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L’euro vince su un dollaro appesantito dalla paura di recessione: ma non è detto che sia un vantaggio per l’export

Pixabay

Nemmeno questo Trump se lo poteva aspettare quando all’inizio del suo secondo mandato proclamava di voler tenere un dollaro forte per poter godere dello status di moneta di riferimento globale. E’ invece l’euro l’inaspettato vincitore nel nuovo disegno di ordine commerciale globale che vuole imporre il presidente degli Stati Uniti.

Questa settimana l’euro ha raggiunto il livello più alto degli ultimi sei mesi rispetto al dollaro, registrando il guadagno giornaliero più grande dal 2015 quando che Trump ha svelato tariffe più aggressive del previsto toccando quota 1,1105 dollari. In due mesi il dollaro ha perso quasi il -10% nei confronti della moneta unica, mentre gli investitori sono passati dalla considerazione che la Fed non avrebbe tagliato i tassi per parecchio tempo, in risposta alla elevata inflazione, alla considerazione che la Fed li dovrà tagliare molto più rapidamente del previsto per evitare la recessione. Gli strategist di Citigroup hanno rivisto al rialzo i loro obiettivi in ​​euro, mentre il sentiment sulle opzioni su un orizzonte di un anno è diventato rialzista per la prima volta in quattro anni.

Venerdì 4 aprile l’euro si è mantenuto sopra 1,1 dollari, ma per gli europei potrebbe non essere del tutto una buona notizia: un calo dell’euro avrebbe forse permesso di compensare nell’export quanto perso dal rincaro proveniente dai dazi. Gli osservatori sperano ora che i consistenti aumenti delle spese militari e infrastrutturali in programma in Europa possano aiutare a proteggere l’economia dell’intera zona dall’impatto dei dazi.

La U-turn sull’euro in soli 2 mesi

Il sorprendente rialzo della moneta unica rappresenta una decisa U-turn rispetto a soli due mesi fa, quando molti sul mercato prevedevano uno scivolamento dell’euro verso la parità rispetto al biglietto verde, su aspettaive che i dazi avrebbero costretto la Banca centrale europea a tagliare i tassi di interesse in modo più aggressivo. Cosa ancora possibile.

Ma ora, gli investitori sono più preoccupati per le politiche di Trump che potrebbero danneggiare l’economia statunitense e invertire i considerevoli afflussi in asset in dollari degli ultimi anni. “È probabile che l’euro sia uno dei principali beneficiari di un rallentamento o di un’inversione di questi afflussi, a causa del grado in cui sono stati forniti dagli investitori dell’area dell’euro”, ha detto Dominic Bunning , strategist di Nomura.

I trader stanno ora valutando un ulteriore allentamento da parte della Bce, ma che farà meno tagli rispetto alla Federal Reserve: le attese sono ora per altri tre tagli di un quarto di punto in Europa quest’anno rispetto ai quattro attesi negli Stati Uniti. Queste preoccupazioni hanno fatto scendere il Bloomberg Dollar Spot Index al massimo storico ieri. “Un rischio crescente di recessione negli Stati Uniti costringerà la Fed ad allentare la politica monetaria in modo più aggressivo e il dollaro rimane sopravvalutato di circa il 15% in base ai nostri modelli”, ha affermato Luca Paolini , Chief Strategist di Pictet Asset Management.

Il sostegno dell’euro dalla Germania

Le fortune dell’euro hanno iniziato a cambiare il mese scorso quando la Germania ha iniziato a procedere con un aumento della spesa, e c’è speranza che i vasti aumenti delle spese militari e infrastrutturali europee possano aiutare a proteggere l’economia del dell’intera zona dall’impatto delle tariffe. Alcuni investitori citano gli sforzi per alleviare gli oneri normativi delle aziende come un altro vento favorevole. “Quello che stiamo vedendo in Europa è uno stimolo monetario, fiscale e normativo”, ha detto Karen Ward , capo strategist di mercato per Emea presso JP Morgan Asset Management, a Bloomberg Television “Ecco perché stiamo vedendo gli asset europei e l’euro sovraperformare, anche se i tassi stanno scendendo”. I timori degli analisti sono semmai per la capacità dell’UE di mettere a punto un processo decisionale basato sul consenso che risulta a volte frastagliato, ma del resto anche la credibilità del processo decisionale degli Stati Uniti è messa in discussione.

Anche la formula nazionale per calcolare le tariffe ha sorpreso gli economisti e altri paesi, ed è stata al centro dell’attenzione degli investitori. Gli strategist di Deutsche Bank AG hanno messo in guardia da una crisi di fiducia nel dollaro. “Visti i dubbi su come sono state calcolate le tariffe, sospettiamo che parte di questa debolezza del dollaro sia dovuta a una crescente perdita di fiducia nei decisori politici statunitensi“, ha detto a Bloomberg Win Thin, strategist a Brown Brothers Harriman. “Se così fosse, questa fiducia sarà molto difficile da riconquistare, indipendentemente da come arriveranno i dati statunitensi”.

L’analisi tecnica del dollaro

Nelle ultime settimane l’euro dollaro ha invertito la tendenza ribassista, che proiettava obiettivi intorno alla parità, avvicinandosi a una soglia discriminante di estrema valenza, dicono gli analisti tecnici di Websim che considerano il livello attuale interessante per impostare acquisti di dollari in ottica di diversificazione. Sfruttare risalite fino a 1,12 e solo un ritorno oltre quota 1,13 provocherebbe con molta probabilità un ulteriore shock sui mercati dei cambi, con obiettivi verso 1,20/1,23, dicono gli analisti.

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