Assistiamo a un momento di transizione, in cui i fondamentalisti cercano di mantenere i loro privilegi come possono. “E’ normale che i partiti più estremisti cerchino di approfittare di questa situazione per accrescere la loro forza tra la popolazione”. Un modo per convincere le masse a seguirli, così il presidente dell’Istituto di Affari internazionali (Iai), Stefano Silvestri, interpreta l’uccisione dell’ambasciatore americano Chris Stevens e dei suoi tre connazionali avvenuta ieri a Bengasi. A FIRSTonline ha spiegato quali sono le sfide dei nuovi governi eletti democraticamente, “la stabilità e l’orientamento politico nel lungo periodo”.
FIRSTonline – Presidente, sembra che l’attacco sia attribuibile al gruppo fondamentalista Amsa Al-Sharia, legato ad Al Qaeda. Si può pensare a una riorganizzazione del gruppo terroristico?
Silvestri – Al Qaeda è rimasta sempre più o meno organizzata. E’ suddivisa in gruppi distaccati che si autorganizzavano con un vertice abbastanza lontano dai segmenti locali. Certamente è ancora molto attiva, specialmente in Africa.
FIRSTonline – L’attacco libico si può considerare un caso isolato o ricomincerà un periodo del terrore?
Silvestri – Come in tutti gli attacchi terroristici esiste un elemento di pianificazione e uno di opportunità. Il numero di attentati di Al Qaeda nei Paesi meno stabili o in cui è in corso una guerra civile, come nel caso della Siria, tende ad aumentare ma non raggiunge l’intensità che si osservava in Iraq qualche anno fa. In alcuni Paesi si può osservare un rafforzamento dei movimenti fondamentalisti, per esempio in Mali. Ma è difficile generalizzare, bisogna analizzare caso per caso.
FIRSTonline – Come valuta la reazione dell’Egitto, dobbiamo temere un effetto domino?
Silvestri – No. Certemente i partiti fondamentalisti proveranno ad approfittare di questa situazione per accrescere la loro forza nella popolazione, ravvivando i sentimenti contro occidente. Il vero problema è riuscire a ottenere la stabilità e capire l’orientamento politico di questi Paesi nel lungo periodo.
FIRSTonline – L’attacco all’ambasciatore Stevens si può considerare un attacco alla primavera araba?
Silvestri – Sì, si può vedere come un tentativo di distorcere la primavera araba ai fini di Al Qaeda cercando di trasformarla in un confronto con l’occidente piuttosto che con i vecchi regimi autoritari.
FIRSTonline – Prevede che ci saranno conseguenze economiche dopo quello che è successo?
Silvestri – Mi auguro di no. Il governo libico non ha nessun interesse a seguire questa strada quindi ritengo che non ci saranno conseguenze economiche drastiche, non immediatamente. Ma se nel lungo periodo non si terrà sotto controllo il fondamentalismo e il terrorismo gli effetti sui rapporti commerciali e sull’economia potrebbero essere gravi. Ma non mi sembra uno scenario troppo realistico.
FIRSTonline – Come cambierà la campagna elettorale americana?
Silvestri – Finora i repubblicani non avevano accusato il presidente Barack Obama sulla sicurezza ma è probabile che inizino a farlo. E’ possibile quindi aspettarsi che per evitare queste accuse Obama tenti qualche attacco contro Al Qaeda. Potremmo assistere ad azioni più spettacolari da parte della Casa Bianca in questi ultimi mesi prima delle elezioni.