Il Comitato di Sicurezza Finanziaria del Tesoro ha sbloccato, secondo le indiscrezioni riportate dal quotidianio Mf, gli asset immobiliari in Italia del fondo libico Lafico, che rientra così nel pieno possesso dei suoi beni immobiliari dopo sette anni.
E’ un passo importante ma è solo il primo per sbloccare del tutto le proprietà di Lafico in Italia dopo che nel 2012 la Guardia di Finanza aveva sequestrato il patrimonio di oltre 1,1 miliardi di euro attribuito ad alcuni membri della famiglia Gheddafi su richiesta del tribunale internazionale dell’Aja.
Tra i beni immobiliari dissequestrati figurano uffici, alberghi e terreni dislocati tra Roma e Pantelleria. Il più importante, secondo quanto riferisce Mf, è il complesso alberghiero e alcuni terreni a Punta Tre Pietre sull’isola di Pantelleria.
Ma la posta più grossa – per la quale è in corso una trattativa tra i nuovi vertici del fondo Lafico e le autorità italiane – riguarda le attività finanziarie dei libici e in particolare le quote azionarie da loro detenute e tuttora congelate in società del calibro dell’Eni, di Fiat (ora Fca), di Cnh e della Juventus. Per l’esattezza il fondo Lafico detiene lo 0,58% del capitale di Eni, l’1,15% della Juventus, lo 0,33% di Fiat e lo 0,33 di Cnh.
Bisogna inoltre considerare che la Lia, controllante di Lafico, detiene l’1,26% di Unicredit e il 2% di Finmeccanica-Leonardo. Nei prossimi mesi si capirà se, dopo sette anni, è arrivato il momento del definito dissequesto dei beni libici o se il congelamento degli asset azionari è destinati a durare ancora