Le tre società più avanti di tutti nella integrated governance, ovvero la governance responsabile e sostenibile, sono Snam, Enel e Generali. La società col maggior progresso percentuale rispetto al 2016 è stata Unipol. La migliore delle società di medie dimensioni (dopo le 40 blue chip) è risultata Iren. Ma è l’intero campione dell’Integrated Governance Index 2017, le prime 100 società quotate italiane, a dimostrare un progresso e una consapevolezza sorprendenti nei confronti del nuovo modello strategico.
Sul fronte dell’adozione della direttiva non financial, c’è consapevolezza (oltre il 90% dei rispondenti rientra nell’applicazione), ma solo
nel 50% dei casi la nuova normativa è stata esaminata nel board. Per contro, c’è una chiara apertura alla finanza responsabile: un’azienda su quattro valuta di investire Sri. Allo stesso tempo, i grandi patrimoni italiani (fondi pensione e family office) sono pronti a effettuare investimenti nell’economia reale (oltre la metà dei soggetti dice di aver effettuato o di essere pronto a investire in aziende), prediligendo imprese (nel 57% dei casi) con la capacità di integrare gli Esg nella governance.
Sono questi gli aspetti chiave emersi nel corso della Integrated Governance Conference organizzata mercoledì 21 giugno a Milano, nel corso della quale sono stati presentate, tra le altre, le ricerche: Integrated Governance Index (IGI) 2017, comprensiva della survey sull’adozione della non financial; i consiglieri indipendenti e l’integrated governance; i grandi patrimoni (esteri e italiani) e l’integrated governance. Il progetto (le ricerche e la Conference) rappresenta il primo osservatorio in Italia ed Europa sulla governance della sostenibilità, ossia sul livello di integrazione nel buon governo aziendale delle variabili non financial (Esg). Si sono registrati alla Conference oltre 170 professionisti della governance, della compliance, della sostenibilità, del reporting e della finanza.
Alla conference hanno partecipato il Ministero dell’Economia e delle Finanze, Consob, Assogestioni, Assonime, Confindustria, Assofondipensione e Cdp. Erano presenti, in rappresentanza delle best case dell’IGI, le società Enel, Unipol e Iren. “Il risultato ottenuto da Enel nell’Integrated Governance Index dimostra come la strada intrapresa dal Gruppo per l’integrazione della sostenibilità nel business sia quella giusta; un riconoscimento che va condiviso con tutti i colleghi impegnati in questo percorso – ha affermato Andrea Valcalda, responsabile sostenibilità di Enel. “Il nostro obiettivo è crescere insieme alla società e alle comunità di cui facciamo parte, attraverso il coinvolgimento e l’ascolto, condividendo i nostri principi di etica, trasparenza, inclusività, rispetto dei diritti umani e massima attenzione alla sicurezza. Si tratta di elementi imprescindibili per la creazione di valore di lungo periodo, e un approccio fondamentale per essere leader innovativi e sostenibili nel mercato globale dell’energia”.
“Il Gruppo Unipol – ha detto Marisa Parmigiani, responsabile sostenibilità del Gruppo Unipol – vede riconosciuto in questo incremento di posizione il lavoro effettuato negli ultimi anni per integrare la sostenibilità nelle strategie di business, concretizzatosi in particolare con due atti: la definizione di un Piano triennale integrato con obiettivi di natura non finanziaria e la redazione del primo bilancio integrato. Un impegno solido, frutto di venticinque anni di riflessioni ed attività che trova oggi un contesto positivo e sensibile anche sul versante istituzionale e del mercato”.
“La volontà del Gruppo Iren di integrare sempre più la sostenibilità nella propria strategia, — ha commentato il vice presidente di Iren, Ettore Rocchi — trova conferma nelle linee del nostro Piano industriale, negli obiettivi di miglioramento che abbiamo definito, nel rafforzamento della governance con l’istituzione del Comitato Controllo, Rischi e Sostenibilità e non da ultimo nel riconoscimento dell’Integrated Governance Index 2017. La sostenibilità è sempre più al centro delle nuove sfide mondiali e chi, come il Gruppo Iren, gestisce risorse di primaria importanza come l’acqua, l’energia e i rifiuti, deve giocare un ruolo attivo per contribuire proattivamente e in modo efficace a queste sfide. Questo è il nostro orientamento strategico”.
La mancanza di un pieno coinvolgimento dei board sulla questione non financial che emerge dalle ricerche, “è un caso esemplare – ha sottolineato Paola Schwizer, presidente di Nedcommunity – che conferma la profonda differenza fra l’effettivo peso che i board rivestono nella formulazione degli indirizzi strategici dell’impresa, e l’esigenza, espressa dai consiglieri, di un ruolo maggiormente attivo nella definizione degli obiettivi di medio e lungo termine che contemplino tutte le forme di creazione di valore. Per colmare questa distanza sarà necessario rendersi conto dell’importante contributo che le diverse professionalità presenti in cda possono dare alla discussione sui temi strategici”.
“I nuovi obblighi informativi in materia ambientale e sociale – ha detto Stefano Speroni, partner responsabile del Dipartimento Corporate M&A di Dentons – rappresentano un’ottima opportunità per le nostre imprese di grandi dimensioni di promuovere gli sforzi fatti su tematiche su cui si registra una nuova sensibilità anche da parte di investitori istituzionali, sempre più attenti ai profili sociali dei propri investimenti. Da qui l’esigenza di adottare sistemi di reporting idonei a comunicare le politiche adottate e i risultati ottenuti, nonché a provare la compliance con i modelli di organizzazione adottati, anche ai fini della responsabilità amministrativa degli enti. Dall’altro canto in materia di rispetto dei diritti umani, lotta alla corruzione e tutela ambientale il confine tra gli obblighi che spettano al settore pubblico e quelli gravanti sugli operatori privati deve essere ben marcato, anche al fine di tutelare la competitività delle nostre imprese e del sistema Paese”.
Stefano Cacchi Pessani, partner e membro del Focus Team Corporate Governance di BonelliErede, ha posto al centro del suo intervento il contributo che il diritto societario può dare per imporre ai gestori dell’impresa comportamenti socialmente responsabili, evidenziando come la responsabilità sociale da elemento “esterno” alla gestione dell’impresa sia progressivamente divenuto un fattore chiave della strategia aziendale, che come tale può costituire oggetto di specifici doveri di diligenza degli amministratori la cui violazione può dare luogo a responsabilità degli stessi.