C’è un fantasma portoghese che da giorni fa tremare banche e Borse di mezzo mondo. E’ quello di Banco Espirito Santo, istituto di Lisbona e prima banca portoghese che deve fronteggiare un buco di bilancio da sette miliardi di euro. A scatenare il panico sui mercati, in verità, è stata una sua controllata con base in Lussemburgo – Espirito Santo International (Esi) – che alcuni giorni fa ha chiesto ai creditori di rinviare il pagamento di alcune obbligazioni a breve termine, paventando il possibile default. L’effetto domino ha quindi colpito i bond di Espirito Santo Financial Group (Esfp), la cui esposizione con la controllante Esi si è impennata negli ultimi sei mesi fino a quota 2,35 miliardi.
In Borsa, la prospettiva della bancarotta e di un possibile contagio ai Paesi dell’Europeriferia hanno immediatamente innescato la corsa alla vendita dei bancari. Ieri il titolo del Banco è stato sospeso sul listino di Lisbona dopo un tonfo del 17,2%, mentre i rendimenti sui titoli di Stato portoghesi sono schizzati al 4,2%, trascinando al rialzo gli spread dell’Europa meridionale.
Oggi, invece, il clima sui mercati è più disteso. “La situazione di solvibilità di Banco Espirito Santo è solida ed è stata rafforzata notevolmente con l’aumento di capitale da 1,2 miliardi chiuso il mese scorso”, ha rassicurato un portavoce della Banca centrale del Portogallo. Lo stesso Banco Espirito Santo – pur ammettendo un’esposizione pari a 1,18 miliardi di euro nei confronti di Esfp, informazione che non compariva nel prospetto dell’aumento – ha garantito che le perdite sui prestiti alle società non comportano il rischio di una crisi di liquidità.
E’ intervenuto anche il premier portoghese, Pedro Coelho, il quale ha escluso che sarà necessario un salvataggio pubblico del Banco Espirito Santo: “Non c’è alcun motivo – ha detto – perché lo Stato intervenga su una banca che dispone di fondi propri solidi e di un margine confortevole per fare fronte a qualunque eventualità, anche la più avversa”.
Da parte sua, il Fondo monetario internazionale ricorda che il sistema bancario portoghese “è stato in grado di resistere alla crisi senza significative turbolenze, aiutato dal sostanziale supporto di capitali pubblici e misure straordinarie della Banca centrale europea. Tuttavia, come la Banca del Portogallo ammette, restano sacche di vulnerabilità, che giustificano in alcuni casi misure correttive e in altri casi una supervisione invasiva”.
Secondo Goldman Sachs, inoltre, una crisi sistemica delle banche dell’Eurozona che parta dal Portogallo è “poco probabile”, dal momento che l’intero sistema creditizio portoghese ha asset per 494 miliardi di euro, pari all’1,6% del totale di Eurolandia. In più, l’esposizione delle Banche estere verso il Portogallo è limitata: solo due istituti annoverano il Portogallo fra i dieci Paesi verso i quali sono più esposti. Non bisogna infine dimenticare la potenzia di fuoco della Banca Centrale europea, che sarebbe pronta a intervenire in caso di difficoltà.
“Il sell-off è stato un po’ eccessivo – commenta Jan von Gerich, capo analista reddito fisso di Nordea –. Dopo l’enorme rally vissuto dai bond e dall’equity non core, ci sono state una moltitudine di cattive notizie. Il mercato aveva chiaramente bisogno di un ‘trigger’ per prendere profitto e questo è quello che è successo”.
Oggi a metà mattina il tasso del decennale portoghese è sceso al 3,908%. Ma il titolo in Borsa del Banco rimane sospeso “per dare modo agli investitori di assimilare la situazione”, spiega Cmvm, la Consob portoghese.
AGGIORNAMENTO:
Nel primo pomeriggio i titoli Banco Espirito Santo sono stati riammessi agli scambi e hanno immediatamente fatto segnare un rialzo del 9%.