L’esperienza della Lettonia con il passaggio all’euro conferma come, contrariamente alle percezioni dell’opinione pubblica, l’impatto dei costi di aggiustamento dei prezzi al consumo è stato di lieve entità e limitato nel tempo, mentre i segnali di concorrenza crescente e minori costi di transazione hanno implicazioni piuttosto positive nel lungo termine. Tuttavia, il più significativo effetto del rialzo dei prezzi è stato osservato nel mercato immobiliare, insieme a ricadute positive sia sulle imprese che, in misura minore, sulle famiglie. I dati economici pubblicati dall’ECFIN mostrano, inoltre, un’accelerazione nella crescita dei salari, con le conseguenti sfide per imprese e classe politica a mantenere il costo del lavoro in linea con la produttività nel contesto di un ambiente esterno in progressivo deterioramento. Mentre i prezzi di case e salari non sono direttamente legate all’euro, si stima che le modifiche siano state in parte colpiti dalle aspettative relative all’euro. Nel caso dei salari, il trend nel settore pubblico potrebbe anche essere stato spinto da un certo rilassamento delle politiche governative dopo aver raggiunto l’obiettivo dell’adozione dell’euro. Nel settore bancario, ci sono evidenti benefici per il Paese derivanti dal minor costo dei servizi finanziari transfrontalieri, dal credito più conveniente, e una sempre maggiore diffusione dei pagamenti elettronici, fattore che consente sia alle banche che ai consumatori di beneficiare di guadagni in efficienza sostenedo gli sforzi per limitare l’economia sommersa. Nonostante ambiziosi impegni di riforma strutturali realizzati al momento dell’adesione all’Eurozona, l’impulso alle riforme è rallentato e le autorità locali non hanno fatto progressi significativi in settori chiave (si veda istruzione superiore e scienza, accesso ad assistenza sanitaria e disuguaglianza sociale, gestione patrimoniale dello Stato e liberalizzarione del mercato energetico), probabilmente a causa delle elezioni generali del 4 novembre 2014. Accelerare il ritmo delle riforme strutturali è, tuttavia, un fattore di fondamentale importanza, se si vuole sostenere la competitività della Lettonia nel lungo termine.
La Lettonia sembra aver già iniziato a raccogliere una serie di vantaggi dal suo passaggio alla moneta unica nel gennaio di quest’anno. L’aumento della concorrenza, dell’intermediazione bancaria e i bassi tassi d’interesse stanno portando benefici immediati e a lungo termine per l’economia. Inoltre, nonostante le preoccupazioni di aumento generale del livello dei prezzi, l’inflazione dei prezzi al consumo è risultata inferiore al previsto. Mentre l’impatto favorevole dell’euro è sostanzialmente in linea con le aspettavive della Commissione, un deciso aumento nelle transazioni non monetarie e guadagni di efficienza per banche e consumatori è arrivato come una sorpresa positiva. Tuttavia, gli effetti positivi di questa dinamica non hanno avuto, però, pieno riscontro nella crescita degli investimenti, anche se questo è probabilmente dovuto allo shock esterno delle tensioni tra Russia e Ucraina. Il successo del passaggio all’euro non dovrebbe dare motivo di compiacimento alla classe politica, dal momento che essa sta ancora affrontando le sfide che ne derivano, prima fra tutte l’accelerazione della crescita del costo del lavoro nel momento in cui l’ambiente esterno peggiora. Pertanto, per assicurare la propria competitività all’interno dell’Eurozona, la Lettonia dovrà riprendere ad attuare il processo continuo di riforme strutturali, riprendendo il filo del discorso proprio lì dove si è interrotto.
Negli anni successivi alla crisi del 2008-09, la Lettonia è diventata un importante esempio di regolazione interna efficace senza ricorrere alla svalutazione della valuta. Ora, come parte integrante dell’Eurozona, resta invariata la necessità di “rimanere in forma” attraverso l’attitudine ad attuare riforme strutturali in grado di migliorare ulteriormente la competitività e rafforzare il funzionamento dei mercati dei prodotti e del lavoro. In questo contesto, in vista delle decisioni chiave sulle dell’adesione all’Euro della Lettonia, una lista di impegni di riforma sono stati delineati dalle autorità lettoni nella lettera del giugno 2013 ad Eurogruppo e BCE. Questi punti includono la riduzione dei rischi del settore bancario, migliorando il quadro delle norme antiriciclaggio, la riforma dell’istruzione superiore e della gestione patrimoniale di proprietà dello Stato, affrontando la questione povertà, l’apertura dei mercati di gas ed energia elettrica, potenziando la pubblica amministrazione, e l’istituzione di un Consiglio Fiscale. Un anno dopo, le autorità hanno fatto buoni progressi per quanto riguarda gli impegni in materia di politica fiscale: il miglioramento dei saldi di bilancio corretti per il ciclo, introducendo il Fiscal Discipline Law, e l’attuazione riforme pensionistiche globali. Per quanto riguarda il settore finanziario, gli impegni sono stati attuati in larga misura, in particolare per quanto riguarda la supervisione bancaria e il miglioramento del quadro antiriciclaggio. Eppure, la realizzazione delle istituzioni per lo sviluppo è in ritardo, mentre le modifiche regolamentari sull’insolvenza sono ancora da attuare e testare. Per quanto riguarda le riforme strutturali, in generale sono state messe in attesa o hanno rallentato il proprio iter, riflettendo una certa compiacenza e perdita di incentivi dopo aver raggiunto l’obiettivo dell’adozione dell’euro. Questo vale in particolare per l’introduzione di una gestione centralizzata delle imprese a partecipazione statale. Analogamente, è stato fatto anora poco per riformare istruzione superiore, assistenza sociale, liberalizzazione del mercato del gas, pubblica amministrazione e assistenza sanitaria. In questo scenario che ha portato alle elezioni generali del 4 ottobre 2014, forti gruppi di interesse in imprese di proprietà statale, sanità, istruzione, energia, nonché carenze nel processo decisionale stesso hanno contribuito al rallentamento del processo riformista. Ma queste sfide strutturali continueranno ad essere evidenziati dalla Commissione nell’ottica del Quadro di sorveglianza del semestre europeo, segno che la battaglia è solo agli inizi.