Il paradosso dei nuovi media
Nella storia dell’umanità, pubblicare un’opera del proprio ingegno non è mai stato così facile come oggi. E non è mai stato, paradossalmente, anche così difficile. Proprio la semplicità dell’atto di pubblicare ha prodotto un’abbondanza tale di materiali disponibili alla pubblica consultazione che ci vorrebbe il triplo della popolazione mondiale e un’unica lingua letta e parlata in tutto il pianeta per dare un minimo di soddisfazione a moltissime di queste pubblicazioni che hanno poche possibilità di essere notate, ricordate e, infine, lette.
“Tutti per natura desiderano conoscere” ha scritto più di 2 millenni fa anni fa Aristotele. Una dichiarazione corretta che però si scontra con i limiti biologici e sociali dell’essere che può assorbire solo una determinata quantità di prodotto. Il produttore di sapere, di conoscenza ed anche evasione è sottoposto quindi a un processo di “selezione naturale” che, differentemente a quanto accade in natura, non sempre preserva i soggetti più validi. Nell’evoluzione della cultura e del sapere collettivo, non si sa ancora se la saggezza della folla trasferita al software, il nuovo parametro di selezione, possa sostituire in meglio l’élite intellettuale ed economica che ha dominato l’epoca dei mass media.
Oltre ogni limite di assorbimento
C’è anche qualcuno che si è preso la briga di contare quanti materiali sono pubblicati giornalmente a livello globale. Secondo un calcolo effettuato da “Wired” (Agosto 2013, edizione cartacea USA), ogni giorno l’umanità scrive e pubblica sul web l’equivalente di mezzo miliardo di libri. L’umanità non a mai scritto e letto tanto quanto adesso. Una cosa bellissima, ma non priva di conseguenze.
Prendiamo i libri, la nobiltà di ciò che viene pubblicato e immesso nel dibattito pubblico. Negli Stati Uniti, un terzo del mercato mondiale del libro, in un anno vengono letti tra i due milioni e mezzo e i tre milioni di libri. Sono molti, ma il ristretto pacchetto dei bestseller si aggiudica quasi il 70% di questa cifra. Se definiamo come bestseller quei titoli che vendono almeno 20mila copie, il pacchetto si riduce a meno di 150 titoli. Gli altri libri stanno a guardare. Come si diventa un bestseller è ancor oggi una faccenda oltremodo misteriosa e imprevedibile. Neanche Amazon, che sa tutto sui comportamenti dei lettori, riesce a progettare a priori un bestseller. Gli analisti di Goldam Sachs non accettano ordini per libri e film.
Per avere un’idea di quanti libri vengono pubblicati in un anno si potrebbe guardare al numero di ISBN acquistati da editori e soggetti non tradizionali. Ebbene in 10 anni sono sestuplicati solo negli Stati Uniti. A causa di questa abbondanza di offerta è oggi molto difficile, per chi decide di pubblicare qualcosa, uscire dall’irrilevanza e dall’oblio.
Il tempo ad ogni costo
C’è anche il fatto che, nel frattempo, il tempo libero delle persone che leggono, si informano e si svagano è rimasto lo stesso, anche se l’accesso ai contenuti, grazie alla rete, si è esteso a fasce di popolazione che prima ne erano escluse. Per esempio il tempo dedicato alla lettura negli Stati Uniti è rimasto lo stesso da dieci anni a questa parte. Il che è un risultato di grande valore, ma il tempo dedicato alla lettura, se comparato ad altre attività di svago e informazione praticate durante tempo libero, è ancora molto basso come si può vedere dal grafico.
Recentemente a conclusione di un lungo reportage di Joe Nocera sul “New York Times” dal titolo Can Netflix Survive in the New World It Created?, Reed Hastings, il fondatore di Netflix, interrogato sul futuro della sua attività e sulle sfide che l’attendono ha dichiarato “la vera sfida è sul tempo degli utenti, non tanto sul tempo che questi trascorrono a guardare la televisione (che è il segmento di Netflix), quanto sul tempo che impiegano a leggere libri, ascoltare musica e partecipare ai concerti”. È una dichiarazione di guerra agli editori, verremo e vi prenderemo i vostri clienti. Un grido di battagglia che riecheggia quello di Russel Grandinetti, capo delle operazioni Kindle di Amazon, quando ha detto che nello scenario digitale un libro da 20 dollari non compete solo con un altro libro da 20 dollari, ma compete anche con i servizi di streaming, con i videogiochi, le applicazioni, i video di YouTube e Vine, con i blog, con i social media e i servizi di instant message e chi sa con quante altre proposte di lettura, di visione e di ascolto. Insomma tutti contro tutti sullo stesso terreno di confronto.
I media sono ormai diventati in unico grande e indifferenziato contenitore dove competono l’uno con l’altro per aggiudicarsi l’attenzione, il tempo e i soldi dei consumatori.
Come pubblicare
Se questo è lo scenario viene da domandarsi che cosa debba fare una persona che ama scrivere e ricerca nello scrivere una professione per la vita?
Di fronte a lui oggi ci sono molte opzioni. Credo che la prima opzione da mettere in pratica sia quella di rivolgersi a un professionista dell’editoria, cioè un agente o un editore. Ma gli si deve rivolgere con una proposta che non abusi del suo tempo e della sua disponibilità. La prima impressione è infatti fondamentale. Non si tratta un’azione vana come molti pensano e scrivono sui post.
Come ha mostrato un recente report di Author Earnings, non è assolutamente vero che gli editori maggiori pubblicano solo autori strasicuri, celebrità e youtuber. Pubblicano anche scrittori esordienti. Per ogni 4 libri “sicuri” pubblicati dalle big five americane (Penguin Random House, HarperCollins, Simon and Schuster, Macmillan e Hachette) c’è n’è uno di un debuttante. Buono, no? Perché allora non tentare rivolgendosi a un agente che lavora con l’editoria maggiore?
Proprio perché questa opzione non è affatto da escludere, pubblichiamo una sorta di vademecum preparati da Steph Auteri, editor freelancer e scrittrice di New York oltreché insegnante di yoga registrata (RYT-200). L’Auteri sintetizza la sua esperienza nella preparazione di una proposta editoriale da rivolgere a un agente letterario o direttamente a un editore da parte di un autore esordiente. Sempre, come primo passo, contattare un agente letterario.
Una qualsiasi proposta di pubblicazione che si rispetti deve rendere possibile spuntare in modo soddisfacente i nove punti che l’Auteri elenca in un articolo pubblicato su Ploughshares Blog e ripreso da BookBaby nella newsletter inviata a decine di migliaia di autori indipendenti, esordienti o autopubblicati che fanno parte della sua vasta comunità di scrittori. Crediamo che ogni giovane scrittore o scrittore esordiente dovrebbe mettersi con grande diligenza ad applicare i suggerimenti della Auteri prima di premere il pulsante “invia” con allegato il proprio manoscritto, chiunque sia il destinatario del suo messaggio.
I nove punti per andare in meta
1. Titolo e sottotitolo attraenti. Anche se l’editore potrebbe sempre cambiare il titolo del libro in fase finale di lavorazione, è sempre bene dare l’idea, fin dall’inizio, che la proposta è in una fase molto avanzata di stesura e che c’è un titolo appropriato.
2. Presentazione ben fatta. Sei uno scrittore o no? Allora prenditi il tempo per buttar giù anche una bella presentazione. Che sia brillante sin dalla prima frase. È qualcosa che deve entusiasmare. La cosa più facile è quindi trasmettere il proprio entusiasmo! Se non la fai bene, l’agente passerà subito al successivo manoscritto della pila. Non ha tempo da perdere con chi non sa presentare il proprio lavoro.
3. Informazioni pertinenti su di te. Qual è la tua formazione e il settore di competenza? Quali cose importanti hai fatto nel campo della letteratura o in altri campi? Devi sapere trasferire all’agente l’impressione che sei nato per scrivere quel libro. Ti piace questo lavoro e allora dimostralo!
4. Dettagli sulla proposta. Fai in modo che sia facile per l’agente o l’editor costruirsi una mappa mentale del tuo libro. Quali sono le parole importanti? In quali categorie può essere incasellato? Chi sono i personaggi? Dove si svolge? Quante parole ha? Usa la metrica delle parole e non delle pagina, è più moderna. Dove sei arrivato nel processo di scrittura? Se non hai scritto niente, fai solo perdere tempo.
5. Conoscenza del pubblico di riferimento. Fai un identikit del destinatario del tuo libro e spiega perché sarà facile farglielo comprare. È soprattutto questo, ciò a cui è interessato l’editore quando l’agente farà gli farà la la telefonata. Dovete essere voi ad indirizzarlo. Se l’agente riesce a convincere l’editore che il tuo libro incontra un bisogno esistente in una particolare fetta di pubblico (meglio se demografica), allora le possibilità di essere pubblicati aumentano enormemente.
6. Analisi della concorrenza. Che cosa differenzia il tuo libro da libri simili che sono già sul mercato e hanno avuto successo? Fornendo degli argomenti in proposito potrai dimostrare che esiste già un mercato pronto a ricevere il tuo lavoro e che questo è proprio quello che ci vuole per catturare l’attenzione dell’audience.
7. Piano di marketing e di PR. La maggior parte del lavoro degli autori dell’editoria tradizionale consiste nel riuscire a far parlare dei loro libri. Come pensi di trasformare il tuo in un successo? L’agente vorrà sapere qualcosa dei tuoi attuali lettori, come pensi di poterli raggiungere e su quale piattaforma o risorsa online hai intenzione di promuovere il libro, quali sono i tuoi rapporti con i media e se farai dei reading o dei tour di presentazione. Se hai meno di 250 follower su Twitter sono dolori. Prima costruisciteli, poi vai dall’agente. Ci sono tante società che aiutano a farsi una base di follower su Twitter. Vai da una di queste.
8. Indice. Occorre preparare un indice con un paragrafo di descrizione per ciascun capitolo in modo tale che l’agente possa concettualizzare facilmente il contenuto senza perdere tempo a farsi un proprio schema. Pappa scodellata si mangia subito. Cucinare per qualcuno non invitato può essere seccante.
9. Estratto. Il buongiorno si vede dal mattino. Ecco perché dobbiamo dare un buon assaggio del tuo libro REALE, che sia un saggio di un capitolo intero o qualcosa di più esteso. Se l’avete scritto tutto e non l’avete ancora limato a dovere non mandate l’intero manoscritto. Un assaggio può stimolare l’appetito.
Ora che hai compilato tutti i punti essenziali della proposta editoriale, trattieniti dall’inondare la casella di posta dell’agente con tutti i materiali che hai preparato. La maggior parte degli agenti preferisce ricevere prima di tutto una breve lettera che l’informa del progetto. Le preferenze degli agenti variano. Per essere sicuro di muoverti nel modo giusto fai una verifica sul sito dell’agente per prendere conoscenza delle procedure suggerite per sottoporre i manoscritti. Non fate di testa vostra, ma entrate nella testa dell’interlocutore.