Si è svolto il “Milano Life Science Forum” a Palazzo Lombardia, evento annuale dedicato alle Scienze della Vita promosso da Assolombarda e giunto alla sesta edizione.
La rassegna fa da amplificatore per le richieste del comparto delle Scienze della Vita, che contribuisce al 13% del PIL in Lombardia in termini di valore aggiunto grazie all’impegno di circa 1.900 imprese e organizzazioni sanitarie dall’elevato potenziale innovativo.
Il “Milano Life Science Forum” ha nuovamente riunito imprese, istituzioni e università con l’obiettivo di consolidare un percorso comune per sostenere il Servizio Sociosanitario Regionale attraverso la collaborazione pubblico-privato, focalizzandosi sulla filiera delle Scienze della Vita. All’incontro hanno partecipato il presidente Alessandro Spada, il vicepresidente Sergio Dompé con delega alle Life Sciences, Gianfelice Rocca (special advisor Life Sciences di Confindustria), il presidente del Cluster lombardo Scienze della Vita Gabriele Pelissero, e l’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso.
Patto pubblico-privato per le Life Sciences in Lombardia
L’evento di quest’anno parte dal nuovo Patto pubblico-privato per le Life Sciences in Lombardia, un accordo stipulato nei mesi precedenti tra la Regione e le imprese lombarde (rappresentate da Assolombarda e Confindustria Lombardia).
L’accordo mira a sostenere il Servizio Sociosanitario Regionale (SSR) nella continua evoluzione a beneficio dei cittadini. Si tratta di un progetto pluriennale volto a promuovere una crescita e un’innovazione condivise, collegando il Sistema della Salute alla filiera Life Science, considerata il cuore dell’innovazione e un asset strategico per garantire elevati standard di cura e risposte efficaci alle esigenze sanitarie e sociosanitarie presenti e future.
La collaborazione tra questi due ecosistemi è vista come fondamentale per guidare e promuovere il benessere sanitario, sociale ed economico del Paese.
Presentati i risultati della ricerca sul sistema sanitario lombardo
Durante l’evento, sono stati presentati i risultati della ricerca “Sostenibilità e resilienza del sistema sanitario lombardo” condotta dall’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (ALTEMS), con il supporto di Assolombarda e Regione Lombardia.
Lo studio ha analizzato diversi indicatori legati al Servizio Sociosanitario Regionale con l’obiettivo di delineare lo scenario attuale e fornire le basi per una strategia comune nel campo della Salute e delle Scienze della Vita. Le raccomandazioni chiave emerse dalla ricerca mirano a promuovere innovazione e crescita in questo settore.
Lombardia al top nei servizi sanitari
Il rapporto ha confermato la stabilità della governance delle organizzazioni sanitarie pubbliche della Lombardia (ATS e ASST) e l’efficienza economico-finanziaria del sistema nel suo complesso. La regione si distingue come una delle più performanti nella fornitura di servizi sanitari, contribuendo alla crescita della filiera delle Life Sciences, che ha registrato un aumento del 12% nel valore della produzione tra il 2018 e il 2021, nonostante la pandemia.
Merito di questo successo è attribuito anche al contributo degli erogatori privati che hanno migliorato la capacità e la qualità dei servizi, coprendo un ampio spettro dalle attività preventive alla specialistica ambulatoriale, dall’assistenza per acuti alla ricerca.
La Lombardia mostra trend superiori alla media nazionale in termini di servizi sanitari. La popolazione della regione, secondo la ricerca, è tra le più longeve e in salute a livello nazionale, con aspettative di vita in buona salute in aumento.
La collaborazione pubblico-privato nella ricerca
La collaborazione pubblico-privato in Lombardia ha un impatto significativo sulla ricerca, con la presenza di 19 IRCCS (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) su 53 riconosciuti a livello nazionale.
Questi centri, in collaborazione con università e imprese, contribuiscono all’innovazione della filiera e alla realizzazione di studi scientifici, clinici e brevetti. La regione ospita anche Human Technopole, il primo centro nazionale per la ricerca nelle Life Sciences.
Il 40% delle più grandi imprese della Lombardia ha un hub di ricerca, attirando circa un terzo degli investimenti nazionali in ricerca e sviluppo nei settori farmaceutico e medtech, per un totale di 900 milioni di euro. Questo rende la Lombardia un territorio strategico che influisce sulla capacità competitiva del Paese a livello globale, considerando che entro il 2028 il settore farmaceutico e dei dispositivi medici investirà oltre 337 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo a livello mondiale.
L’indagine ha fornito raccomandazioni per sviluppare ulteriormente il settore delle Life Sciences e migliorare il servizio sanitario regionale. La ricerca suggerisce la definizione di nuovi indicatori (KPI) per misurare il raggiungimento degli obiettivi della programmazione sanitaria, coinvolgendo attori pubblici e privati. Viene anche evidenziata l’importanza di misurare le performance del sistema per garantire un’allocazione più efficiente degli investimenti, considerando il rapporto spesa sanitaria pubblica-PIL in Italia al 6,7%, inferiore alla media UE stimata all’8% nel 2022.
“La Lombardia vanta una filiera life sciences estremamente sviluppata e competitiva sia a livello nazionale che internazionale. E Milano è il cuore pulsante della filiera life sciences lombarda – ha dichiarato Alessandro Spada, Presidente di Assolombarda -. Se guardiamo ai numeri, genera un valore della produzione di oltre 74 miliardi di euro, un valore aggiunto di quasi 27 miliardi di euro e occupa più di 340mila addetti. Un’eccellenza industriale che va tutelata. In questa direzione, è fondamentale far passare, a livello europeo, il principio per cui gli investimenti nella sanità, settore strategico, non siano sottoposti al Patto di Stabilità. In caso contrario, significa limitare la capacità della filiera di generare crescita, benessere, coesione sociale, ricerca, innovazione, tech transfer e nuova industria per il territorio, per il Paese e anche per l’Europa. Una capacità che rischia di essere compromessa anche dalla recente proposta della Commissione Europea sulla revisione della legislazione farmaceutica continentale. Infatti, se venisse approvata, vorrebbe dire indebolire la proprietà intellettuale con conseguenze negative sia sull’attrazione di imprese e grandi centri di ricerca, sia sul servizio ai cittadini. Un danno alla nostra leadership nella ricerca per la vita”.