggio, con una scuola di formazione politica che durerà per quattro mesi che offriamo al partito”. Ci sarà poi “una scuola nazionale che dura nove mesi per duecento persone, giovani, che si impegnano nella scuola pubblica. E se ci vogliono prendere in giro con ‘Frattocchie 2.0’ lo facciano. C’è bisogno di studiare”.

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