Il Fondo monetario internazionale non è d’accordo con il governo Renzi. Secondo le stime contenute nel World Economic Outlook pubblicato oggi dall’Fmi, il Pil italiano crescerà dello 0,6% quest’anno e dell’1,1% nel 2015.
L’istituzione di Washington conferma quindi le previsioni diffuse lo scorso gennaio. Il tasso relativo al 2014 è però inferiore a quello calcolato dall’Esecutivo di Roma, che stasera approverà il nuovo Documento di economia e finanza, in cui il Pil di quest’anno è visto in crescita dello 0,8% (contro il +0,7% atteso da Bruxelles e il +1,1% calcolato l’anno scorso dal governo Letta).
“Le stime di primavera del Fondo per l’Italia replicano sostanzialmente quelle di febbraio della commissione europea: una ripresa lenta e insufficiente a migliorare in modo apprezzabile il mercato del lavoro – ha commentato Sergio De Nardis, capo economista di Nomisma –. Queste stime sono al netto delle misure di stimolo della domanda programmate dal governo che potrebbero aggiungere qualche decimo di punto al Pil quest’anno (portandolo verso lo 0,8%) e nel successivo (verso 1,3-1,4%)”.
Sul versante del lavoro, l’Fmi ritiene che la disoccupazione italiana salirà quest’anno al 12,4%, dal 12,2% registrato nel 2013, per poi calare all’11,9% nel 2015.
Sempre secondo l’istituzione di Washington, l’inflazione manterrà una dinamica debole nel nostro Paese e, dopo l’1,3% del 2013, nella media di quest’anno rallenterà allo 0,7%, mentre nel 2015 registrerà una limitata risalita all’1%.
Quanto al contesto internazionale, l’Fmi ha alzato le stime sulla crescita dell’Eurozona e ridotto quelle sull’andamento del Pil globale.
EUROZONA
Ora per il 2014 di Eurolandia viene pronosticata un’espansione dell’1,2%, mentre per il 2015 è attesa un’accelerazione al +1,5%. Entrambi i valori sono superiori di 0,1 punti percentuali alle cifre indicate a gennaio. La disoccupazione nell’area euro calerà invece dal 12,1% toccato nel 2013 all’11,9% nel 2014 e all’11,6% nel 2015.
MONDO
Quanto al Pil globale, l’Fmi stima per il 2014 una crescita del 3,6%, dopo il +3% del 2013, mentre sul 2015 l’accelerazione è attesa al +3,9%. In questo caso, entrambi i valori sono inferiori di 0,1 punti percentuali alle previsioni pubblicate lo scorso gennaio.
“La ripresa si sta consolidando e allargando nei paesi avanzati” afferma il capo economista del fondo, Olivier Blanchard, che cita tre macro-problemi da affrontare: il rallentamento dei paesi emergenti, la bassa inflazione nei paesi avanzati, in particolare nell’area euro, e il riemergere dei rischi geopolitici.
BCE AGISCA SUI PREZZI NELL’EUROZONA
Proprio sul versante dell’inflazione, il Fondo torna alla carica esortando la Bce a varare ulteriori misure espansive per scongiurare i rischi di deflazione.
La scorsa settimana era andata in scena una polemica tra Fmi e Bce dopo che la direttrice del Fondo, Christine Lagarde, aveva sollecitato misure espansive con una tempistica diplomaticamente sgradita, ovvero alla vigilia del direttorio della Banca centrale.
Nel rapporto di oggi l’Fmi scrive che “nell’area euro i rischi di deflazione, stimati al 20%, nonostante alcune recenti riduzioni restano preoccupanti”.