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Libia: strage di migranti, Salvini accusa le Ong

Imagoeconomica

E’ strage di migranti al largo della Libia: in diversi naufragi sono finora oltre 170 le vittime negli ultimi tre giorni, e ci sono ancora centinaia di dispersi senza aiuto in mare. Le navi umanitarie, che a differenza di quanto sostiene il ministro dell’Interno Salvini non erano nelle zone dove gli scafisti hanno abbandonato i migranti, stanno provando ad intervenire ma la situazione è tragica. Nell’ultima naufragio, in un’imbarcazione con 120 migranti a bordo ci sono stati solo tre superstiti, riportati a Tripoli dalla Guardia Costiera libica: “Siamo partiti la sera prima, eravamo 120 sul gommone, tutti senza salvagente. Dopo dieci ore ha cominciato a imbarcare acqua. Poi la gente ha cominciato a cadere in mare. Le donne tenevano in alto quei due piccoli bambini, ma poi sono cadute anche loro. E non arrivava nessuno. Noi ci siamo appigliati a qualcosa che galleggiava, siamo rimasti in acqua almeno tre ore”, hanno raccontato, aggiungendo: “Meglio morire che tornare in Libia”.

Solo in questo naufragio ci sono state dunque 117 vittime, tra cui 10 donne (di cui una incinta) e due bambini, il più piccolo aveva solo due mesi. “Tornano le Ong, gli scafisti tornano a fare affari e a uccidere e il cattivo sono io?”, ha accusato in una diretta Facebook il vicepremier Matteo Salvini, mentre il presidente della Repubblica Mattarella esprime “profondo dolore” e il premier Conte si dice sotto shock di fronte alla prima strage del 2019 in un Mediterraneo ormai privo di ogni dispositivo di soccorso. Nelle stesse ore altre cinque imbarcazioni sono partite dalla Libia: due (con 68 e 13 persone) approdate a Lampedusa, altri due gommoni riportati indietro dalla Guardia costiera libica, uno soccorso dalla Sea Watch che ha preso a bordo 47 migranti. Salvini li ha già avvertiti: “Si scordino di ricominciare la solita manfrina del porto in Italia o del “Salvini cattivo”. In Italia no”.

L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati Filippo Grandi rivolge un appello all’Europa: “Non possiamo chiudere gli occhi di fronte all’elevato numero di persone che stanno perdendo la vita alle porte dell’Europa. L’Unhcr è preoccupata che le azioni degli Stati dissuadano sempre più le Ong dall’effettuare soccorsi. Allo stesso tempo sono necessarie più vie sicure e legali d’accesso alle procedure d’asilo in Europa”.

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