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L’idrogeno non decolla: produzione Ue sotto il 50% dei target, Italia senza una strategia. Il rapporto Agici

L’Europa è in ritardo sugli obiettivi di produzione di idrogeno per il 2030, e l’Italia, pur avendo stanziato fondi, manca di una strategia nazionale chiara per guidare gli investimenti. Lo studio di Agici

L’idrogeno non decolla: produzione Ue sotto il 50% dei target, Italia senza una strategia. Il rapporto Agici

La corsa all’idrogeno in Europa procede, ma per ora sembra più camminata lenta. Durante il convegno “Il futuro dell’idrogeno”, organizzato oggi, giovedì 24 ottobre, a Milano da Agici, i dati presentati non lasciano molto spazio all’ottimismo: entro il 2030, i primi sette Paesi Ue per capacità produttiva non riusciranno a produrre nemmeno la metà dell’idrogeno previsto dai target REPowerEU. L’obiettivo è di 10 milioni di tonnellate (Mton) di idrogeno da produrre, a cui si aggiungono altre 10 Mton da importare, per un totale di 20 Mton, ma se tutto va bene, se ne arriveranno solo 4,8 Mton, meno del 50% di quanto previsto.

E l’Italia? Il nostro Paese ha messo sul tavolo 2 miliardi di euro, distribuiti prevalentemente al Nord e al Sud, ma la strada è ancora in salita. Rimane ancora mezzo miliardo da allocare e manca una strategia nazionale per guidare gli investimenti. Insomma, c’è carburante, ma mancano le mappe per arrivare a destinazione.

Idrogeno: solo il 27% dei progetti avanza, l’Europa rischia di restare indietro

Questi numeri emergono dall’Osservatorio sul Mercato Internazionale dell’Idrogeno, presentato durante l’evento, che ha analizzato oltre 1.900 progetti legati all’idrogeno su scala globale. Di questi, solo il 27% (circa 510 progetti) sono in uno stadio avanzato, ovvero operativi, in costruzione o con decisioni d’investimento definitive. L’Europa si conferma leader con 208 progetti in fase avanzata, ma il ritmo di sviluppo del settore resta deludente rispetto agli ambiziosi obiettivi fissati.

Ad oggi, i progetti in fase avanzata consentirebbero di coprire appena il 10% del potenziale produttivo necessario. Il rischio concreto è che senza una domanda significativa, soprattutto nei settori industriali e dei trasporti, l’idrogeno rimanga un’opzione interessante, ma irrealizzata. 

Costi operativi troppo alti: il principale ostacolo dell’idrogeno

Uno dei principali problemi che frena lo sviluppo dell’idrogeno è rappresentato dai costi operativi molto elevati (Opex), soprattutto per la produzione di idrogeno rinnovabile. Per affrontare questa sfida, a livello europeo, sono stati identificati sette meccanismi di incentivazione che cercano di colmare il gap tra il costo di produzione dell’idrogeno e quello delle fonti fossili. La dotazione totale di questi strumenti ammonta a 12,9 miliardi di euro, ma non è ancora sufficiente per rendere competitiva la produzione dell’idrogeno su larga scala.

In Italia i fondi ci sono, manca una strategia

Anche in Italia il mercato dell’idrogeno stenta a decollare. Nonostante gli oltre 70 progetti finanziati con fondi strutturali Ue 2021-2027 e 15 iniziative nell’ambito dell’Ipcei(Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo), la strada appare piena di ostacoli. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) prevede sei linee d’investimento per l’idrogeno, con una dotazione complessiva di 2,9 miliardi di euro. Di questi, 2 miliardi sono già stati assegnati, con il Nord Italia che guida la classifica degli investimenti con 693 milioni di euro e 68 progetti avviati. Il Sud segue con 506 milioni e 56 progetti, mentre il Centro si aggiudica 118 milioni per 20 progetti. Tuttavia, rimangono ancora 550 milioni da allocare e, soprattutto, manca una strategia nazionale che indirizzi chiaramente gli investimenti. In aggiunta, le rigide scadenze dei finanziamenti Pnrr, fissate al 2026, rischiano di farci perdere risorse se i progetti non partiranno in tempo.

I commenti

Stefano Clerici, direttore dell’Osservatorio Agici, ha sottolineato che, senza una strategia chiara, l’idrogeno potrebbe restare un’opportunità mancata. “L’idrogeno rappresenta una delle principali opzioni per la decarbonizzazione dei settori hard to abate, ma né l’Europa né l’Italia sono veramente pronte. L’attuale fase politica e geopolitica globale, ma anche le complessità normative e regolatorie, generano incertezza sul mercato e rallentano gli investimenti. Il nostro Paese ha stanziato una quota importante di risorse e ha la possibilità di giocare un ruolo di primo piano in Europa, ma senza una strategia nazionale non saremo in grado di raggiungere risultati tangibili”.

Anche Francesco Elia, coordinatore dell’Osservatorio, ha confermato che, nonostante le ambizioni, i costi alti e la domanda ancora limitata stanno frenando lo sviluppo di un vero mercato globale dell’idrogeno.“Diversi Paesi hanno iniziato a definire una chiara visione strategica circa il proprio ruolo nel mercato internazionale dell’idrogeno, come produttori, esportatori o consumatori netti potenzialmente importatori. Tuttavia, ad oggi, quella dell’idrogeno come vettore energetico rimane un’opzione ancora largamente inesplorata, per via di costi iniziali e operativi molto ingenti che, da una parte, si rivelano insostenibili per gli operatori e, dall’altra, impediscono lo sviluppo di una domanda significativa nelle industrie e nei trasporti, fondamentale per l’avvio di un vero e proprio mercato globale della molecola”.

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