I missili di Kim, per ora, restano a terra. L’uragano Irma ha già superato, per intensità e forza disruttrice, gli effetti di Harvey. Ma l’attenzione si sposta oggi sulle banche centrali, in vista di un autunno davvero caldo. Da tempo i rapporti tra le banche centrali e la politica non erano così delicati.
Vale per la Banca Centrale Europea, sollecitata dal ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, “a tornare a una politica monetaria normale” alla vigilia del direttorio di oggi. Forse è solo retorica preelettorale, ma di sicuro non viene agevolato il compito di Mario Draghi, che oggi dovrà sfoggiare le sue doti di trapezista per evitare che il mercato dia per scontata la riduzione del Qe ad ottobre, senza per questo favorire un ulteriore rafforzamento della moneta unica.
Vale per la Fed, che ieri ha dovuto registrare due novità: le dimissioni del suo numero due, Stanley Fischer, noto falco in politica monetaria, che ha deciso di far le valigie nove mesi prima della scadenza naturale. Ufficialmente “per motivi personali”, ma in una lettera a Donald Trump, Fischer ribadisce: “Abbiamo reso il sistema finanziario più forte, più resiliente e meglio capace di fornire credito così importante per la prosperità delle famiglie e delle aziende del nostro Paese”, difendendo le riforme che il Presidente vuole smantellare.
Inoltre, è arrivata la decisione di Donald Trump di accettare l’offerta dei democratici (definita “catastrofica” dal leader repubblicano al Congresso Paul Ryan) di accorpare in un solo provvedimento gli aiuti alle vittime degli uragani e la proroga di tre mesi del tetto al debito federale. Particolare non da poco: la nuova scadenza, il 15 dicembre, cade 48 ore dopo l’ultimo board della Fed del 2017, quello che dovrebbe sancire il terzo rialzo dei tassi dell’anno.
Se la sentirà la banca centrale di prendere una decisione del genere di fronte ad un possibile default? Quale autonomia avrà la Fed, ormai orfana di 4 posizioni vacanti più Janet Yellen in scadenza a febbraio? Secondo il Wall Street Journal il prossimo presidente della Fed non sarà Gary Cohn, che ha perso il favore del presidente per le aspre critiche all’atteggiamento di Trump dopo Charlottesville.
LA MONETA UNICA OLTRE 1,19 IN ATTESA DELLA BCE. A HONG KONG VOLA L’AUTO CINESE
Trova conferma stamane la forza dell’euro , salito a 1,1925 sul dollaro a poche ore dal direttorio della Bce. Tra le valute in evidenza il dollaro canadese, a 1,1230 sulla valuta Usa, ai massimi dal giugno 2013. La Banca centrale martedì ha alzato i tassi a sorpresa.
Positive le Borse asiatiche grazie alla spinta dei titoli dell’energia. Sale Tokyo, +0,8%. A Hong Kong (+0,5%) brilla la stella di Geely: il gruppo automobilistico, che tra l’altro controlla Volvo, sale del 4,4% dopo aver annunciato un aumento dell’90% delle vendite ad agosto. Recupera anche il Kospi coreano (+1%) in attesa delle prossime mosse di Kim. Un nuovo lancio di missili potrebbe avvenire nel week end.
IL PETROLIO SOSTIENE WALL STREET, SAIPEM ANCORA BOOM IN PIAZZA AFFARI
L’accordo tra Donald Trump e i democratici sul rinvio della scadenza del debito federale e la ripresa dei titoli petroliferi hanno permesso a Wall Street di chiudere la seduta in lieve progresso. L’indice Dow Jones sale dello 0,25%, S&P 500 +0,31% a 2,465,54 punti (a soli 15 bp dal record assoluto). Nasdaq +0,28%.
L’economia americana ha continuato a espandersi a un passo tra il “modesto” e il “moderato” tra luglio e agosto. Lo ha conferma la Federal Reserve nel suo Beige Book, il rapporto pubblicato ogni sei settimane sullo stato di salute dell’economia Usa. Nel testo si rileva che le spese dei consumatori “sono cresciute in gran parte dei distretti nel retail e nel turismo, ma i risultati sono stati misti per quanto riguarda le vendite di auto”.
In forte recupero il settore energia (+1,6%): Brent a 54 dollari, Wti a 49,1 dollari. A spingere i prezzi delle compagnie i migliori margini di raffinazione e la riapertura degli impianti lungo la costa del Golfo del Messico. Exxon e Texaco mettono a segno rialzi nell’ordine del 2%.
Buon rialzo dei petroliferi anche a Piazza Affari: Eni +0,6%, Tenaris +0,9%. Accelera Saipem (+2,8%), tra i protagonisti degli incontri con la comunità finanziaria a New York promossi dalla Barclays ceo Energy Power Conference. Dai meeting è emerso che la maggior parte dei manager delle società che hanno partecipato alla conferenza ha indicato un outlook positivo per il settore.
L’uscita anticipata di Stanley Fischer, strenuo difensori delle regole sull’attività bancaria, non è dispiaciuta ai Big del settore financial: Goldman Sachs +0,45%, Bank of America +0,5%, JP Morgan +0,8%.
FRANCOFORTE GUIDA LE BORSE EUROPEE, MILANO +0,3%
Seduta positiva per le principali borse europee alla vigilia dell’annuncio sui tassi Bce di oggi. Piazza Affari ha fatto da lepre in mattinata mentre gli altri listini segnavano rosso. Alla fine l’indice Ftse Mib avanza dello 0,35%, a 21.823 punti. Avanza anche Parigi (+0,29%) mentre Madrid (-0,48%) è in rosso: si scalda l’atmosfera in vista del paventato referendum sull’indipendenza della Catalogna, giudicato illegale dal governo centrale. Il listino migliore, per il secondo giorno di fila, è Francoforte (+0,75%). Fuori dall’Eurozona Zurigo arretra dello 0,11%.
L’UE A LONDRA: NON TOCCATE PARMIGIANO E CHAMPAGNE
In terreno negativo Londra (-0,25%). La Gran Bretagna sta progettando misure per limitare l’immigrazione dall‘Unione europea in vista della Brexit. I piani del governo, svelati da un documento riservato in possesso del Guardian, prevedono permessi di lavoro dai 3 ai 5 anni per i cittadini europei maggiormente qualificati. Per gli altri lavoratori, il documento parla invece di un limite di due anni per far diminuire “il numero di cittadini Ue autorizzati a recarsi nel Regno Unito”.
La Ue ha formalmente chiesto a Londra di garantire la tutela dei prodotti tipici, in particolare dello champagne, del parmigiano e del formaggio Beaufort.
Dopo gli ultimi dati Istat, il ministero dell‘Economia vede il Pil in accelerazione a +1,4/1,5% sia nel 2017 sia nel 2018. Secondo quanto riferiscono fonti governative e vicine alla situazione, lo sconto di mezzo punto percentuale chiesto la scorsa primavera all‘Europa è nei fatti “acquisito” e pertanto l‘indebitamento netto è visto salire l‘anno prossimo dall‘1,2 previsto nel Def in area 1,7/1,8% del Pil.
BTP IN CALO, OGGI IL “ROLL” DEI TITOLI. MASSICCE OFFERTE DALLA FRANCIA
Sul secondario italiano, in attesa della Bce, ha dominato decisamente il segno meno: lo spread Btp/Bund sui decennali risale a 168 punti base. Insieme a tassi e ‘forward guidance’, l‘appuntamento di oggi a Francoforte sarà inoltre l‘occasione di conoscere l‘aggiornamento trimestrale delle stime dello staff Bce su crescita e inflazione nel triennio 2017/2019.
Un‘eventuale revisione al ribasso delle proiezioni sui prezzi da imputare alla forza del cambio potrebbe tradursi in uno slittamento della tabella di marcia sulla fine del programma degli acquisti Qe, che sulla carta si chiudono a fine anno. Invita alla prudenza e all‘aggiustamento di posizioni anche il consistente calendario dell‘offerta, che vede domattina a disposizione degli investitori fino a 14,25 miliardi di nuova carta francese e tedesca a medio-lungo.
Particolarmente pesante e concentrata sul tratto extra-lungo l‘offerta francese: tra 8 e 9 miliardi di Oat a dieci, 19, 24 e 43 anni. A completare il quadro il dettaglio tecnico del ‘roll’ (o rotazione) sui futures decennali di Bund e Btp previsto per oggi intorno a metà seduta.
GP DELL’AUTO SUI LISTINI: UN POLE POSITION FCA E DAIMLER
In Europa i guadagni si sono concentrati di nuovo sul settore Auto (+1,8% l’indice Stoxx) sotto la spinta di Daimler, in progresso del 3,1%, spinta da Goldman Sachs, che ha alzato il giudizio a Buy e degli altri Big di oltre Reno: Volkswagen +2,1% e Bmw+2%.
A differenza della vigilia il rally ha coinvolto Fiat Chrysler: +4,2% a 13,84 euro, nuovo massimo storico grazie alla promozione di Barclays a Overweight da Equal Weight, prezzo obiettivo da 13 a 18 euro. “Apprezziamo sia le opzioni strategiche, sia la storia operativa di Fiat Chrysler – hanno spiegato gli analisti – l’unica con un vero momentum degli utili e ricca di catalizzatori in termini di opzioni strategiche nel settore”. Buone notizie anche dal mercato brasiliano. Grazie a due giorni lavorativi in più e alla ripresa dei consumi, la produzione di auto è cresciuta del 15,4% in agosto e le vendite del 17,2% rispetto a luglio. Le stime arrivano dall’associazione nazionale dei produttori.
Ferrari + 0,05% in chiusura a 97,75 euro dopo aver segnato nella seduta l’ennesimo record storico a 99,20 euro. Undici analisti su diciannove consigliano ancora di comprare il titolo (+78% da inizio anno) con un target medio di 105 euro. Ieri, tuttavia, Ferrari ha incassato due voci fuori dal coro. SocGen ha ribadito il giudizio Sell con target price a 80 euro. Bernstein ha confermato il giudizio Underperform e il target a 77,30 euro.
PROVE DI PACE CON VIVENDI: VOLA MEDIASET
Continua il rimbalzo di Mediaset: +2,7%, sopra i 3 euro, dopo dieci sedute consecutive al ribasso. A spingere le azioni della capofila di Fininvest le voci per cui Vivendi potrebbe offrire al Biscione un ruolo nella joint venure nel settore media fra Tim e Canal+, una mossa che porterebbe il conferimento di Premium, la pay tv del gruppo Mediaset, all’interno della nuova società. Ancora in flessione invece Telecom Italia (-0,3%).
BANCHE, ALLUNGA CARIGE
Dopo un avvio in sordina recuperano le banche. Unicredit +0,1% chiude in lieve recupero, più debole Intesa e Banco Bpm , entrambe -0,1%. Si rafforza invece Carige, che ha guadagnato il 5,2% sulla scia della proposta del primo socio Malacalza di fare l‘aumento di capitale esclusivamente con diritto di opzione. Cali contenuti anche per le assicurazioni: Generali arretra dello 0,3%, Unipol -0,4%.
TONFO DI UNIEURO, I CONTI DANNO LA CARICA A ISAGRO
Frena Caltagirone Editore: -5,17% a 1,30 euro, comunque ancora sopra il prezzo (1 euro) previsto dall’Opa. L’ad Albino Majore ha venduto sul mercato 15.000 titoli ad un prezzo aggregato di 1,4882 euro (in una forchetta tra 1,45 e 1,52 euro).
In forte calo anche Unieuro (-5,58% a 16,25 euro) dopo il collocamento da parte di Italian Electronics Holdings, azionista di riferimento, del 17,5% del capitale a investitori istituzionali al prezzo di 16 euro per azione, al minimo della forchetta di prezzo.
Tra i migliori titoli si segnala invece Isagro, +5,5% dopo i conti.