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L’estate calda della finanza che scommette sull’Italia

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Chi ha detto che in estate la finanza va in vacanza? Ai suoi tempi nel centro della  Milano d’agosto un imperturbabile Enrico Cuccia attraversava ogni mattina una deserta e assolata Piazza della Scala per tessere in solitudine le sue imprevedibili manovre nel tempio di Mediobanca. Ma senza scomodare la memoria dei tempi che furono, un luglio così effervescente non si vedeva da anni nel mondo della finanza, malgrado le turbolenze e le paure legate a Brexit, al fallito o finto golpe in Turchia, alle stragi di Isis, al rischio Trump e alle fibrillazioni dei titoli bancari per i discutibili stress test.

Dal nuovo piano di risanamento e rilancio del Monte dei Paschi senza un soldo pubblico, al duello sulla banda larga tra Enel e Telecom a colpi di acquisizioni (Metroweb) o di alleanze (Fastweb), dalla guerra tra Mediaset e Vivendi alla vittoriosa conquista del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport di Urbano Cairo con la sua Opas su Rcs e al tricolore issato sull’aeroporto di Nizza e della Costa Azzurra dall’Atlantia dei Benetton ma anche alle nozze Suez-Caltagirone e al colpo d’ala di Banca Ifis con l’acquisto di Interbanca che torna così nel Veneto, senza dimenticare il vistoso cambio di passo e di strategia impresso da Jean-Pierre Mustier a Unicredit che in pochi giorni ha venduto quote della banca Pekao e di Fineco e posto fine al deal mai decollato con il Santander per Pioneer.  Una vera e propria grandinata di operazioni straordinarie come non si vedeva da tempo e di cui anche la Borsa di Milano, pur restando la peggiore del 2016 con un ribasso del 21,3%, sembra finalmente accorgersi come testimonia il rialzo del FtseMib del 7,9% nell’ultimo mese.

Ma c’è un filo conduttore nel luglio bollente della finanza italiana? Qualcuno lo individua nel rapporto di pace e guerra e di amore e odio tra italiani e francesi, che si è manifestato in molte delle più importanti vicende finanziarie d’estate, ma c’è chi lo intravede nel continuo declino di Mediobanca, che ha perso la battaglia su Rcs e vede un colosso del calibro di Enel minacciare, con il sostegno del Governo, la supremazia di Telecom nelle telecomunicazioni e nel ricco business della banda ultralarga.

In realtà le forze motrici del ballo d’estate della finanza italiana sono molte di più e pretendere a tutti costi di volerle incasellare in paradigmi angusti è un po’ fuorviante. Quel che è invece innegabile è  che l’Italia c’è e che i segni di risveglio degli animal spirits del capitalismo italiano sono evidenti. Non siamo certamente tornati all’età dell’oro della finanza e dell’economia del Bel Paese ma qualcosa si muove e finalmente c’è chi apre il portafoglio, investe e mette in campo progetti di sviluppo che non si vedevano da tempo. Se volete, chiamatela pure fiducia.

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