Ancora una volta, come capita sempre più spesso, la realtà dei numeri è peggio delle previsioni delle banche centrali. L’inflazione Usa è salita a gennaio al 7,5%, ai massimi dal 1982, all’inizio dell’era Reagan. Immediata la reazione delle obbligazioni: il T-bond decennale ha infranto la barriera psicologica del 2%. Stamane il titolo viaggia sul 2,03%. Altrettanto pronta la replica di James Bullard, veterano della Fed, che ha affermato di essere a favore di un immediato avvio del percorso dell’aumento dei tassi di interesse, in modo da arrivare a luglio con i tassi all’1%. “Ero già molto hawkish ma lo sono sempre di più”, ha detto ai microfoni di Bloomberg tv. Bullard prevede tre aumenti nelle prossime tre riunioni (fino ad un totale di 100 punti) con l’avvio della riduzione del bilancio della Fed a partire dal secondo trimestre.
Non stupisce perciò la battuta d’arresto di Wall Street, anche se la maggior parte degli operatori non crede che la Fed voglia spingere la stretta fino a rischiare la recessione. Intanto, però, torna a salire il dollaro, la valuta rifugio dei momenti caldi. Il biglietto verde si apprezza sulle sedici principali valute di riferimento del mondo: corona Norvegia -0,5%, rand del Sudafrica -0,4%, Euro -0,4%.
In calo stamane le piazze asiatiche: Kospi di Seul -0,7%, Taiex di Taipei -0,3%, Strait Times +0,1%. CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen -0,2%, ma prosegue il recupero di Evergrande (+1,15%). Hang Seng di Hong Kong -0,3%. La borsa di Mumbai ha aperto in ribasso dell’1,2%. Chiusi i mercati di Tokyo e Sidney.
Ben più pesante la reazione di Wall Street: il Nasdaq ha perso il 2,1%, l’S&P500 l’1,8% ed il Dow Jones l’1,5%. Se la cavano solo giocattoli e parchi tematici: Walt Disney +3,4%, Mattel, la ditta della Barbie, sale del 7,65% dopo aver rivisto al rialzo le stime per il 2022.
Oltre al rialzo del decennale, va segnalato che il T bond a due anni, il più legato alle decisioni sui tassi, tratta a 1,57% dopo l’aumento più forte dal 2019. Il petrolio WTI tratta a 89,5 dollari il barile, in lieve calo.
Future europei in rosso. De Guindos difende la linea Bce
L’andamento dei future sull’Eurostoxx 50 (-1,3%) segnala una partenza i rosso per le borse europee. L’inflazione Usa non ha fatto in tempo ieri a comprimere del tutto la spinta al rialzo dei listini europei, ma è salito di tono lo scontro nella Ue tra colombe preoccupate dall’impatto dell’aumento dei costi per l’Europa più debole (Italia e Grecia, in particolare) e il resto della comunità. Ieri il vicepresidente della Bce, lo spagnolo Luiz De Guindos, è sceso in campo a favore della colomba Lagarde: la Banca centrale europea aumenterà il tasso di interesse principale, ha detto, solo “se e quando” vedrà l’inflazione stabilizzarsi al suo obiettivo del 2%, senza farsi condizionare da ciò che sta facendo la Fed. Ma la risposta dei falchi non si è fatta attendere: gli uffici Bce guidati dalla colomba Philip Lane, è l’accusa rilanciata da Bloomberg, stanno truccando al ribasso i dati sui prezzi.
Bruxelles: nel 2023 prezzi all’1,7%. Pil in frenata
Ma, al di là dei sospetti e delle polemiche, Bruxelles ha rivisto al rialzo le attese sull’inflazione per gli alti prezzi dell’energia, ma anche per l’ampliamento delle pressioni inflazionistiche su altre categorie di beni a partire dall’autunno. Nel complesso, l’inflazione nell’area euro nel 2022 dovrebbe arrivare al 3,5% (il 3,9 nell’Ue) prima di scendere all’1,7% (1,9% nell’Ue) nel 2023. Per l’Italia l’inflazione è attesa sopra il livello dell’Eurozona (al 3,8%) nel 2022, per poi scendere all’1,6% nel 2023.
Le stime di crescita sono invece state riviste al ribasso. Il Pil dell’area euro crescerà del 4% nel 2022 (era +4,3%) e del 2,7% nel 2023. Per il nostro Paese le previsioni parlano invece di +4,1% nel 2022 e +2,3% nel 2023.
Spread in volo a 160 punti. Oggi Btp all’asta
Il risultato è che sono tornati a salire i rendimenti delle obbligazioni della zona euro. In Europa: Bund a 0,28%, +7 punti base. BTP a 1,88%, da 1,76% di ieri, ai massimi da venti anni. Spread in allargamento a 160 punti.
Sull’onda della pressione sui tassi, ieri sono stati assegnati 6,5 miliardi del Bot a 12 mesi al tasso più alto da settembre 2020. Oggi il Tesoro offre fino a 7,75 miliardi di Btp sulle scadenze a tre, sette e 20 anni. Il tre anni in asta oggi viaggia al rendimento di 0,49% e il sette anni a 1,38%: se confermati in sede di collocamento, si tratta in entrambi i casi del massimo da maggio 2020. Quanto al ventennale, il titolo marzo 2041 paga 2,26% contro 1,55% del collocamento di giugno dell’anno scorso.
Piazza affari +0,23% sopra quota 27 mila
Grazie ai rialzi prima della doccia fredda di Wall Street, Milano (+0,23%), dopo esser passata in negativo con il dato Usa, consolida nel finale la sua ripresa della vigilia e sale a 27.190 punti base. Contrastato il resto del Vecchio Continente: positive Madrid (+0,54%) e Francoforte (+0,05%). In rosso Parigi (-0,4%) e Amsterdam (-0,95%). Fuori dall’Ue, Londra ha archiviato la seduta con un rialzo dello 0,38%.
Vola Siemens (+4,72%): il gruppo di ingegneria e tecnologia ha detto di prevedere un aumento “straordinario” di ordini. Corre anche il settore salute. AstraZeneca (+1,70%) ha alzato le previsioni. Al contrario, dopo le perdite accusate nel trimestre e gli scandali, Crédit Suisse lascia sul terreno il 6,6%.
Banche superstar, Banca Ifis guida la corsa
Sono sempre le banche il motore dei rialzi di Piazza Affari. L’indice FTSE Italian all-share Banks, che raggruppa i principali titoli bancari quotati a Piazza Affari, si spinge sui massimi dal maggio 2018, grazie all’ottavo rialzo in dieci sedute. Da inizio anno +20%.
Brilla Banca Ifis: +7% circa dopo i risultati 2021 e il piano al 2024. Fra le big, subito dopo il dato sull’inflazione Usa sono scattate le ricoperture su Unicredit (+3,2%); bene anche Intesa San Paolo a +2,3%.
In calo Mediobanca (-0,28%) che ha raccolto l’upgrade da neutral ad accumulate da parte di Banca Akros, con un prezzo obiettivo che passa da 11 a 12 euro. I conti del secondo trimestre hanno evidenziato “una generazione di ricavi più forte delle attese”, spiegano gli analisti. Akros ha aumentato le sue stime di eps (utile per azione) adjusted da 1,02 a 1,20 euro per il 2022.
Nexi da +4% a -5%. Dal Brasile spinta a Tim
Frenano nel pomeriggio Bpm e Bper. Sull’ottovolante Nexi: partita forte ha poi perso terreno e cede il 5% dopo i risultati del quarto trimestre 2021 sopra le attese sia per i ricavi netti sia l’Ebitda, nel classico “sell on news” con gli investitori che realizzano.
Toniche le Tim ordinarie, che crescono del 3,2%, e le risparmio, in salita del 3,4% dopo il via libera condizionato dell’autorità antitrust brasiliana alla vendita degli asset di telefonia mobile di Oì alla cordata Tim, Telefonica Brasil e Claro. Sul fronte del consolidamento del settore, invece, Vodafone ha respinto un’offerta preliminare di Iliad e della società di private equity Apax Partners per acquistare le sue attività italiane.
Cnh in rally, rialza la testa Saipem
l titolo migliore di giornata, sull’onda lunga dei solidi numeri di bilancio, è però Cnh Industrial, che guadagna il 4,3%. Bene anche i petroliferi grazie ai forti rialzi del greggio: Saipem rialza la testa dopo le massicce perdite delle ultime sedute e guadagna il 2,7%, Tenaris cresce dell’1% ed Eni dello 0,4%.
Mef (ex Mediaset): scommessa sul dividendo
Infine, deciso rimbalzo per le azioni Mfe-MediaforEurope, le ex Mediaset, diventate azioni di categoria B +5,7% ai cui titolari sono state assegnate anche azioni A +10,1, dopo un roadshow con gli analisti finanziari e le attese per la distribuzione del dividendo.