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L’Europa confida in Draghi per dimenticare il ko di ieri: Wall Street rimbalza ma l’Asia no

Senza paracadute. Bisogna risalire ai grandi crack della storia per trovare disastri finanziari così profondi ed estesi a qualsiasi forma di investimento ad ogni latitudine paragonabili a quelli che hanno segnato la seduta di ieri. Ma, a giudicare dal violento rimbalzo di ieri pomeriggio a Wall Street, forse è stato toccato il fondo. Almeno per il momento.

L’indice Dow Jones, già investito da un drammatico panic selling, ha dimezzato le perdite superiori al 3% per poi chiudere a -1,56%. Quasi un trionfo, se comparato alle scene da Apocalisse che avevano segnato l’apertura. Ancora più robusta la reazione dello Standard & Poor’s 500 (-1,12%, contro -2,9% della mattina) e del Nasdaq (-0,12%) dopo oscillazioni da brivido. Apple ha chiuso a -1%, dopo aver toccato un minimo a -3%. Facebook risale a -2% dopo un tonfo del 5%. Da infarto le evoluzioni di Twitter: da -7% a +14% in poche ore, prima di chiudere a +4%. 

IL PETROLIO DI NUOVO SOTTO I 28 DOLLARI

L’Asia ha tentato stamane di imitare la performance Usa. Ma con scarso successo. Tokyo, dopo aver segnato in apertura un rialzo dell’1,9%, è tornata in terreno negativa a -0,8%. Stessa parabola per Hong Kong (-0,6%). Poco mossi i listini cinesi, confortati dall’immissione di liquidità da parte della banca centrale in vista delle vacanze del Capodanno cinese, in programma all’inizio di febbraio. 

Anche il petrolio, dopo aver superato in Oriente quota 28 dollari, torna a scendere. Ieri il prezzo del barile è scivolato fino a 26 dollari: il 30 per cento in meno delle quotazioni di inizio 2016. 

L’EUROPA IN GINOCCHIO SI AFFIDA A DRAGHI

La debolezza dell’Asia getta un’ombra sul probabile rimbalzo europeo, quasi scontato dopo i violenti ribassi del nuovo mercoledì nero. I futures segnalano rialzi in apertura: Londra (-60 pb), Francoforte (+105), Parigi (+49). 

Ma gli operatori attenderanno la fine della riunione della Bce, prima di prendere nuovo iniziative, in un senso o nell’altro. Ma di fronte al rischio palpabile della “stagnazione secolare”, le banche centrali sembrano a corto di soluzioni. Toccherà comunque a Mario Draghi, nella conferenza stampa di oggi pomeriggio farsi carico di fornire una bussola ai mercati allo sbando. Dice Vincenzo Longo di Ig Markets: “Non mi aspetto che Draghi annunci ulteriori misure, come ad esempio l’aumento degli acquisti nell’ambito del Qe, ma lascerà la porta aperta a eventuali azioni nel prossimo futuro”. 

IL BUND DECENNALE SCIVOLA SOTTO 0,50%. BTP A 1,70%

La debolezza delle Borse ha innescato la corsa alla qualità. Il rendimento del T bond decennale Usa è sceso sotto il 2% (alla faccia dei rialzi della Fed…) quello sul Bund tedesco allo 0,48%, dallo 054% precedente. Si è così allargato a 124 punti (+20 pb ) lo spread con il nostro Btp decennale, che si è spinto fino ad un rendimento massimo dell’1,70%. Lo spread Spagna/Germania, penalizzato dalle incertezze politiche nel Paese iberico, è a quota 137 pb. La forbice Portogallo /Germania sale a 251 pb. 

PETROLIFERI, LUSSO, ASSICURAZIONI: IL CROLLO EUROPEO

Le Borse europee faranno comunque fatica a rialzarsi dal tappeto dopo il colpo da KO di ieri che non ha risparmiato blue chip e mid cap: una sventagliata di vendite a 360 gradi ha piegato gli indici di tutti i mercati azionari, per un calo complessivo di quasi 1.000 miliardi. La Borsa di Londra ha perduto il 3,6%, Parigi -3,7%, Francoforte -3,2%. Alla discesa hanno contribuito i brutti risultati di alcuni colossi dell’economia europea. 

Tra i petroliferi Royal Dutch Shell ha perso il 6,7% dopo avere annunciato che l’utile del quarto trimestre 2015 subirà un calo di almeno il 40% a causa della discesa del petrolio. Bhp Billiton, fra i leader mondiali delle attività mineraria, perde l’8,4% dopo avere annunciato una revisione al ribasso della stima di minerale di ferro che andrà ad estrarre nel 2016. 

Zurich Insurance, la compagnia svizzera di assicurazioni che vorrebbe soffiare il Ceo Mario Greco alle Generali (ieri -3,8%) affonda in ribasso dell’11% dopo avere annunciato il secondo trimestre consecutivo di perdita. Giù anche Axa -5,2% e Allianz -3,7%. Nel lusso il colosso Lvmh perde il 4,5%. In ribasso a Milano Moncler (-2,8%), Ferragamo (-2,5%) e Luxottica (-5%). 

MPS PERDE UN ALTRO 22%. SERRA (ALGEBRIS) COMPRA

Una crisi generale in cui si distingue, in peggio, la Borsa italiana. Piazza Affari – 4,83% in chiusura, è scesa sotto quota 18 mila. Da inizio anno sono andati in fumo 48 miliardi. Ben 14 sono stati i titoli del Ftse Mib sospesi al ribasso, praticamente quasi metà delle blue chip.

Continua senza sosta il bombardamento delle banche più fragili, vedi Monte Paschi e Carige, protagoniste di una seduta “a singhiozzo” caratterizzata dalle continue sospensioni. Alla fine Mps ha lasciato sul terreno il 22%, nonostante gli appelli dell’ad Fabrizio Viola. Esce dal coro Davide Serra: “Stiamo cominciando a investire nel debito della banca, sia senior che bond subordinati del Montepaschi” ha dichiarato il Ceo di Algebris in una intervista al World Economic Forum di Davos, in Svizzera. 

Aumentano intanto le scommesse al ribasso su Carige (-17%): Capital Fund Management ha aumentato la posizione netta “short”, ovvero al ribasso, all’1,07% del capitale dallo 0,93% detenuto al 14 gennaio.

SOTTO TIRO UNICREDIT : -27% NEL 2016

Prendono consistenza le vendite su Unicredit (-7,7%). Da inizio anno, anche per l’accoglienza fredda al nuovo business plan presentato dall’ad Federico Ghizzoni, la perdita è del 27%. Anche in questo caso cadono nel vuoto le rassicurazioni del management. Ieri mattina Goldman Sachs ha aggiornato a Neutral il giudizio sulla banca (target price abbassato a 6,50 euro da 6,80).

La tempesta non ha però risparmiato ieri nessun istituto, a partire dal Banco Popolare -10,8%, nonostante il report di Goldman Sachs sul settore non abbia previsto, dopo la caduta, alcun sell ma ribadito un giudizio Buy per Bper e Pop. Milano -6,5%. Cadono anche gli istituti più solidi come Ubi -6,6% (target 7,70 per Goldman). 

GIU’ ANCHE INTESA. MESSINA: “NON SONO PREOCCUPATO”

Intesa (target a 3,71) perde il 5,5% . Così l’ad Carlo Messina dal meeting di Davos: “Considero assolutamente ingiustificato il panico sul fronte delle sofferenze. Non sono in nessun modo preoccupato. Su Intesa non c’è alcun panico perché la situazione è chiarissima”, premette Messina, ma anche sulle altre banche la paura non trova giustificazione. “Francamente mi sembra un’azione derivante da un panic selling in cui qualcuno sta facendo un’azione esagerata sul nostro Paese. E’ chiaro che si stanno prendendo delle posizioni speculative”. 

Ieri mattina il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha incontrato assieme al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, e il direttore generale , Salvatore Rossi, per fare il punto sulla situazione del settore bancario italiano. 

SAIPEM -10% DA’ IL VIA ALL’AUMENTO DI CAPITALE

Pesante il bollettino dei ribassi anche fuori dal settore del credito. Continua la frana dell’automotive: Fiat Chrysler perde il 6,3%, Volkswagen -3,9%. In questa cornice tempestosa Saipem (-10%) si prepara a lanciare l’aumento di capitale da 3,5 miliardi di euro finalizzato alla riduzione della leva finanziaria. L’operazione potrebbe partire già lunedì prossimo. 

L’Eurostoxx Oil & Gas, intanto, è caduto in ribasso del 3,4% facendo segnare il livello più basso dal settembre 2011. Eni arretra del 3,3%, più drastico il ribasso di Tenaris (-5,6%).

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